Bronchite o bronchiolite? Ecco come distinguerle e quando allarmarsi

Capire se si tratta di bronchite o bronchiolite è difficile. Quali sono i sintomi che devono metterci in allarme?

Ecco una utilissima pagina tratta dal libro del pediatra Dott. Tommaso Montini: “Meno male che ci sono le mamme!” Ed. Paoline.

bambino malato

Uffà! Vedo ancora bronchioliti e bronchiti asmatiche! (speriamo siano le ultime!)

Gran confusione tra le due e tante parole “medichesi” per raccontarle:

Broncospasmo” “Broncostenosi” “Broncoostruzione” “Bronchite asmatica” “inizio di Bronchite” “Brutta bronchite” “Bronchite capillare” “Bronchiolite”…

Insomma il mondo è vario (ma se ci mettessimo d’accordo sulle parole sarebbe meglio!)

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Alla fine, dopo una mia dotta spiegazione il nonno napoletano mi guarda perplesso e mi dice:
“dottò, ma in sostanza… ten’ a’ brunchite?” (Traduzione: dottore, ma insomma, ha la bronchite?)

La parola “bronchite” ha un suono sinistro e “asmatiforme” inevitabilmente riporta all’allergia

“ma allora è allergico?”

La domanda è quasi inevitabile e non è facile spiegare che “non è allergico”.

Il punto è che per lo stesso fatto non si capisce se la cosa è grave “meglio un ricovero” o “stia tranquilla, un po’ di aerosol e passa tutto!”

Insomma, non si capisce niente!

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Diciamo subito che, anche se il quadro clinico si somiglia moltissimo (spesso non si può distinguere con certezza con il solo orecchio), la bronchiolite è un’altra cosa rispetto alla bronchite asmatica.

Interessa infatti i piccoli bronchioli ed ha un meccanismo ostruttivo diverso. (ma in entrambe parliamo di ostruzione del passaggio dell’aria: per questo si somigliano!).

Ne sono colpiti i bambini piccoli, prima dei 5 mesi ed è provocata da un virus.

“Ok, bravo, l’esame di pediatria lo hai superato, ma che ce ne importa a noi di sapere queste cose?”

“Ce ne importa” perché sapere che si tratta di una infezione virale vuol dire che non servono antibiotici,

sapere che il meccanismo non è legato allo spasmo della muscolatura che riveste il bronco vuol dire che non servono broncodilatatori

e sapere che il piccolo bronchiolo si ottura soprattutto perché è piccolo vuol dire che non serve il cortisone o altri farmaci.

“Embè! E allora come si cura?”

Non si cura. Guarisce da sola.

“Da sola !!??”

Si, da sola, ma serve pazienza e attenzione perché nel momento di maggiore difficoltà respiratoria potrebbe essere necessario un po’ di ossigeno e idratazione.

Questo è il motivo per cui i piccoli con la bronchiolite si ricoverano. 
E’ prudenza, ma è necessaria.

Tutto qui. Ossigeno e idratazione.

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“Ma si ricoverano sempre?”

No, perché lo abbiamo detto, guarisce da sola e può essere anche lieve.

E allora salto tutti i come e perché viene e tutte le differenze tra bronchite asmatiforme e bronchiolite (Per chi vuole c’è tutto nel mio libro “4 chiacchiere con pediatra”) e vediamo piuttosto insieme se dobbiamo andare in ospedale:

Il punto è l’ossigenazione.

Se il bambino è ben ossigenato ok, tossisce, ma sta bene.

Come si vede se è ben ossigenato? Proviamo a vederlo insieme:

Se l’ossigeno è poco il bambino ovviamente cerca di aumentare la frequenza respiratoria per farne entrare di più.

Nel bambino meno di un anno (dopo è meno) il limite per decidere se preoccuparci è 60 atti respiratori a minuto

(Misurare è semplice: mentre il bambino dorme contiamo quante volte il pancino va su per ogni atto respiratorio in un minuto).

Dunque primo punto: misuriamo la frequenza respiratoria.

Naturalmente poi se l’ossigeno è poco il bambino aumenta anche lo sforzo per farlo entrare e quindi “affanna”.

Come si vede se sta affannando?

Facile, si alza la maglietta e si guarda:

– Prima il pancino va su e giù molto più del solito

– Poi si vedono i rientramenti intercostali (i buchetti tra le costole per ogni respiro),

– Poi si fa un fossetto al giugulo per ogni respiro,

– Poi le narici del nasino si allargano ad ogni respiro,

– poi… non ci arrivate al poi! Andate in ospedale.

Se il bambino “affanna” non riesce a succhiare.

Se non riesce è il caso di alzargli la maglietta e guardare…

Se l’ossigeno è poco poi il bambino risparmia gli sprechi e quindi:

– Il sangue va al centro e trascura la periferia: per questo il bambino diventa pallido.

Noi possiamo anche misurare questo fenomeno guardando il “refill capillare”.

“E che è sto’ refill?”

E’ il tempo di rivascolarizzazione capillare.

“Medichese anche questo! che significa?”

“E come si misura?”

Premiamo su un unghia: il sangue si allontana e l’unghia diventa bianca.

Quando lasciamo, il sangue torna al suo posto e l’unghia torna rossa (ma che scoperta!).

Normalmente succede in meno di tre secondi (provate!).

Se ci mette di più le cose non vanno bene e c’è un problema di circolo!

“Refill…” ok, parolacce medichesi! Ma visto che era proprio semplice?

Il refill ci dice di preoccuparci (sempre, non solo per la bronchiolite) se dura più di tre secondi.

Se è normale però non basta per dirci di stare tranquilli e quindi guardiamo anche le altre cose.

Se c’è da risparmiare ossigeno poi il cervello che consuma più di tutti viene messo a riposo, quindi il bambino dorme, è poco reattivo, e non si sveglia per mangiare.

Insomma “che casino!” “dottò’ C’amma fa?” (che dobbiamo fare?)

Ok semplifico.

Se il bambino è piccolo e ha la tosse:

guardatelo!

Vedete se è pallido se è “moscio” e se riesce a mangiare.

Alzate la magliettina e vedete se ha rientramenti intercostali.

Premete un’unghietta e guardate il refill…

Tutto ok? “Che palle stà’ Bronchiolite! Ma passerà!”

Non siete convinte?

“Dottore eccoci qua. Ci siamo visti ieri, ma è meglio che ci rivediamo anche oggi!”

Era difficile?

(si, farla entrare in un post di poche righe è stato difficile!)

Leggi anche: Cos’è l’asma? Che rapporto c’è tra asma e bronchite?

Grazie a questa pagina, una mamma ha salvato il suo bambino, ecco la sua testimonianza tratta direttamente dai commenti su facebook:

Grazie a questa spiegazione nel suo libro abbiamo salvato la vita a mio figlio… Visitato alle 17 dalla pediatra torniamo a casa con antibiotico e aerosol.

Alle 21 cuore di mamma dice che c’è qualcosa che non va. Faccio quelli che io chiamo “i controlli del Montini” e che sono in questo post. Decido che è il caso di andare al Bambin Gesù contro il parere delle nonne (si fidavano della pediatra ma… Il piccolo in poche ore era degenerato e il quadro non era assolutamente paragonabile a quello visto dalla dottoressa solo qualche ora prima).

Per loro non sarei dovuta andare in ospedale o al massimo in quello vicino casa che però non è attrezzato. Mi impongo, mio marito mi asseconda e arriviamo al Bambin Gesù.

Un secondo prima di entrare succede quel che Montini qui descrive come “meglio che non ve lo dico”…. Mio figlio, all’epoca 10 mesi, inizia a diventare blu… 🙁 entriamo e… “signora corra, il bimbo non respira”… Dopo 30 secondi era intubato. Non lo auguro a nessuno di entrare in pronto soccorso e non fare la fila…

Vedere il medico che appena entri ti apre tutte le porte e dice “corra”. Insomma… Terapia intensiva scampata per un soffio. Il piccino inizia subito a stare meglio. Diagnosi: bronchiolite. Epilogo: 5 giorni di ricovero, terapia con aerosol e cortisone.

Morale della favola: la pediatra che visitò mio figlio è molto, molto brava. Non fece una diagnosi errata, semplicemente poche ore prima non c’erano i sintomi apparsi poche ore dopo: nel suo studio mio figlio giocava, a casa due ore dopo… Era come spento, respirava a fatica e non voleva fare nulla. Sembravano due bimbi diversi.

La situazione è degenerata in pochissimo tempo (bronchi piccoli, si riempiono subito) , sicché… Guardiamo i nostri bimbi, guardiamoli spesso quando stanno male. Schiacciare un’unghietta è un attimo. Contare i respiri pure. E se c’è un dubbio o un nuovo sintomo richiamiamo il pediatra, saprà dirci cosa fare.

Perché ho raccontato questa storia? Non per fare terrorismo, ma paradossalmente per rassicurarvi: basta poco per evitare che le cose degenerino. 🙂

Scrissi allora in privato il mio Grazie a Montini e lo riscrivo oggi in pubblico. Sono convinta mio figlio si sia evitato la terapia intensiva (o peggio) grazie al suo libro perché se non lo avessi letto avrei sentito le nonne: “ma la pediatra l’ha visitato poche ore fa, che vai a fare in ospedale? A passarci la notte? Aspetta almeno domattina e vedrai che starà meglio…”.

Chiunque avrebbe agito così senza aver fatto “i test del Montini” 🙂

 

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