Quando si ha a che fare con uno o più denti che sono danneggiati a causa di un processo cariogeno, si rende necessario procedere al ripristino della loro struttura, in modo tale che possano essere recuperati la loro integrità e la loro morfologia. Questo processo di riempimento non è altro che l’otturazione dente, per eseguire la quale è indispensabile – prima di tutto – rimuovere il danno che ha determinato il problema. Solo dopo che la zona interessata è stata disinfettata in modo adeguato, le fessure possono essere otturate, vale a dire tappate: si tratta di quei piccoli canali che sono dovuti all’azione dei batteri, che hanno perforato la dentina e lo smalto.
A cosa servono le otturazioni?
Un’otturazione del dente può essere effettuata per diverse ragioni: non solo per curare le carie, come si è visto, ma anche per lenire il mal di denti o per prevenire nuovi processi cariogeni. Non solo: vi si può ricorrere anche per sigillare gli spazi dentali, che rischiano di favorire la proliferazione dei batteri. Quando un dente è rotto o danneggiato in modo grave, inoltre, è indispensabile che il canale radicolare venga otturato, al fine di prevenire ulteriori complicazioni. Questo procedimento si svolge nel momento in cui un dente viene devitalizzato, così che possa essere riempito il vuoto lasciato dalla rimozione della polpa dentale.
L’otturazione non è sempre la soluzione migliore
Non è detto che l’otturazione dente sia sempre la soluzione più appropriata in presenza di un problema ai denti: tocca al professionista a cui ci si rivolge stabilire se ci sia bisogno, appunto, di un’otturazione o se sia il caso di mettere in pratica un trattamento più invasivo. Quel che è certo è che una semplice otturazione è un trattamento adeguato per carie di dimensioni contenute: l’intervento ha una durata variabile a seconda dei casi, ma in genere non è mai inferiore ai venti minuti e non supera l’ora. Chiaramente, più gravi sono i processi cariogeni su cui si deve intervenire e più tempo ci vuole per otturarli. Quando, però, le carie sono giunte molto in profondità fino ad arrivare alla polpa dentale, l’otturazione non è più sufficiente, e per rimediare al danno occorre devitalizzare o addirittura estrarre il dente.
Una pratica conservativa
L’otturazione dei denti rientra nel novero delle pratiche conservative: si definisce conservativa quella branca dell’odontoiatria che si occupa del restauro dei denti che sono danneggiati dalle carie o da fattori differenti attraverso la rimozione del processo cariogeno. I denti vengono lasciati nella propria sede e riparati, in modo tale da ritrovare la loro integrità strutturale senza che vi sia la necessità di rimuoverli.
Che cosa fare quando si ha mal di denti
Nel caso in cui si soffra di un mal di denti che dura da più di un paio di giorni, è necessario prenotare una visita dentistica: il dolore non è altro che il sintomo di un processo cariogeno. Se le carie vengono trascurate e sottovalutate, i denti sono attaccati sempre di più dai batteri, i quali non si limitano a perforare lo smalto ma giungono fino alla dentina. Nel momento in cui viene intaccata anche la polpa dentale, la pulpite che insorge può innescare un ascesso dentale, e la conseguenza più immediata è la distruzione del dente e della radice. In tale situazione, non basta l’otturazione. Il controllo dentistico serve a diagnosticare il problema, eventualmente con il supporto di una radiografia che serve a verificare l’entità della lesione. Nessun timore, però: l’intervento non è fonte di dolori eccessivi, e comunque viene eseguito in anestesia locale.