Un difficile distacco

Salve!

Sono la mamma di due bimbi di 9 e quasi 3 anni e in questo messaggio le parlo della più piccola.

Io e lei abbiamo un rapporto molto profondo, lei è attaccata a me in una maniera quasi esagerata e morbosa, è nata già con questa indole perché dopo qualche settimana abbiamo capito che come la bimba veniva lasciata in braccio a qualcun altro piangeva finché non me la riprendevo ma aveva vere e proprie crisi angosciose! Nemmeno col papà stava! Anche ora che è più grandina considera me come suo unico punto di riferimento per qualsiasi cosa e rifiuta venga fatto da altri, se dopo il pisolino pomeridiano si sveglia e non ci sono io è una tragedia piange fino a singhiozzare.

Una cosa è da precisare e cioè che ha sempre passato quasi tutto il tempo con me.

È una bambina molto emotiva (e questo purtroppo l’ha ereditato da me!), timida e paurosa, si spaventa con niente, ed è una bambina ancora allattata al seno.

Lavoro qualche ora la sera e la lascio da mia nonna e sinceramente di problemi a parte all’inizio che ha dovuto abituarsi pian piano non ce ne sono più stati.

Il mio problema è questo: credo proprio che non sia pronta alla materna e siccome per me non rappresenta un problema tenermela a casa, anzi, me la tengo molto volentieri, le chiedevo se per lei è il caso di mandarla dal secondo anno di materna, perché la mia paura è che rimanga poi esclusa da eventuali gruppetti di bambini che hanno fatto già il primo anno.

A me farebbe piacere inserirla alla materna quando la vedo pronta, più sicura, più indipendente…. Che mi dice lei?

La ringrazio molto per la risposta.

Eventualmente se non la disturbo troppo, avrei bisogno di qualche altro suggerimento per il più grande, con cui ho problemi mooolto diversi! Mi fa letteralmente impazzire.

Saluti,

Erica

Gentile Erica,

effettivamente esistono caratteristiche individuali già insite alla nascita, come ad esempio un temperamento più tranquillo o agitato, o una maggior predisposizione al contatto fisico, o ancora un bisogno più o meno marcato della presenza materna esclusiva. Non appena il bambino nasce, però, oltre alle sue predisposizioni "genetiche" lo accoglie subito un ambiente, quello materno, anch’esso predisposto in una certa direzione e con proprie caratteristiche di temperamento ed emotività.

Lei mi racconta che sua figlia è emotiva come lei, attaccata a lei quanto lei alla bambina, che non vuol stare con gli altri ma allo stesso tempo da cui lei, Erica, fatica a distaccarsene. Spesso il problema, se così vogliamo chiamarlo visto che è percepito tale, non è in uno dei due componenti della coppia madre-bambino, ma nel tipo di relazione che si è instaurata tra di loro. Una relazione che mi pare di leggere con elementi simbiotici, ancora adesso che sua figlia ha 3 anni.

La simbiosi è una fase normale dello sviluppo infantile, è quella dell’inizio della vita, quella dei primi mesi, in cui il neonato si percepisce un tutt’uno con il corpo materno (e per alcuni aspetti investe anche la madre). Da questa fase è la madre che deve condurre, in modo gradualissimo ma continuo, il proprio bambino al di fuori, mostrandogli il mondo, gli altri (a partire dal papà, i fratelli e i nonni) e aiutandolo a dischiudersi. Operazione a volte semplice, a volte critica. Ma sempre necessaria.

Venendo al dunque, sua figlia non sarà mai pronta per la materna se lei continua a tenerla sempre ed esclusivamente con sé, perché non è una questione anagrafica ma di sviluppo dalla dipendenza all’autonomia.

Ci vuole un distacco. Lento, graduale, non traumatico. Ma che distacco progressivo sia.

Si chieda anche se queste caratteristiche di sua figlia non siano da lei stessa desiderate per avere compagnia continua e un punto di riferimento, per sentirsi ancora e sempre mamma di un bimbo piccolo: è plausibile che le difficoltà al distacco siano di entrambe.

Non credo quindi che attendere semplicemente un anno possa giovare all’inserimento, se in quest’anno non si compiono passi importanti verso l’autonomia, eliminando pian piano tutti quegli aspetti della relazione appartenenti a fasi precedenti dello sviluppo.

Le consiglierei anche di consultare uno psicologo del consultorio perché vi aiuti in questo importante compito.

Cordiali saluti,

Chiara Rizzello

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