Quando il bambino non comincia la lallazione

 

Gentile Dottoressa,

le riscrivo per avere un suo parere. Siamo stati dal neuropsichiatra infantile a causa della lallazione che non vuol partire, aveva cominciato tempo fa a dire qualche sporadico DADADA, ma dopo una settimana più nulla. E Lorenzo tra 4 giorni compirà 10 mesi.

Il NPI gli ha fatto una visita molto accurata, e il risultato è che il bimbo non ha niente, nessun ritardo o blocco, è neurologicamente sano, gli manca solo la lallazione. Mi ha detto di stare tranquilla, di stimolarlo ma non eccessivamente. È un bimbo che relaziona bene, sorride, e ha un buon contatto oculare. Devo aspettare un paio di mesi ancora: secondo lui è solo questione di tempo. A un anno lo vuole rivedere per valutare i progressi.

Ora le chiedo se può darmi qualche consiglio su come stimolarlo nel modo giusto. Io gli parlo molto, gli canto spesso filastrocche, gli mostro delle immagini sui libretti ripetendo il nome. Non so che altro fare!

All’inizio mi sono tranquillizzata dopo questa visita, ma mi chiedo come mai questa fase tarda così tanto a comparire?

Grazie infinite, Antonella

La lallazione, è vero, di solito comincia verso il settimo, nono mese, ma ha sia punte di precocità verso il quinto mese, che punte di ritardo oltre il decimo mese.

Se il bimbo emette vocalizzi modulati e melodici, vuol dire che sta assimilando quantomeno la prosodia del linguaggio che sente parlare attorno a sé e che sta immagazzinando tutte queste informazioni per poi esplodere più avanti, magari saltando in parte la fase della lallazione per passare direttamente alle prime paroline di senso compiuto, un po’ come certi bambini che non vogliono gattonare quando è il momento ma poi imparano direttamente a camminare saltando quella fase.

L’importante è poter escludere problemi di ipoacusia. Poi bisogna parlare molto al bimbo, cantare spesso delle canzoncine e delle filastrocche che a lui piacciono, accompagnare ogni gesto con la spiegazione verbale di quello che si sta facendo, tipo "adesso mettiamo il tovagliolino, adesso ci vestiamo per andare a passeggio, adesso leggiamo assieme una favola, adesso prepariamo la pappa e così via…", cioè frasi semplici e concrete di facile comprensione cercando di agganciare quanto più possibile lo sguardo e l’attenzione del bimbo.

Poi bisogna abituare il bimbo all’ascolto leggendogli spesso o comunque di abitudine una favola di persona (non lasciandolo davanti ai cartoni) e cercando di invogliarlo a cantare.

Ovviamente la presenza di coetanei o comunque di bambini anziché solo di adulti a fianco al bimbo potrebbe essere uno stimolo importante per invogliare il bimbo a comunicare non soltanto con espressioni del viso e con un linguaggio implicito o con il linguaggio del corpo, così ben capito dalla mamma e dai familiari adulti da non fare sentire al bimbo la necessità di darsi da fare verbalmente.

Infine bisogna sollecitare il bimbo ad eseguire alcuni ordini o gesti con valenza comunicativa tipo: dammi questo, allungami quest’altro, ecc. ecc. Oppure invogliandolo a ripetere i versi degli animali indicandoli con il braccio o con il dito.

Infine ricorda che i maschietti, costituzionalmente, a causa di uno sviluppo posticipato delle connessioni cerebrali interemisferiche rispetto alle femmine, tendono a parlare più tardivamente di esse e la differenza può anche essere di vari mesi. Quindi, come ti ha spiegato il NPI, non preoccuparti, stimola molto il bimbo e aspetta fin dopo l’estate: vedrai quanti versi e quante parole sbocceranno con il caldo…

Un caro saluto, Daniela

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