Atteggiamenti di sfida

 

Buonasera Dottoressa Chiaretta,

sono una mamma disperata, ho un figlio di 4 anni che mi affronta come un adulto, quando lo sgrido e gli chiedo di non fare una cosa lui continua a dire di no e a rispondere, allora provo con le maniere dure gli do qualche schiaffo (naturalmente quasi lo sfioro), lui continua a dire di no, allora lui prova a picchiarmi, ma continua a tenere ferma la sua posizione.

Lo minaccio di rinchiuderlo nel ripostiglio (con la luce accesa) lui continua a dire di no, lo rinchiudo, dopo un po’ gli chiedo se vuole chiedere scusa lui mi dice che sono stata io a sbagliare apro la porta e gli chiedo di dire scusa e finisce tutto, lui continua a dire di no, piange si dispera ma non accenna a chiedere scusa o a farmi capire che ha capito, allora lo minaccio di portarlo via dagli zingari che lui tanto teme, si dispera ancora di più, piange, urla, ma poi quando gli chiedo di dirmi che ha capito che sta sbagliando mi risponde che sbaglio io e non mi chiede scusa.

Questo succede tutte le volte che si prova a contraddirlo o a sgridarlo.

Mattia è un bimbo molto amato; è cresciuto solo da noi senza aiuto del nido o babysitter, e i nonni li vede di raro perché vivono in un’altra regione, anche a scuola non socializza e picchia.

In attesa di un suo aiuto le porgo i miei migliori saluti, Barbi

Buongiorno,

vorrei riportarle un elenco di verbi da lei utilizzati per descrivere la sua modalità di relazione con il bambino ed il tipo di intervento che utilizza nei suoi confronti: "lo sgrido, provo con le maniere dure, gli do qualche schiaffo, lo minaccio, lo rinchiudo nel ripostiglio". Da ciò che lei descrive la cosa più probabile è che suo figlio abbia imparato da lei le maniere forti, la scarsa capacità di empatia, l’avversione per la prosocialità e gli atteggiamenti di sfida e di aggressività. Suo figlio non sta facendo altro che utilizzare con lei e con i pari la modalità a cui è abituato e con cui lei lo sta crescendo.

Non metto in dubbio che Mattia sia molto amato, ma l’amore deve essere accompagnato necessariamente da atteggiamenti di accoglienza, di dolcezza, di calore, di vicinanza. Minacciare, isolare, fare il braccio di ferro, non serve a nulla, mi creda, anzi insegna ad imitare questi comportamenti.

Ad educare si può imparare, come a fare qualsiasi altra cosa, ed è indispensabile che prima di tutto i genitori mettano in atto i comportamenti che si aspettano dai figli. Le consiglierei di rivolgersi ad uno specialista del consultorio familiare per un colloquio: spesso bastano pochi incontri per superare questi circoli viziosi in cui non ci sono vincenti, bastano a volte pochi consigli pratici e l’essere ascoltati ed indirizzati sul da farsi.

Abbracci suo figlio, non lo minacci più, soprattutto non lo chiuda più da nessuna parte, non gli metta davanti lo spettro dell’uomo nero di turno. Lo ami e glielo dimostri con tanto calore e coccole, perché è così che si insegna ai figli ad amare e ad essere esseri sociali.

Chiara Rizzello

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.