L’oggetto transizionale

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Molti bimbi fin dai 4-5 mesi in poi manifestano un particolare attaccamento a un oggetto o a particolari comportamenti con effetto tranquillizzante e rassicurante, una specie di "surrogato" della mamma. Si va dai classici orsetti o coniglietti di peluche, alle copertine stile Linus, al ciuccio.

Il  bimbo di una mia cugina, ad esempio, porta sempre con sé una maglietta della madre (ne alterna due che la mamma indossa qualche ora e poi gli dà e nel frattempo lava l’altra!).

Il pediatra e psicoterapeuta Donald Winnicott, nel suo articolo Oggetto transizionale e fenomeni transizionali uscito nel 1853, dette un nome a questo comportamento comune alla maggior parte dei bambini e lo descrisse dal punto di vista clinico.
L’oggetto transizionale, secondo Winnicott, si colloca fra il mondo interiore e quello esteriore, non è parte di sé ma non è nemmeno qualcosa di completamente esterno per il bambino, e lo aiuta a compiere il passaggio fondamentale dalla dipendenza totale dalla madre a una primissima forma di indipendenza.

È generalmente qualcosa di fisico (preferibilmente caldo e morbido: un peluche, una coperta), ma può anche trattarsi di un comportamento o di un insieme di sensazioni che aiutano il bambino a rilassarsi e tranquillizzarsi, in particolare al momento della nanna che, non dobbiamo dimenticarlo, è vissuto dal bimbo come una "perdita", una separazione.

L’oggetto transizionale può essere di aiuto al bambino in tutte le situazioni di particolare stress e solitudine e in generale gli serve per meglio affrontare la separazione dai genitori.

Possiamo proporre fin dai primi mesi qualcosa di adatto al nostro bambino, ma è facile che la scelta avvenga in modo indipendente da noi e imprevedibile! Quel che importa è riconoscere a questo oggetto l’importanza che merita, cercando di non perderlo né rovinarlo (prendendone magari un doppione per sicurezza) e ricordandosi di lasciarlo a disposizione del bimbo nelle situazioni in cui potrebbe aiutarlo.

L’attaccamento all’oggetto transizionale può permanere per anni, per poi essere abbandonato spontaneamente una volta che il bambino avrà interiorizzato a sufficienza le sue figure di riferimento (sarà cioè consapevole della loro esistenza anche quando non sono presenti), quando si sentirà abbastanza sicuro nell’affrontare persone e situazioni nuove e aumenterà il suo interesse per il mondo circostante al di fuori dell’ambiente familiare. È quindi importante non forzare l’abbandono dell’oggetto transizionale per rispettare l’evoluzione emotiva dell’individuo e consentirgli di affrontarne le tappe liberamente.

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