Mancino o destrimane?

Gent.ma Dott.ssa,

le scrivo per una questione apparentemente banale: a che età è possibile capire se un bambino è destrimane o mancino? Il mio bambino ha 2 anni e 8 mesi e ancora non sembra aver mostrato una preferenza spiccata: usa indifferentemente  entrambe le mani per mangiare e disegnare (e si succhia il pollice sinistro). Io sono destrimane, mio marito mancino. Ho recentemente letto che i bambini ambidestri avrebbero più difficoltà e presenterebbero un ritardo nello sviluppo linguistico (ma questo non è il caso di mio figlio, che ha un vocabolario molto ricco e una discreta sintassi) nonché addirittura una maggiore incidenza di problemi mentali: possibile?

E si può essere realmente ambidestri?

Vorremmo comportarci nel modo più corretto col nostro bambino, anche se mi rendo conto che istintivamente a volte lo tratto come se fosse destrimane, ad es. apparecchiando con le posate a destra.

Grazie mille, molti saluti,

Valentina

Un mancinismo fisiologico transitorio si osserva in tutti i bambini che iniziano a sperimentare la manipolazione più fine, cioè dal sesto, ottavo mese in poi in quanto l’emisfero destro, cioè controlaterale rispetto alla parte del corpo che effettua il movimento, tende a svilupparsi un po’ più precocemente rispetto al sinistro che controlla la parte destra del corpo (incrocio delle fibre nervose provenienti dai due emisferi destro e sinistro della corteccia cerebrale).
Per questo motivo, spesso, molti lattanti sembrano mancini per un periodo transitorio della loro vita che può arrivare anche ai primi tre anni ma che di solito è più breve e termina al momento di prendere la matita in mano per scarabocchiare oppure il cucchiaio per mangiare da soli, ecc. Il passaggio da un iniziale mancinismo al fatto di utilizzare, come la maggioranza delle persone, la mano destra prevalentemente, è graduale e questa gradualità corrisponde alla progressiva maturazione della funzionalità della corteccia cerebrale, decisamente poco funzionante alla nascita e fintanto che il lattante è imprigionato nei suoi riflessi arcaici e nell’impossibilità di compiere movimenti autonomi e soprattutto volontari e finalizzati al compimento di una azione, ma sempre più attiva man mano che passano i mesi. Quindi un iniziale pseudomancinismo si trasforma gradualmente, dalla fine del primo anno oppure attorno ai 18 mesi, in mancanza di prevalenza emisferica con la conseguenza di osservare un bambino ambidestro, cioè che utilizza indifferentemente la mano destra e la sinistra per tutte le sue azioni per poi definirsi attorno al secondo, terzo anno di vita in modo più chiaro in destrimane, mancino o ambidestro.

La genetica non sembra implicata in questo processo ma è possibile, anzi, probabile, che possa avere una certa influenza l’osservazione dei movimenti e delle prassìe motorie di uno o entrambi i genitori in quanto il bambino impara molto osservando oltre che sperimentando. Bisogna dire anche che il mancinismo non si riferisce solo alla mano con la quale il bambino tende a scrivere o disegnare o afferrare gli oggetti, ma vi può essere anche un occhio più precoce di un altro, una gamba più agile o più energica dell’altra, quindi, per capire meglio se la tendenza mancina di un bimbo ancora molto piccolo sarà o meno definitiva e sarà totale o parziale, sarebbe bene controllare, per esempio, con quale gamba o piede tende a dare calci alla palla, con quale piede inizia a fare le scale, con quale occhio, per esempio, tende a guardare attraverso il buco della serratura o attraverso la lente di un binocolo. Dal secondo anno in poi, la prevalenza che si potrà osservare nel corso dei mesi, se ve ne sarà una, sarà quella definitiva. Altrimenti il bambino potrà essere definito ambidestro.

Nulla di strano, nulla di preoccupante, nulla di cui dolersi se si pensa che la relativa prevalenza dell’emisfero destro che caratterizza i mancini, non solo non toglie nulla alla funzionalità dell’emisfero sinistro che di solito tende a prevalere e che è sede del pensiero razionale e analitico ma anzi, regala al soggetto maggiore spirito intuitivo, maggiore sensibilità, una tendenza ad afferrare più velocemente i concetti matematici, i rapporti degli oggetti nello spazio, quindi i concetti spazio temporali, un maggior senso artistico e una più profonda comprensione anche semantica della musica.
Einstein, Leonardo da Vinci, Picasso, Michelangelo, molti artisti di teatro e del cinema così come molti assi dello sport erano e sono mancini. Io stessa sono mancina e non cambierei questa mia caratteristica per nessuna cosa al mondo anche se, ammetto, mi ha creato alcuni problemi: per esempio, ho difficoltà ad aprire le scatole di pomodori pelati che non hanno la classica linquetta a strappo perché gli appositi attrezzi apriscatola sono pensati per destrimani, ho avuto difficoltà quando studiavo la chitarra da giovane perché le corde erano, per me, sistemate al contrario e ho avuto alcune transitorie difficoltà pratiche quando si trattava di effettuare minime manovre chirurgiche con ferri chirurgici anch’essi pensati esclusivamente per destrimani. Ma tutto ciò non è nulla rispetto alla immediata capacità, per esempio, di inquadrare le dimensioni degli oggetti nello spazio, di capire di quanti millimetri spostare un quadro affinché risulti perfettamente dritto, di fare conti a memoria senza utilizzare calcolatrici o carta e penna, di capire e ricordare le note musicali grazie alla memoria spaziale e visiva, di captare una minima nota stonata anche senza essere musicista e così via.. Non è un vanto, è solo un inno alla mancinità, troppo spesso denigrata e ancora oggi, purtroppo, fonte di dubbi ed inutili preoccupazioni da parte delle mamme.

Un caro saluto, Daniela

 

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