Intolleranza al lattosio e scelta di latte e formaggi

Salve,

sono una mamma che ha un bambino di nove mesi intollerante al lattosio, prende Isomil 2.

Vorrei sapere quando posso dargli il latte della centrale e qualche formaggio o formaggino.

Grazie.

 


L’intolleranza al lattosio è una patologia che può essere sia geneticamente determinata che acquisita. La forma geneticamente determinata più diffusa, solitamente si manifesta nei bambini più grandicelli fino ad avere la massima espressività in età adulta: si tratta, in questo caso, di una carenza di lattasi intestinale, non una vera e propria assenza, tanto è vero che molti soggetti intolleranti al lattosio sono dose dipendenti e una piccola quantità, variabile da soggetto a soggetto, comunque la tollerano. Si parla, infatti, di intolleranza e non di allergia.

Una forma di intolleranza al lattosio di origine genetica meno diffusa, invece, è quella più grave in cui la lattasi intestinale manca completamente sin dalla nascita perché non si è mai formata e l’ingestione di latte, anche materno, procura una sintomatologia molto grave.

Nei bambini che, avendo bisogno di latte per nutrirsi e crescere, hanno, solitamente, una quantità di lattasi intestinale alta rispetto agli adulti e ai bambini più grandicelli, i sintomi riconducibili ad intolleranza al lattosio e l’intolleranza al lattosio stesso, sono spesso secondari a una infiammazione o un danno della mucosa intestinale dovuti ad altri fattori come allergia alle proteine del latte vaccino, celiachia o infezione intestinale virale come quella dovuta ai rotavirus.

Pertanto, sapere quanto tempo può durare una intolleranza al lattosio e quando si può ricominciare ad assumere latte, latticini e formaggi dopo un periodo di sospensione dipende essenzialmente dal motivo preciso che ha fatto insorgere l’intolleranza stessa.

Se l’incapacità di digerire il lattosio è insorta dopo una forte diarrea acquosa da rotavirus o altro virus intestinale, essa può durare da qualche giorno a qualche settimana fino a qualche mese, il tempo che ci vuole affinché i villi della mucosa intestinale che producono la lattasi, distrutti dall’infezione, si riformino e ricomincino a funzionale.

Questo tempo sarà tanto più lungo quanto più l’infezione è stata grave e distruttiva. Se, invece, la mancanza di lattasi dipende da un danno mucosale dovuto ad infiammazione cronica dell’intestino a causa di una allergia alle proteine del latte vaccino o ad una celiachia, i tempi di ripristino dei villi che producono lattasi dipendono dalla corretta diagnosi e conseguente corretta terapia alimentare della patologia di base.

Nella rara forma di intolleranza congenita al lattosio ad espressione precocissima, neonatale, il lattosio non si potrà mai assumere perché la lattasi intestinale non si formerà mai.

È anche importante dire che il lattosio è tanto meno tollerato – nei soggetti che hanno, appunto, la carenza di lattasi – quanto più viene assunto assieme ad alimenti che transitano velocemente attraverso lo stomaco. Cioè, quando il lattosio viene assunto con il latte zuccherato o assieme a cibi dolci, darà una sintomatologia più importante che se assunto assieme ai grassi, che hanno un transito intestinale più lento.

I formaggi stagionati, comunque, contengono poco lattosio e sono spesso ben tollerati dai soggetti con intolleranza al lattosio. Indipendentemente dalla intolleranza al lattosio, comunque, il latte della centrale si può introdurre dopo l’ottavo, nono mese, meglio dopo il compimento del primo anno di vita, mentre per quanto riguarda formaggi e formaggini, contenendo essi una minor quantità di lattosio rispetto al latte e ai latticini come yogurt, mozzarella, ecc., anche dal sesto, settimo mese in poi, a meno che non vi sia una allergia alle proteine del latte vaccino.

Il latte Isomil 2, comunque, essendo un latte di soia, penso sia stato prescritto a causa di un sospetto di allergia alle proteine del latte vaccino più che a un sospetto di intolleranza al lattosio e il latte stesso non viene consigliato oltre il quinto mese di vita. Bisognerebbe, quindi, fare maggiore chiarezza sul problema del tuo bimbo.

Un caro saluto,

Daniela

 

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