Ancora bisogno di contatto fisico

Buongiorno dottoressa, le scrivo per un consulto: ho una bambina di 29 mesi, in generale tranquilla e solare, ma che ancora cerca molto il contatto fisico, soprattutto con me. Da quando aveva 6/7 mesi ha cominciato a toccarci il viso per addormentarsi (oltre ad avere il ciuccio), soprattutto naso e bocca, l’abbiamo lasciata fare pensando che con il tempo la cosa sarebbe cambiata.. in realtà invece non ha mai smesso e nel tempo si è “concentrata” poi su ciglia e sopracciglia, diventando per noi come può ben immaginare una abitudine non tanto piacevole.. Lo fa quando è stanca, quando vuole addormentarsi o se ha risvegli durante la notte. Ora che è più grandina le diciamo che non deve toccarci gli occhi perché è una cosa fastidiosa, lei capisce e ritrae la manina poi però in maniera direi istintiva e “compulsiva” la allunga ancora sul nostro viso per accarezzare ciglia e sopracciglia.. e se glielo si impedisce si innervosisce e fatica a prendere sonno. Ho provato nel tempo a trovare dei sostituti (bambole con le ciglia, peluche, stoffe..) ma senza successo. certamente è una sua modalità di autoconsolarsi e non ne sono preoccupata però, oltre al fastidio che sinceramente provo (sia io che mio marito ormai), mi chiedo se sia il caso di aiutarla a trovare forme proprie di autoconsolazione che la aiuterebbero man mano a diventare più “autonoma” senza dover per forza ricorrere alla presenza fisica di qualcuno. credo riuscirebbe anche lei stessa a riposare meglio, non solo noi. Come fare però? 
questa sera l’ho addormentata io (solitamente lo fa mio marito) nel suo lettino come tutte le sere, leggendo libri e raccontando storie, ed ho cercato di evitare che mi toccasse il viso, il risultato è stato che ci ha messo quesi un’ora a prendere sonno e si è già risvegliata una volta.. solitamente dopo qualche risveglio la mettiamo nel lettone con noi (l’abbiamo sempre fatto, per scelta e per comodità) ma ultimamente anche il resto della notte cerca spesso il nostro viso con le mani e nessuno riesce a riposare bene..
forse dovrei abituarla, non so come, a restare nel suo lettino, ma mi chiedo se ci riuscirò visto che sono davvero stanca (sono anche in gravidanza) e per quante volte dovrò fare avanti e indietro dalla nostra stanza alla sua (di solito va mio marito ma dice che non riesce a riaddormentarla lì e la porta subito con noi..), mi chiedo inoltre se questa fatica ne varrà la pena visto che tra pochi mesi nascerà la sorellina e temo che questo vanificherà tutti gli sforzi fatti perché probabilmente penso andrà un pò in crisi ed è probabile voglia ritornare con noi..
non so davvero che cosa sia meglio. vorrei rispondere al suo bisogno di rassicurazione in maniera adeguata ma allo stesso tempo non vorrei esserne sopraffatta io (come forse sta succendo ora..).
altre informazioni che possono esserle utili: l’ho allattata al seno fino ai 19 mesi; mi ritengo una mamma severa ma anche dolce, ho sempre passato molto tempo con lei e non credo di averle fatto mancare coccole e contatto fisico; ultimamente quando le impedisco di toccarmi gli occhi ripiega sul seno appoggiandomi la mano nella scollatura della maglia; ora è in arrivo una sorellina, sono al quinto mese di gravidanza e lei è molto dolce e mi accarezza la pancia; frequenta da due mesi un asilo nido per mezza giornata, per il resto è sempre stata con me o con la nonna materna. 
grazie dei preziosi consigli che vorrà darmi, un cordiale saluto



Ogni bambino ha i suoi tempi e conquista più o meno faticosamente la sua autonomia psicologica in funzione, certo, della sua personalità, ma anche della qualità del processo di attaccamento maturato con la mamma e, in senso lato, con i due genitori. A volte, alla base di una difficoltà o un ritardo nell’acquisizione dell’autonomia vi è un atteggiamento anche materno un po ambivalente. Questo succede, per esempio, quando è anche la madre ad avere difficoltà a modificare il suo atteggiamento nei confronti del figlio, desiderando inconsciamente che rimanga piccolo e dipendente e continuando a godere, sempre inconsciamente, di un contatto fisico molto stretto anche quando, a parole, farebbe credere il contrario. D’altra parte, forse non è un caso che questa difficoltà nel continuare ad accettare la richiesta del contatto fisico della bimba inizi proprio quando si sta per materializzare un secondo figlio con il quale sarà possibile godere nuovamente di questo attaccamento esclusivo. A volte si rende necessario uno sforzo da parte dei genitori per favorire questo faticoso progressivo distacco che il bambino dovrebbe raggiungere per maturare più sicurezza ed autonomia. Bisogna avere meno scrupoli a dire di no, sempre con garbo e gradualità ma inesorabilmente, anche a costo di deludere momentaneamente le aspettative del piccolo. La crescita personale psicologica è sempre un percorso difficile: richiede inevitabilmente delle rinunce spesso vissute come vuoti dolorosi ma necessari per dare spazio a nuove esperienze e nuove spertimentazioni. In questo senso, non ci si deve aspettare che sia il bambino a prendere l’iniziativa. O meglio, la curiosità può portare il bambino a dare segni di desiderio di maggiore autonomia ma se questi segni, anche sub liminali, non vengono adeguatamente percepiti, decifrati e facilitati nella loro attuazione da un conseguente cambiamento di comportamento dei genitori stimolando nel piccolo una responsabilizzazione adeguata all’età, sarà per lui più difficile superare la fase simbiotica. Quindi, pur continuando a concedere alla bimba tutto l’amore di cui sei e siete capaci, io credo che sia su di te che dovrai lavorare affinché il tuo modo di rapportarti con la bimba la aiuti a crescere. Potrai facilitarla lavorando sulla sua autostima, enfatizzando molto i suoi progressi e dando via via sempre meno peso alle sue richieste di consolazione tramite contatto fisico a favore di cansolazioni attraverso frasi consolatorie, ninne nanne o qualsiasi altro atteggiamento creativo che distragga e affranchi la bimba progressivamente dalla dipendenza, da te definita “compulsiva”, dal contatto fisico ripetuto. C’è da dire, però, che un allattamento al seno così prolungato può senz’altro ritardare l’acquisizione dell’autonomia del bambino. Questo non deve essere visto come una colpa o come un difetto della teoria dell’allattamento ad oltranza ma solo come una conseguenza.

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