Nopron: Aggiornamento

Carissima dottoressa,

desidero "aggiornarla" sulla situazione "sonno" di Luca, dopo circa 45 giorni di utilizzo del Nopron (a seguito anche dei suoi preziosi consigli).
Luca ora ha 10 mesi per un peso di 10 kg. Con la somministrazione del Nopron ho osservato che:
– L’addormentamento serale è più semplice e veloce (prima difficilissimo); il periodo di sonno notturno va dalle 9.30-22 circa alle 5.30-6.30 del mattino (prima non c’era alcuna regolarità di orario);
– I risvegli non si sono ridotti numericamente (sono tanti, come prima, anche ogni ora), ma sono diversi, cioè non più completi
(Luca prima si voleva alzare, giocare ecc. come se fosse giorno, restando anche due o tre ore sveglio nel cuore della notte). Ora si agita un po’ o accenna un pianto facilmente placabile bevendo o con qualche coccola e poi tende a riaddormentarsi. Ciò significa per noi genitori svegliarsi comunque di continuo ma senza doversi alzare, girare per la casa ecc (quindi un pò di fatica in meno, ma non molto sonno recuperato);
– Tra la somministrazione della dose massima (rapporto ml/peso) e una dose inferiore di anche un ml, non ho notato differenze, perciò ho utilizzato il dosaggio inferiore;
– Complessivamente, in concomitanza con la somministrazione del Nopron, il tono dell’umore di Luca, di giorno, è fortemente migliorato: Luca è più solare, giocherellone, meno nervoso (quasi scomparse l’esplosione di pianto incontenibile) ma pur sempre vivacissimo e mai fermo;
– Il sonno diurno non ha subito cambiamenti (circa un’ora e mezzo al mattino e altrettanto al pomeriggio)
– La fame notturna (di latte artificiale, ormai misto a latte vaccino intero) non è per nulla modificata….anzi,
se, possibile aumentata! A nulla servono i tentativi di farlo mangiare un pò di più o diversamente di giorno…..di notte Luca VUOLE LATTE! Non c’è modo di placarlo diversamente. (Mi hanno riferito che suo padre si comportava in modo identico da bambino).

Non riesco a fare un bilancio del tutto oggettivo sull’uso del Nopron e perciò non so se interrompere (gradualmente) o proseguire. In sintesi: Luca dorme un pò meglio e complessivamente un pò di più, la notte, i risvegli sono ancora frequentissimi ma non più completi, la fame notturna invariata, l’umore diurno migliorato. Insomma va un pò meglio…..ma resta un pò di timore a proseguire con l’uso di un farmaco che non ha cambiato fortemente la situazione.

Aspetto un suo preziosissimo parere. (P.S. Mi aveva accennato al ricorso al neuropsichiatra: lo ritiene utile per un bambino di 10 mesi?)

Cari saluti,

Roberta


 
Cara Roberta,

un mese e mezzo è il tempo minimo sufficiente per iniziare qualche bilancio. D’altra parte nessun farmaco fa miracoli, soprattutto per i problemi di sonno, senza dare pesanti effetti collaterali. Quindi puoi continuare con il Nopron ancora per alcuni mesi con il dosaggio che ritieni più conveniente e più efficace (senza superare quello massimo, ovviamente). Come ti dissi, credo, il Nopron ha come unico effetto sostanziale quello di rendere globalmente più profondo il sonno del bambino: in questo modo, essendo il sonno caratterizzato da un susseguirsi di cicli durante la notte, al momento della fase di sonno leggero, laddove alcuni bambini manifestano una labilità particolare che non permette loro di passare dal sonno leggero al sonno più profondo senza svegliarsi completamente, il farmaco permette, almeno nel 50-80% delle volte, questo passaggio dal sonno leggero al sonno più profondo senza passare, appunto, attraverso il risveglio completo. Il Nopron non "cura" e non "matura" il sonno: per questo bisogna solo aspettare che il tempo faccia la sua parte. Si tratta quindi, sostanzialmente, di un farmaco di "attesa", e quando il bambino arriverà ad una buona maturazione della sua fisiologia del sonno non è dato sapere: in certi casi potrebbero passare i primi due, a volte tre anni. Per mia esperienza, generalmente le mamme iniziano il Nopron verso i 9-12 mesi, come è successo a te, e cominciano a ridurlo o sospenderlo non prima di 5-6 mesi dopo, proprio perché il sonno tende a regolarizzarsi nel secondo anno di vita. Ma nel frattempo, come è successo a te, tentano una riduzione graduale del farmaco per trovare la dose minima che produce gli stessi effetti. Questo però serve sostanzialmente per tentare l’effetto placebo, cioè il bambino, abituato alla medicina dolce e buona che fa bene, mette in atto psicologicamente gli stessi effetti prodotti farmacologicamente dalla medicina solo all’idea di averla presa. Nel secondo anno, quando il bambino capisce di più, l’effetto placebo è più frequente. Ma in ogni caso il farmaco non sembra dare assuefazione né tantomeno produrre effetti tossici, quindi si può dare tranquillamente per mesi.

Per quanto riguarda le richieste notturne di latte, se il bambino ha associato il biberon e il sapore del latte alla funzione consolatoria e rassicurante che sicuramente ha, anche lì va disabituato gradualmente, diluendo il latte sempre di più con acqua e magari mantenendo il sapore dolce del liquido che beve, per imbrogliarlo un po, aggiungendo un cucchiaino di miele: questo a parità di quantità. Poi, lentamente, si comincia a ridurre anche la quantità del contenuto del biberon, pochi millilitri in meno ogni tre giorni, per esempio, per cercare, appunto, di mantenere la funzione consolatoria con il minimo indispensabile di quantità di liquido, che, alla fine sarà quasi tutta acqua. Se però questo sistema non funzionasse, bisognerebbe calcolare il latte complessivo nelle 24 ore e quello che di notte non è ancora possibile togliere, almeno non darlo di giorno o non darne troppo in totale. Al di là di tutto, poi, è bene sforzarsi affinché la giornata del bimbo trascorra in modo sano, sereno e tranquillo e, soprattutto dal pomeriggio in poi, senza momenti di forte eccitazione, in ambiente tranquillo, possibilmente all’aria aperta e lontano da rumori o situazioni che possano creare agitazione o stress con conseguenti eccessive scariche di adrenalina che poi dovranno essere metabolizzate durante la notte. Quindi i giochi con altri bambini o la convivenza con molte persone che interagiscono con lui andrebbe limitata alla mattina e il pomeriggio, dopo il salutare sonnellino da effettuare rigorosamente nelle primissime ore e non dalle quattro in poi come vedo fare ancora da alcune mamme, la vita del bimbo dovrebbe trascorrere nel modo più rilassante possibile. Un caro saluto, Daniela

 

P.S. dopo averti inviato la mia risposta mi accorgo che non ho fatto cenno al tuo quesito sulla opportunità di una consulenza neuropsichiatrica per i disturbi del sonno del tuo bimbo: non pensare che il neuropsichiatra, in barba al nome così "ansiogeno", si debba preoccupare solo di soggetti – e in questo caso di bambini – con disturbi mentali importanti. In un centro di neuropsichiatria infantile è possibile studiare la struttura del sonno dei bambini in vario modo: con l’elettroencefalogramma durante il sonno, con la valutazione di eventuali apnee notturne e della concentrazione di ossigeno nel sangue durante il sonno, con la valutazione dell’attività muscolare, sempre durante il sonno, se necessario, ecc. Insomma si può avere una conferma o una smentita delle ipotesi diagnostiche oltre le quali non si può andare con una semplice visita medica anche se suffragata da un racconto particolareggiato fatto dai genitori. In realtà, comunque, dal neuropsichiatra infantile non ci si va quasi mai, perché quasi sempre i farmaci che si prescrivono "ex juvantibus", alla fine funzionano e, con il passare dei mesi se non degli anni, il bambino si normalizza senza mai avere saputo veramente cosa gli sia successo nei primi mesi o anni di vita. Se vi fosse l’abitudine e la cultura di approfondire più spesso, con indagini strumentali semplici e tra l’altro non invasive, i frequenti disturbi del sonno dei bambini, a tutt’oggi se ne saprebbe sicuramente di più e i pediatri stessi sarebbero meno empirici nelle loro pur sagge e adeguate risposte. Ma nel tuo caso, visto che il Nopron sembra dare risultati evidenti anche se non risolutivi e visto che è accertata una familiarità per tali disturbi del sonno, io aspetterei ancora prima di sottoporre il bimbo ad altre indagini e rivaluterei tra sei mesi tale opportunità.

 

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