Acne neonatale, cause, rimedi e come curarla

Gent.ma dott.ssa Daniela,
avrei un paio di domande che interessano me, ma sicuramente anche altre mamme hanno gli stessi dubbi.

La mia bimba, 50 gg, presenta dei puntini rossi sul viso e sul collo, ruvidi al tatto, misti ai cosiddetti grani di miglio, e che in talune occasioni si arrossano maggiormente per poi sbiancare.
Il pediatra al telefono mi ha parlato di acne neonatale, lui la vedrà il 15 febbraio, nel frattempo quali creme posso usare? Danno fastidio?

In un post del nostro forum ci chiedevamo se esista una crescita minima ponderale settimanale alla quale riferirsi, per i bimbi allattati al seno, al fine di valutare la “riuscita” dell’allattamento e se sollecitare il neonato a prendere maggiormente il seno (in caso di scarsa crescita e di bambino pigro) o attendere i suoi ritmi.

 

Maddalena si è attestata il primo mese sul 48esimo percentile, una volta che ho verificato che crescesse, ho provato a seguire i suoi ritmi, lei è abbastanza dormigliona, e in quella settimana ha ridotto la crescita dai suoi soliti 200 grammi a 130, indi la settimana successiva l’ho stimolata a pretendere il seno ogni 3 ore almeno, col risultato che è cresciuta di più.
So che il peso in se stesso, senza l’altezza, non è un dato così rilevante, ma di fatto a casa è l’unica misura settimanale che noi madri abbiamo per orientarci, oppure non è un guaio, dopo la nascita, scendere con la curva di crescita e magari attestarsi su un percentile più basso?

Ho letto di uno studio condotto dall’università di Torino per il quale per le colichette del neonato sarebbe utile utilizzare un probiotico, lactobacillus reuteri, che pare funzioni meglio del mylicon.
Che ne pensa?

Grazie mille per tutto.

 

Paola

Acne neonatale da cosa deriva?

Cara Paola,
rispondo alla prima domanda riguardante la dermatite della bimba: il tuo pediatra ha giustamente ipotizzato l’acne neonatale.
Tale dermatite, quando presente, inizia molto presto, a pochi giorni dalla nascita e di solito non dura oltre le sei, sette settimane.
Si manifesta con la presenza di piccole papule (puntini tondeggianti arrossati e rilevati come fossero minipunture di insetto) più o meno associate al classico miglio del neonato, accumulo di sebo che ostruisce i pori della pelle in punti cutanei molto ricchi di ghiandole sebacee come i lati del naso, la fronte e alcune zone simmetriche delle guance e si manifesta con i classici puntini bianchi.

Quanto tempo può durare l’acne neonatale?

Tali piccoli “brufoletti” sono sempre distinti tra loro e non tendono mai a confluire, contrariamente a quanto avviene negli arrossamenti cutanei ruvidi della dermatite atopica. L’acne neonatale dipende da un accumulo di ormoni placentari materni (prevalentemente estrogeni) che, al momento del taglio del cordone ombelicale, non possono più essere metabolizzati dal fegato materno e persistono a lungo accumulandosi nell’organismo del neonato dando luogo, spesso, oltre che all’acne (ne più ne meno di quanto succede nell’adolescente durante la tempesta ormonale o nella fase premestruale), alla caratteristica “crisi genitale” del neonato caratterizzata da ingrossamento delle mammelle sia nei maschi che nelle femmine e da pseudomestruazione nelle femmine con perdita di piccole quantità di materiale mucoso biancastro o misto a sangue dalla vagina dal quinto al 10° giorno circa dopo il parto. Ma mentre queste manifestazioni scompaiono piuttosto velocemente, l’acne neonatale può durare anche settimane, fintanto che il fegato del piccolo non inizia a funzionare come si deve.

Dopo un mese e mezzo, massimo due, tutto ritorna nella norma (raramente più tardi) e la pelle del bimbo diventa liscia come una pesca. Se questo non succede, c’è da pensare che non sia soltanto acne neonatale ma, magari, dermatite seborroica o dermatite.

Quali sono le cure per i “brufoli” dei neonati?

Non ci sono terapie particolari da seguire se non una scrupolosa pulizia della pelle con detergenti delicati e saponi non sapone e, qualora vi sia il sospetto di una sovrapposizione di dermatite seborroica o atopica, si può provare con l’olio di borragine o altri prodotti emollienti come quelli della linea Vea o simili.

La crescita settimanale del lattante

Per quanto riguarda, invece, il corretto accrescimento settimanale del lattante, bisogna subito dire che dopo la quarta settimana di vita, cioè al compimento del primo mese di vita, non solo non è più strettamente necessario pesare il bimbo ogni settimana, ma è auspicabile prendere la buona abitudine di non farlo e, per le mamme che hanno più coraggio e determinazione, il consiglio è di restituire la bilancia se in affitto, regalarla se è stata comprata o imballarla e riporla in cantina se si programma un successivo figlio.
Quello che la mamma che allatta deve fare è: allattare almeno sei volte al giorno, ma anche sette, purché con un intervallo regolare quanto più possibile vicino alle tre ore (mezz’ora più mezz’ora meno) per mantenere un adeguato stimolo ormonale ipofisario.
Durante le 24 ore è, ovviamente, accettato un intervallo di sei ore continuative senza tetta, sia per far riposare il bimbo che per far respirare la mamma, ma questo intervallo può essere a qualsiasi ora, non per forza di notte; attaccare il bimbo sempre a tutte due le mammelle cercando di far svuotare bene ogni seno ad ogni poppata oppure alternando i seni cioè, ad una poppata successiva attaccandolo prima al seno che il bimbo aveva preso per secondo alla poppata precedente (naturalmente queste raccomandazioni possono non essere seguite alla lettera dalle mamme che hanno moltissimo latte); osservare se il piccolo, ad inizio poppata, si attacca con gusto e con vigore, se succhia in modo corretto, se svuota il seno, se è soddisfatto a fine poppata e se bagna come minimo 6 pannolini al giorno in modo consistente (paragonare il peso del pannolino asciutto con quello del pannolino pieno di pipì); ovviamente controllare se le feci sono di aspetto regolare, ma su questo c’è grande variabilità di colore, di consistenza, di numero di evacuazioni e così via, da bambino a bambino, quindi esse non hanno una grande importanza.
Dal secondo mese di vita la crescita media mensile varia tra 700 gr e 1000 gr, ma se il bimbo si mostra soddisfatto e dorme regolarmente e, soprattutto, oltre ad una normale crescita il lunghezza non facile da misurare senza imporre al piccolo una posizione iperestesa a lui non gradita, se il suo stato di nutrizione è buono, con masse muscolari toniche e trofiche, belle “toste” come si dice di solito e non flaccide, vuol dire che la sua crescita, qualsiasi essa sia, è idonea per lui.
Non mi stancherò mai di ripetere, infatti, che un bambino non cresce tanto per quello che mangia ma per quanto è geneticamente programmato a crescere e se un bambino grosso e robusto è anche un gran mangione, non è cresciuto molto solo perché ha mangiato e mangia molto, ma mangia molto perché deve crescere molto e la natura lo ha dotato della fame necessaria per mangiare a sufficienza per le sue esigenze.
Dopo alcune settimane dal parto, poi, salvo rare eccezioni, si crea un giusto equilibrio tra produttore e consumatore, la mamma di un bambino mangione, cioè, impara a produrre il latte richiesto dal suo particolare figlio che sarà forse di più del latte prodotto da una mamma che ha partorito un bimbo di costituzione più minuta.
Alla fine del mese, il primo bimbo sarà cresciuto anche più di un chilo, cioè più di 200-220 gr a settimana e il secondo figlio sarà cresciuto solo 650-700 gr, cioè non più di 140 gr a settimana.
La differenza tra i due bimbi, entrambe assolutamente normali, è tale da scoraggiare qualsiasi confronto che deve, appunto, essere accuratamente evitato.
Anche oscillazioni di velocità di crescita settimanale sono previste: dipendono da temporanee oscillazioni del latte prodotto dalla mamma, da come è stato assimilato dal bambino, dal fatto che magari la settimana precedente era cresciuto più del normale o aveva dormito meno e da altri fattori imponderabili che non è necessario sempre cercare di capire.
Il bilancio di salute, in un bambino sano, per i primi 6 mesi è soltanto mensile, nel secondo semestre si fa ogni due mesi (salvo complicazioni), nel secondo anno di vita si fa ogni tre mesi, nel terzo anno di vita ogni 4 mesi e in seguito solo due volte l’anno anche se il pediatra viene contattato molto più spesso a causa delle prime malattie o delle vaccinazioni.
Per quanto riguarda le coliche, l’efficacia del lactobacillo reuteri sembra in via di definitivo accertamento anche se è difficile dire se è più efficace dei classici farmaci antischiuma o antispastici perché non tutte le coliche dei primi mesi riconoscono le stesse cause. A volte si va per tentativi ma comunque il L.R. sembra essere molto promettente soprattutto nelle coliche che riconoscono come causa un relativo dismicrobismo intestinale e vale la pena tentare, naturalmente senza trascurare una corretta alimentazione della mamma che allatta e via discorrendo.
Un caro saluto,
Daniela
P.S. un consiglio, a te e ad altre mamme attente e scrupolose come te: lascia da parte i percentili, sono statistiche, si basano sui grandi numeri, servono per valutazioni di insieme.
Goditi il bimbo per quello che è: UNICO e diverso da tutti gli altri. Fai di tutto perché mantenga questa sua unicità per il resto della sua vita – salvo patologie, ovviamente – il mondo ha bisogno di persone “uniche”, non di polli allevati in batteria. E le brave mamme attente e scrupolose si trovano anche nei paesi dove non esistono bilance né tabelle di percentili, fidati…di te soprattutto.

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