Le coliche gassose, anche se sono evenienza frequente nei lattanti, non sono mai “normali”. Da cosa possono essere scatenate? Le ipotesi sono sempre state tante, su questo argomento sisono sparsi fiumi di inchiostro senza arrivare ad una conclusione univoca. La teoria “funzionale” parla di una certa tendenza alla sregolazione neurovegetativa del bambino.
Cosa vuol dire? Si pensa che il neonato non abbia la capacità di reagire in modo corretto ad uno stimolo endogeno disturbante: in altre parole, ogni minimo disturbo o tensione viene da lui vissuto in modo esagerato innescando meccanismi di agitazione e nervosismo a catena che aggravano la situazione. Per esempio, il senso di vuoto allo stomaco, cioè la fame, è vissuta come un bisogno impellentissimo di riempire lo stomaco tanto che ogni secondo che passa tra l’inizio del languore e del senso di fame e la soddisfazione della fame è una vera e propria tragedia. Quando arriva il cibo, cioè il seno materno, il bambino allora vi si attacca così voracemente che nella foga non riesce a succhiare con movimenti della bocca, della lingua delle guance e del laringe ordinati nella giusta sequenza. Allora ingurgita latte misto ad aria che dilata velocemente lo stomaco creando uno spasmo più che all’intestino allo stomaco stesso che si risolve solo con il ruttino.
In più i neonati e i lattanti hanno il riflesso gastro-colico molto vivace, cioè, appena arriva cibo caldo e liquido nell’intestino, anzi, semplicemente nello stomaco, si innesca il riflesso di svuotamento dell’ampolla rettale, cioè vanno di corpo: il leggero e ben noto fastidio procurato dalla tensione a livello del colon-retto durante l’evacuazione, per il bambino è motivo di allarme ed è vissuto come dolore insopportabile e fonte di grande agitazione.
Sempre la stessa teoria ipotizza infine una immaturità della motilità intestinale dovuta ad una immaturità funzionale di tutti quei nervi che presiedono alla motilità delle anse intestinali. Mi spiego meglio: perché il contenuto alimentare possa progredire regolarmente dallo stomaco fino al retto, percorrendo quindi alcuni metri, bisogna che venga aiutato da una corretta motilità intestinale, cioè bisogna che a monte della massa alimentare si crei una contrazione che spinga verso il basso, e, a valle della massa stessa, un rilassamento contemporaneo che permetta la progressione. Se tale coordinazione motoria manca, e in molti neonati e piccoli lattanti manca, ad una contrazione a monte corrisponde un’altra contrazione a valle, così la massa alimentare intestinale viene strozzata tra due zone contratte e non riesce a progredire. Si crea quindi distensione delle anse intestinali, dolore e, appunto, un arresto di progressione dell’alimento che, ristagnando, fermenta e distende ancora di più l’ansa stessa.
Se questo è il motivo della colica, la soluzione è: massaggio addominale regolare, tutti i giorni, non durante la colica, che non sarebbe sopportato, ma in un momento di tranquillità del bimbo. Le stimolazioni tattili e pressorie provenienti dalla cute si traducono, giorno dopo giorno, non solo in una sensazione di piacevole rilassamento sia per il bambino che per la mamma che dovrà effettuare il massaggio, ma anche in una accelerazione della maturazione della funzionalità delle fibre nervose responsabili dei movimenti intestinali.
Secondo punto: alimentare il bambino a richiesta, sì, ma cercando di capire, quando piange, se piange sempre per fame oppure per altri motivi, per non rischiare di sovralimentarlo o di riempire troppo il suo pancino (guai, a questo proposito, dare tisane o camomille varie, peggio ancora se zuccherate o con aggiunta di miele, non farebbero altro che peggiorare la distensione e gli spasmi addominali!).
Terzo punto: prendere in considerazione l’alimentazione materna se la mamma allatta al seno. Senza creare inutili sensi di colpa per avere assaggiato, magari, un solo cioccolatino, la mamma deve sapere che una dieta troppo ricca di sostanza zuccherine o grasse rende il suo latte, nel primo caso, ricco di lattosio, che può fermentare nel pancino del bimbo e creare eccesso di gas, e nel secondo caso, più difficilmente e più lentamente digeribile, rendendo ancora più difficoltosa la progressione dello stesso lungo l’intestino.
Alcuni alimenti, poi, ottimi dal punto di vista nutritivo ma ricchi di proteine allergizzanti come latte vaccino e derivati (soprattutto latticini e panna), uova (contenute un po’ dappertutto in dolci, ciambelloni, pasta all’uovo, creme varie), e carni bovine, come anche, alcuni sostengono, il glutine, possono contenere allergeni che passano nel latte della mamma e che il bambino non riesce a tollerare. I dolori di pancia, allora, non saranno dovuti ai gas in eccesso o al latte ingurgitato in eccesso, ma all’azione specifica delle proteine alle quali può diventare allergico. Quindi la nutrice deve bere quantità moderate di latte vaccino, magari anche parzialmente scremato (basta un bicchiere al giorno al quale si aggiungerà un pezzo di formaggio stagionato durante la giornata, oppure uno yogurth, e la quantità giornaliera di latte e derivati sarà presto raggiunta). Oltre a questi cibi, ve ne sono altri non incriminati per essere responsabili di allergie ma che contengono sostanze che, in fase di digestione, producono gas: sono certe varietà di patate, i carciofi, i cavolfiori, le melanzane, i peperoni e via discorrendo… Anche frutta troppo zuccherina come uva, che ora è di stagione, oppure cachi o prugne, rende il latte materno troppo ricco di zuccheri.
Come comportarsi? Variare. Variare sempre la dieta di modo che di ogni sostanza se ne assuma una quantità moderata e non tutti i giorni in modo da non avere l’effetto di accumulo anche di piccole quantità assunte ogni giorno.
Poi le coliche possono anche essere su base ansiosa: non solo la mamma o l’ambiente circostante può trasmettere ansia invece che serenità (la doppia pesata ne è un sintomo), ma il bambino può avere avuto un parto un po’ difficile, o qualche problema alla nascita o nei giorni successivi, oppure anche durante la gravidanza e avere così sviluppato una tendenza generica alla tensione psichica. Sono questi i problemi più delicati da affrontare e anche i più difficili da superare senza l’aiuto adeguato di persone comprensive, amorevoli, esperte ma assolutamente non invadenti, vicine alla mamma in questi primi periodi di allattamento.
Vi è poi da valutare come succhia il bambino, se si attacca al capezzolo o meglio all’areola mammaria, in modo adeguato, se le sue labbra lasciano passare aria mentre succhia, cioè se succhia rumorosamente anziché in silenzio, se prende aggiunte di latte artificiale perché la mamma ha l’ansia che il suo latte non basti, ecc.
In conclusione, se un bambino soffre di coliche che iniziano addirittura mentre sta mangiando vuol dire che il problema, pur nella sua relativa normalità, è serio e meritevole di approfondimenti: le coliche così dette semplici o comuni compaiono verso sera per terminare dopo poche ore. Le coliche di media intensità compaiono sporadicamente anche di giorno, le coliche più serie e intense compaiono mentre il bambino mangia.
Cosa fare?
Tentare una settimana di esclusione di latte vaccino e derivati dalla dieta materna e riduzione dei cibi dolci sostituendo il latte con latte di cereali (di riso o altri cereali, possibilmente non di soia), controllare che il bambino si attacchi correttamente al seno senza ingoiare aria assieme al latte, non dare bevande di nessun genere con il biberon sia per le coliche che per integrare l’alimentazione al seno, non pesare più il bambino ad ogni poppata ma solo una volta al mese, visto che ha già compiuto un mese, imparare la tecnica del massaggio infantile se vi è possibilità di frequentare un corso specifico e praticarlo ogni giorno anche due volte al giorno, controllare l’aspetto delle feci del bambino che non devono essere troppo liquide (le feci da latte materno sono, sì, liquide, ma simili alla maionese), non devono essere schiumose anche se, qualche volta, possono essere emesse a spruzzo, mantenere una alimentazione materna bilanciata durante tutto il periodo dell’allattamento, mentre la sospensione del latte vaccino e dei latticini, se non migliora la situazione, non è necessario farla durare oltre una o due settimane. Se invece la situazione migliora senza latte e derivati, la loro eliminazione va mantenuta più a lungo, almeno finché il bambino ha un’alimentazione esclusiva al seno, per poi reintrodurre gli alimenti sospesi molto gradatamente.
I farmaci, se tutte queste altre soluzioni sono state adottate senza esiti, sono il Mylicon, o farmaco”antischiuma” che riduce, cioè, il volume delle bolle di gas prodotte dall’intestino di modo che creino, essendo più piccole, meno distensione intestinale, e l’Alginor che però, a lungo andare, paralizza i movimenti intestinali e non risolve i problemi di corretta progressione del latte nell’intestino né tanto meno favorisce la maturazione della funzione delle terminazioni nervose responsabili del corretto coordinamento delle contrazioni delle anse intestinali.
Mylicon e Alginor sono due farmaci che agiscono in modo totalmente diverso. In casi estremi possono essere somministrati entrambi, tenendo presente che il Mylicon, secondo la mia modesta esperienza, è più efficace se somministrato a digiuno, prima della poppata, in media dalle due alle tre volte al giorno, cioè a poppate alterne, con un dosaggio inferiore rispetto a quanto prescritto dal foglietto illustrativo, cioè, in media, dalle 4 alle 7 gocce un quarto d’ora prima della poppata, tre volte al giorno. L’Alginor può invece essere somministrato una, massimo due volte al giorno, di solito la sera, con il dosaggio comunemente consigliato.
Più recentemente, sembrano dare interessanti risultati i fermenti lattici o meglio i probiotici, somministrati per periodi lunghi. Anche queste sostanze possono essere somministrate assieme ai farmaci precedenti, sempre che singolarmente non diano miglioramenti apprezzabili della sintomatologia.