Buongiorno Dott.ssa,
premetto che ho letto moltissime lettere relative a questo argomento, ma vorrei comunque esporle il mio caso specifico per avere un suo parere.
Mio figlio ha 3 anni e mezzo. Dal primo giorno in cui l’ho portato a casa dall’ospedale ha sempre dormito da solo in camera sua senza grandi problemi. Verso l’anno di età, subito dopo l’inizio del nido ha cominciato ad avere problemi nel dormire. Un po’ perché si è ammalato spesso, un po’ perché era la prima volta che si staccava da me. Fatto sta che come spesso accade lo abbiamo messo nel lettone, in quanto eravamo esausti. Ad oggi stiamo provando a farlo dormire nel suo lettino ma lui è restio a farlo. Vorrei chiarire il fatto che si addormenta con me vicino abbastanza velocemente, circa 10 min., ma subito dopo poche ore si sveglia piangendo.
E così più volte durante la notte, fin quando stanchi morti lo facciamo venire nel lettone. Quello che ho potuto notare è che quando dorme nel lettone il suo sonno è più tranquillo e regolare, e inoltre dorme anche fino alle 8 passate. Mentre se dorme nel suo lettino si sveglia spesso, piange come se facesse brutti sogni e se arriva alla mattina si sveglia intorno alle 6. Ho letto che lei suggerisce di seguire l’istinto. Io personalmente ho la sensazione che il mio bambino abbia bisogno del contatto con me per avere un sonno sereno. Da settembre sono tornata a lavorare a full time e mi vede pochissimo. Inoltre nell’asilo dove va non lo fanno dormire al pomeriggio anche se lui ne avrebbe bisogno, perché nel week end io lo faccio dormire intorno all’una e mezza e lui dorme anche 2 ore. Insomma, credo sia giusto, vista l’età, che dorma per conto suo, ma allo stesso tempo sono combattuta.
Mi hanno suggerito anche di fargli fare degli esami per vedere se è allergico al latte, ma nell’ultimo anno non ha manifestato problemi particolari (vedi otiti o dermatiti). Abbiamo provato anche uno sciroppo naturale a base di camomilla, melissa etc.. ma senza alcun risultato.
Cosa mi suggerisce?
Grazie
La prolungata lontananza da te e il lungo orario all’asilo possono senz’altro giustificare il desiderio del bimbo di rimanere vicino a te di notte, si può dire negli unici momenti in cui può farlo visto che tu, durante il giorno, stai per molte ore fuori casa. D’altra parte è altrettanto vero che una intolleranza al latte oppure anche una anemia da carenza di ferro possono manifestarsi con disturbi del sonno, agitazione e nervosismo. Ma allora perché tutto questo non succede quando il bimbo dorme accanto a te? Io sono, quindi, propensa a capire e giustificare le necessità del tuo bimbo. Però è anche vero che ha già tre anni e mezzo e che sarebbe tempo che si abituasse ad una certa indipendenza psicologica. Che fare allora? Io credo che tu debba cominciare a responsabilizzarlo preparandolo o ripreparandolo a dormire di nuovo da solo.
Potresti parlargli, magari anche per capire, se sarà possibile, cosa lo turba di notte fino a farlo piangere, ammesso che sia cosciente di alcuni brutti sogni o di alcune paure, potresti farlo parlare per farti raccontare come si svolgono le sue giornate all’asilo e se ci sono dei motivi di turbamento per un motivo qualsiasi, potresti darti una scadenza oltre la quale il bimbo dovrà dormire a tutti i costi nel suo lettino e nella sua cameretta, per esempio il compimento del suo quarto anno; potresti, infine, stabilire un compromesso, cioè dal lunedì al venerdì, giorni durante i quali ti vede molto poco, potrà recuperare e dormire assieme a te, ma dal venerdì al lunedì, quando di giorno potrà stare molto di più assieme a te, dovrà dormire da solo. Ma dovrai prima di tutto essere convinta tu del comportamento da tenere per essere sempre coerente con quanto stabilisci assieme al bimbo e quanto gli pemetti perché ogni tentennamento e ogni atteggiamento ambivalente si paga caro, favorisce la regressione del bimbo, i capricci e i ricatti psicologici, pertanto, se non ti senti ancora profondamente convinta di un determinato modo di procedere con il piccolo, magari perché anche tu senti di avere bisogno del suo contatto notturno per tacitare i sensi di colpa inevitabili che vengono quando si è costretti a lasciare un bimbo per lunghe ore durante la giornata, meglio rimandare questa decisione per alcuni mesi, magari fino alle vacanze di Pasqua oppure fino alla fine dell’anno scolastico e ragionare su un cambiamento di abitudini notturne approfittando, appunto, delle vacanze.
Nel frattempo dovrai riflettere sulla qualità del tempo che riesci a dedicargli durante il giorno, sulla tua disponibilità reale e non di facciata a stare concretamente assieme a lui quando torni dal lavoro, magari tralasciando anche qualche altro inevitabile impegno domestico e mettendo in secondo ordine la tua fatica: tanto più ricco e gratificante sarà il tuo rapporto con lui durante le poche ore del giorno che potrete trascorrere assieme, tanto più serene saranno le sue notti e tanto più facile sarà fargli accettare di dormire da solo nel suo lettino. L’acquisizione di una relazione madre bambino via via più matura, più libera e meno condizionata da sentimenti di dipendenza reciproca è un processo laborioso e complesso che non deve e non può essere responsabilità esclusiva del bimbo in fase evolutiva ma che dipende in egual misura anche dalla capacità del genitore di fare evolvere e maturare il rapporto con il figlio in quanto il bambino ha di sé l’immagine che il genitore gli rimanda, come se quest’ultimo fosse uno specchio della realtà.
Se questo specchio rimanda al bambino una realtà deformata, cioè se è il genitore o la mamma in particolare a non essere del tutto capace di staccarsi dalle modalità di rapportarsi al figlio che metteva in atto in epoche precedenti, sarà difficile per il figlio inventarsi l’indipendenza senza l’aiuto che gli può essere fornito dall’esempio proveniente dall’adulto. Pertanto, è prima di tutto nella mente e nel cuore della mamma e, in senso lato, dei due genitori, che si deve formare l’immagine del bambino maturo: è questa immagine che il bimbo assorbirà e farà sua, non i rimproveri che riceverà tutte le volte che si comporterà diversamente da come il genitore vorrebbe, soprattutto se questi rimproveri vengono da un genitore che a sua volta, nonostante le belle parole, ha difficoltà ad immaginare il suo bambino proiettato verso il futuro. Se il genitore avrà il coraggio e il temperamento per elaborare questo concetto, camomilla, melissa, passiflora e valeriana potranno sortire effetti miracolosi, altrimenti continueranno ad essere acqua fresca!
Un caro saluto, Daniela