Diritto di visita

 

Gentile avvocato,

le espongo il mio problema. Ho avuto per due anni una relazione con un uomo che non abita nella città dove lavoro ma a circa quattro ore e mezzo di viaggio. La relazione è andata avanti poiché ero io ad andarlo a trovare, e ha avuto alti e bassi, perché quest’uomo ha problemi di alcol e droga, è disoccupato e lavoricchia in nero, con aspetti del carattere che ultimamente ho ravvisato simili a quelli del disturbo narcisistico di personalità (è minaccioso, denigra il prossimo, solo le sue regole e le sue opinioni sono valide); mi ha anche dato botte (ma non l’ho denunciato, anzi perdonato…) e per tale motivo, in precedenza, ha scontato una condanna per violenza nei confronti della sua ex fidanzata (è stato sia in carcere che agli arresti domiciliari). Da questa relazione è nato nostro figlio. Ci tengo a precisare che lui quando lo seppe mi disse che era un mio problema, che avrei dovuto crescerlo da sola e quindi io, ancora precaria lavorativamente, mi sono trasferita a casa dei miei dove ho partorito. Poi sono stata assunta a tempo indeterminato e quindi coi miei genitori ci siamo trasferiti vicino alla città dove lavoro. Il padre di mio figlio sperava che io mi trasferissi da lui, ma è disoccupato e anche se avevo vagliato tale ipotesi (in quel periodo la relazione procedeva tutto sommato serenamente) alla fine ho deciso che sarebbe stato irresponsabile per mio figlio e me lasciare il mio posto fisso, e lui ha rifiutato di trasferirsi con me e di vivere e crescere insieme questo bambino.

Comunque l’ha riconosciuto nella mia città, dove è nato. È venuto in occasione della nascita, e io sono andata poi a trovarlo nella sua città quando il bimbo era ancora piccolo e c’erano le condizioni per viaggiare. Quando l’ho fatto battezzare lui, che in principio pur non essendo d’accordo aveva detto che potevo basta che non gli dicevo il giorno, quando poi gli ho detto che l’avevo battezzato ha detto che non si sarebbe fatto più sentire. Ma così non è stato: dopo tre mesi di silenzio sono seguiti sms (che ho conservato) e telefonate dal tono minaccioso in cui mi diceva un giorno di toglierlo dal pasticcio del riconoscimento perché non voleva che il figlio portasse il suo cognome, e un altro mi diceva che voleva vedere il figlio un’ultima volta per poi trasferirsi all’estero, e un altro in cui mi intimava di portargli io il bambino a domicilio. Ritengo che un bimbo di 20 mesi non possa sopportare un viaggio così lungo al sabato per poi rifarlo la domenica, quindi ho detto di no, ma sono sempre stata disponibile: quando vuole viene.

Lui, dopo un anno in cui non è venuto a trovarlo, ha preso a venire circa una volta al mese nel weekend, e io per venirgli incontro non chiedo mantenimento visto che è disoccupato. Ma gli riesce difficile comportarsi da persona civile: dopo due visite tranquille al terzo weekend di visita è stato aggressivo con me, e con mia madre che mi accompagna agli incontri. Lo ha anche fatto davanti al bimbo, che poi ogni volta che lo ha visto nei giorni seguenti piangeva disperato. Ora non vuole che mia madre sia presente perché dice che il bimbo piange poiché sente l’ostilità di mia madre. Io direi la sua, visto che le altre volte è stato tranquillo, sia lui e quindi anche il bimbo, e io comunque non voglio andarci da sola. Addirittura sua madre, che ultimamente è venuta a trovare il bimbo e ci ha ringraziati tutti per come cresce sano e felice (vivo coi miei) ha detto che è bene che mia madre mi accompagni.

Scusi se sono stata prolissa: le chiedo, pur sapendo che non è un’indovina, se lui andasse per vie legali potrebbe avere l’affido condiviso? Abitiamo in due regioni diverse a quattro ore e mezzo di viaggio di distanza circa, non abbiamo mai convissuto e poi ha precedenti penali. A che età sarebbe disposto che il bimbo vada in vacanza da lui? Ha il diritto di chiedermi di non andare agli incontri con mia madre? (tenga conto che ci vediamo al parco, mai dentro casa dei miei che lo temono per la sua aggressività quindi sempre in luoghi pubblici). Potrei un domani se lui andasse per vie legali richiedere che faccia una perizia con uno psicologo e degli esami del sangue visto che ha questi disturbi del comportamento e beve? Quanto contano i suoi precedenti penali? Ho letto che la condotta pregressa non impedisce gli incontri ma si tiene conto degli effetti che potrebbero esserci sulla psiche del bambino anche in futuro; non voglio negare a mio figlio un padre, ma questa persona ha problemi (e io sono stata cieca a non rendermene conto) e quindi per adesso non gli vieto di vedere il bambino, ma solo alla nostra presenza e qui nella città dove abito.

La ringrazio anticipatamente per la sua risposta.

Rensie

Cara Rensie,

per potermi pronunciare sulle possibilità che il Tribunale disponga, nei casi come il tuo, l’affidamento condiviso davvero non mi basterebbe la sfera di cristallo, anche perché, oltre alla valutazione che ogni Tribunale fa sullo stato complessivo di ogni genitore, bisognerebbe conoscere qual è l’orientamento di ciascun Tribunale al riguardo, visto che le prassi divergono da Tribunale a Tribunale.
Sicuramente, se anche il Tribunale competente ritenesse congruo un affidamento condiviso, valutando l’idoneità di questa persona ad assumersi il ruolo genitoriale, non potrà non usare la dovuta cautela nel disciplinare le frequentazioni tra padre e figlio, improntando la decisione sulla gradualità e, ritengo, anche disponendo, almeno per il periodo iniziale, un monitoraggio degli incontri da parte dei servizi sociali.
I precedenti penali, l’uso (abuso?) di sostanze alcoliche o stupefacenti, l’aggressività e la precarietà economica del padre di tuo figlio saranno tutti fattori oggetto di attente valutazioni da parte dell’Autorità Giudiziaria, la quale non potrà non disporre gli opportuni e adeguati accertamenti del caso.
Per il momento e fino a che il Tribunale non si pronuncerà al riguardo, continua pure a favorire gli incontri tra padre e figlio in ambienti neutrali e frequentati, anche alla presenza di tua madre, purché assista con discrezione e senza influire o intervenire nei rapporti tra padre e figlio.
In quanto genitore esercente la potestà sul minore, visto che convive con te, puoi decidere i tempi e le modalità di frequentazione, senza per questo opporre ingiustificati rifiuti se non strettamente necessario.
Ricorda comunque che potrai rivolgerti in ogni momento all’assistenza sociale ovvero alle competenti autorità per tutelare tuo figlio e te stessa in caso di necessità.

Buona fortuna.

Avv. Chiara Donadon

 

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