Lunga bronchite, antibiotici e alimentazione

Gentile dottoressa,

ho una bambina di quasi 2 anni che frequenta il nido (dai 9 mesi, anche se l’anno scorso è più il tempo che è stata a casa malata che quello che ha frequentato, almeno fino ad aprile).
Quest’anno si è già ammalata 3 volte, 1 otite (antibiotico) a seguito della probabile influenza A, e 2 bronchiti. Le scrivo perché sono un po’ preoccupata per l’ultimo episodio di bronchite, in via di guarigione solo ora (spero!).
Mia figlia ha cominciato ad avere un po’ di raffreddore e di tossetta (è il suo punto debole) all’inizio del nuovo anno, ma alla prima visita bronchi e gola non avevano nulla, per cui niente terapia. La tosse è andata via via aumentando tanto che a metà mese ho cominciato lavaggi nasali (anche se è abbastanza capace di soffiarselo) e di mia iniziativa la classica cura con aereosol che mi danno solitamente (fisiologica, cleanil e broncovaleas) e un po’ di sciroppo mucolitico: dopo una settimana ancora nessun miglioramento, o meglio il raffreddore è diminuito, la tosse da secca è diventata morbida, ma non scompariva.

A successiva visita (il 25/01) la pediatra dell’asl le ha trovato un po’ di catarro sui bronchi, niente di preoccupante, ma per precauzione mi ha dato 5 gg di zimox (3 volte al dì). Comincio la cura e la tengo a casa dall’asilo, dopo 4 giorni comincia la febbre sopra i 38°C. Chiamo un pediatra privato (quella dell’asl non veniva a casa a visitarla fino al giorno dopo) che mi cambia l’antibiotico con uno più forte (macladin per 2 volte al di).

La febbre non cala (da mezzogiorno sempre oltre i 38) così al 5°giorno di febbre si arriva alla temutissime punture (rocefin, dose 1 grammo, 4 punture, combinate al macladin per bocca) che abbassano la febbre e puliscono finalmente i bronchi. Una leggera tossetta ogni tanto è rimasta per un paio di giorni, ma sembra in via di definitiva risoluzione.

Ora, quello che mi chiedo, e chiedo a Lei, sempre tanto chiara e gentile nelle risposte, è: cosa ho sbagliato?

Ho aspettato troppo a farla visitare? Le ho fatto prendere freddo? (senza febbre la portavo – in auto – a casa dei miei genitori).

Non riesco a spiegarmi come sia possibile un peggioramento tale nonostante la copertura di ben 2 antibiotici!

E poi, ma queste benedette difese immunitarie non dovrebbero aumentare? Pensavo fosse tragico il primo anno di nido e invece stavolta ha preso una batosta così… temo che il ricorso agli antibiotici non le faccia sviluppare i suoi anticorpi, può essere?

Lei cosa mi consiglia per aiutarla a rinforzarsi un po’? Funzionano i rimedi omeopatici “immunostimolatori”?
è vero che anche un’alimentazione “scorretta” può favorire queste infezioni alle vie respiratorie? (informazione che mi ha detto una collega un po’ “fissata” con la macrobiotica).
La bimba in effetti mangia con appetito e spesso, anche tra un pasto e l’altro quando è a casa (frutta, pane, grissini, cracker) e molti latticini a pasto (praticamente ogni giorno un po’ di parmigiano in aggiunta al resto del pasto, ma non un cucchiaino solo, di più, anche se ha già mangiato pasto carne e simili).

Scusi se sono stata logorroica, ma ho cercato di chiarirle il più possibile la situazione nella speranza che mi sappia aiutare ad aiutarla (per caso ha una bacchetta magica?).

Grazie mille dottoressa.

Buona giornata.

Claudia

 

 

No, purtroppo non ho bacchette magiche: se le avessi o le avessi avute, è probabile che sarei già stata fatta fuori dagli altri miei colleghi invidiosi dei miei successi! È molto probabile che la bimba abbia avuto una banale forma influenzale o da raffreddamento  prima alle alte vie respiratorie poi complicatasi e diffusasi anche ai bronchi e ai polmoni, oppure semplicemente una sovrapposizione batterica in seguito ad una forma virale qualsiasi. Nel primo caso, fintanto che sono stati i virus responsabili della malattia, nessun antibiotico ha potuto avere ragione dell’infezione, nel secondo caso o la terapia con zimox per soli 5 gg è stata forse troppo breve, oppure i batteri non erano sensibili a quell’antibiotico ed è stato corretto sostituirlo con il macladin, cioè con un macrolide, più idoneo per le infezioni alle “basse” vie respiratorie. Ma anche questa famiglia di antibiotici può fallire, pertanto, sempre nella impossibilità di conoscere il germe responsabile, si è optato per una associazione con una cefalosporina. A questo punto quale antibiotico sia stato realmente efficace non si saprà mai con assoluta certezza però bisogna sfatare la credenza che un antibiotico per via intramuscolare sia più forte o un altro, magari somministrato per bocca,  meno forte. Non si tratta di forza, ma di efficacia nei confronti di quel tipo di germe, piuttosto che di un altro.

E con l’aumento vertiginoso delle resistenze batteriche al quale si assiste negli ultimi decenni anche a causa dello smodato uso che si fa degli antibiotici – che, quando servono, ovviamente, bisogna dare –  sommato alle normali fisiologiche mutazioni dei batteri stessi, diventa sempre più difficile praticare una terapia mirata in assenza di risultati di analisi specifiche. È proprio la difficoltà che il pediatra di famiglia o ambulatoriale ha nell’avere a disposizione analisi che lo porta a prescrivere antibiotici a largo spettro che sono i maggiori responsabili delle resistenze batteriche proprio perché non sono sufficientemente mirati nei confronti di un solo batterio e tendono a distruggere tutto quello che trovano.

Si da il caso, però, che, così facendo, incontrino sul loro cammino batteri solo parzialmente sensibili che si organizzano proprio come qualsiasi esercito intelligente farebbe, per evitare di soccombere e continuare ad avere la meglio. Per aggirare il nemico, cioè l’antibiotico, mutano e si trasformano, cioè si mimetizzano e l’antibiotico diventa sempre meno efficace così come la necessità di cambiarlo o di associarlo sempre più frequente. Per quanto riguarda l’alimentazione della tua bimba: io non sono fanatica della macrobiotica, però è vero che una alimentazione sregolata, troppo proteica o comunque con presenza di una eccessiva varietà oltre che quantità totale, di proteine può provocare una stimolazione eccessiva del sistema immunitario – solo le proteine hanno la capacità di suscitare allergia e di svegliare il sistema immunitario, non i grassi o gli zuccheri –

Pertanto una alimentazione bilanciata ed equilibrata deve evitare di introdurre nella stessa giornata o peggio ancora nello stesso pasto una eccessiva quantità e varietà di proteine. Per esempio, se di mattina a colazione si assume latte, alimento proteico, non si dovrebbe mangiare altro cibo proteico come panino al prosciutto o altro. Se a pranzo si mangia la pasta condita con ragù di carne non bisognerebbe aggiungere parmigiano che è anch’esso un cibo altamente proteico contenente proteine diverse dalla carne e si dovrebbe fare a meno del secondo piatto a base di altro alimento proteico e così via.

Pertanto, senza arrivare alla macrobiotica che ha spesso regole difficili da seguire, credo che tu debba fare mente locale e, magari, leggendo come falsariga le dispense sulla corretta alimentazione dei bambini che potrai trovare un po’ ovunque ma anche su questo sito, dare un nuovo ordine alla alimentazione della bimba basato su criteri precisi e non sull’onda o l’impulso del momento o, peggio ancora, delle richieste spesso insensate della bambina.

Una minore stimolazione del sistema immunitario causata o da un eccesso proteico o anche da un eccesso di alimenti potenzialmente allergizzanti come latte e derivati e simili potrebbe in un certo senso mettere a relativo riposo il sistema immunitario e rendere le ricorrenti infezioni della bimba, magari, meno eclatanti, cioè con una minore quantità di sintomi. Ai tuoi occhi sembreranno più lievi e più sopportabili e la piccola, piano piano, si desensibilizzerà e, qualora gli errori alimentari fossero davvero stati molti, si disintossicherà e il suo sistema immunitario, in un certo senso, si calmerà. Infatti non è detto che le frequenti malattie dei bambini in età di asilo nido siano per forza sempre dovute ad una carenza del sistema immunitario: come ho più volte ripetuto, vi sono bambini definiti iperreattivi che quando vengono in contatto con virus o batteri anche banali tendono a reagire in modo esagerato, come se la malattia fosse realmente più grave di quella che è; pertanto sembrano ammalarsi più di altri in termini di frequenza facendo dedurre che sono sprovvisti di difese immunitarie.

In realtà è il contrario: il loro sistema immunitario è eccessivamente reattivo e rende sintomatico qualsiasi episodio infettivo, mentre un bambino senza questo problema, pur venendo in contatto con la stessa quantità di agenti patogeni e con la stessa frequenza, supera indisturbato e praticamente senza sintomi almeno due infezioni su tre e per questo motivo sembra ammalarsi più di rado. Questo è uno dei motivi per non prescrivere indiscriminatamente immunostimolanti ai bambini prima di averli correttamente inquadrati in una o nell’altra categoria.

Un caro saluto, Daniela

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