Nervosismo, frustrazione e maturazione psicologica

Gentilissima dottoressa,

sono mamma di una bimba di 7 mesi e da qualche giorno sono un po’ preoccupata per lei in quanto manifesta un atteggiamento che fatico a considerare normale.

Capita, ultimamente sempre più spesso, che la mia bimba quando è spazientita o ha sonno faccia un versetto tipo "mmmmrrrrrr", indurisce le braccia, fa una smorfietta col viso e trema un po’, come quando ci si sforza…

Ho chiesto alla mia pediatra che mi ha detto che se lo fa in relazione a qualcosa, allora è normale, ma come puo’ immaginare una bimba di 7 mesi vuole sempre qualcosa! O ha sonno, o ha fame, o si è scocciata di stare nel box, e io lo abbino sempre a qualcosa ma non so se faccio bene!

Mi da il suo parere, gentilmente?


Si, è vero, una bimba di sette mesi vuole sempre qualcosa ed è altrettanto vero che se si comporta come la tua quando vuole qualcosa che non le viene immediatamente concesso, come dice la tua pediatra, il comportamento non è preoccupante.

Perché si comportano così molti bambini a questa età? Prima di tutto per ricercare attenzione da parte della mamma o di chi li accudisce, ma molto più facilmente si comportano così solo con la mamma, loro primario oggetto d’amore che vorrebbero ancora tutto per sè.

Quando questo non è possibile e la mamma tarda anche qualche istante ad occuparsi delle loro numerose richieste di coinvolgimento, i bambini non sanno attendere e sviluppano un doloroso senso di frustrazione e di doppia impotenza: impotenza di andare verso la mamma quando la vorrebbero vicina perché non sanno ancora camminare, incapacità di esprimere compiutamente a parole il loro disagio perché non sanno ancora parlare, incapacità di consolarsi da soli perché non hanno ancora elaborato la possibilità di comunicare con un oggetto sostitutivo, il classico oggetto transizionale, la famosa copertina di linus che rappresenta un surrogato di mamma quando la mamma è lontana ed è capace di dare momentanea consolazione.

Sviluppano allora una dolorosa sensazione di non poter controllare la realtà come vorrebbero, capiscono di non avere la bacchetta magica che permetterebbe loro di modificare la realtà a loro favore, il loro egocentrismo comincia ad infrangersi contro il muro della dura realtà e si rendono conto dolorosamente che non è sempre il mondo a ruotare intorno a loro ma che il mondo stesso è composto da realtà diverse, non sempre modificabili, alle quali non si può fare altro che adattarsi.

Questo adattamento alla realtà che capiscono ora di non poter controllare fino in fondo diventa un processo doloroso proprio perché non sono ancora in grado di sviluppare strategie difensive e consolatorie o autoconsolatorie che darebbero loro l’illusoria sensazione di continuare a controllare la realtà come si sono illusi di poter fare sin dalla nascita quando non avevano ancora sviluppato la coscienza del confine tra realtà esterna ed interna.

È difficile pensare, infatti, che una bimba di sette mesi, in attesa dell’arrivo della mamma di cui sente la mancanza, invece di strillare o scaricare la tensione emotiva dovuta alla frustrazione di non vedere subito la mamma accorrere ai primi richiami con smorfie, gridi vari e tensioni muscolari o irrigidimenti, sappia mettersi subito il dito in bocca o sappia abbracciare il suo pupazzetto preferito coccolandolo proprio come vorrebbe che la mamma facesse con lei in quel momento: allora, in attesa che maturi la sua capacità di trovare strategie alternative alla rabbia e alla frustrazione, grida, mugugna, esprime il dolore di non poter avere subito quello che vuole in mille modi che possono anche rasentare l’isteria.

Questi comportamenti, solitamente, sono tanto più marcati quanto più la mamma ha avuto e ha verso il figlio un atteggiamento iperprotettivo, non dando, in questo modo, al figlio, la possibilità di elaborare pienamente la transizione tra il periodo di totale narcisismo e egocentrismo, durante il quale la realtà esterna non esisteva o si confondeva con la realtà e il mondo interni al bambino stesso e il periodo in cui la coscienza di una realtà diversa da quella interna al bambino si fa strada di pari passo con la consapevolezza di essere un individuo a sè, separato dal mondo esterno con il quale è ora necessario fare i conti, cioè relazionarsi, cioè comunicare.

Ma la frustrazione che scaturisce dalla presa di coscienza di non poter più controllare e dominare pienamente la realtà esterna è importante e salutare perché sarà proprio essa responsabile del superamento del narcisismo primario e del corretto orientamento del bambino verso il mondo esterno inteso come realtà diversa e separata da sè.

Quindi questi comportamenti che sembrano di rabbia esagerata non vanno inibiti perché sono funzionali alla maturazione psicologica del bambino ma, al contrario, vanno visti come una opportunità per interagire con il bambino in un modo nuovo, più dialogante, dove la consolazione e la soddisfazione delle richieste del bambino arriveranno ma senza fretta e senza l’ansia di soffocare le sue "crisi di rabbia": sarà l’equilibrio tra la frustrazione vissuta con rabbia e il soddisfacimento della richiesta del bambino a far maturare il comportamento del bambino, non l’eccessiva ansia di accondiscendere alle richieste del bambino né tantomeno la loro sottovalutazione o svalutazione, nella consapevolezza che fra qualche mese, le modalità espressive della bimba cambieranno totalmente.

Un caro saluto,

Daniela

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