Il vaccino contro rotavirus può sensibilizzare un lattante agli allergeni?

Gentile Dottoressa, 

Sono la mamma di una lattante di 5 mesi allattata esclusivamente al seno. Dall’età di 3 mesi, e per la prima volta 2 giorni dopo la vaccinazione contro rotavirus, la bambina presenta feci verdi mucose con microemorragie puntiformi o striscioline di sangue rosso vivo.
La prima terapia tentata è stata con fermenti lattici, tuttora somministrati. Successivamente ho tolto dalla mia dieta latte derivati e proteine del latte (da circa 1,5 mesi) e soia (1 mese) senza ottenere alcun beneficio.
Coprocoltura e ricerca rotavirus e adenovirus hanno dato esito negativo.
Leggendo un suo post consigliava a una mamma di mangiare solo carni bianche, pane pasta riso, banane mele pere, patate carote zucchine finocchi insalata verde chiaro. Così facendo le feci della lattante sono notevolmente migliorate diventando pastose e giallo oro senza sangue
Lo scorso weekend mi sono concessa in piatto di pasta al pomodoro, un tacchino cotto nel vino bianco e un avocado con arance. Il muco e le strisce di sangue sono ritornate consistenti. 
L’impressione nostra è che il vaccino contro rotavirus abbia sensibilizzato la bambina a diversi allergeni e pertanto proveremo a reintrodurre nella mia dieta un allergene per volta per verificarne gli effetti sulla bambina.
 
Le sembra possibile una allergia così estesa? Leggendo su siti inglesi mi sembra di capire che ad esempio i solfiti di per sé non danno queste reazioni nei lattanti, ma in lattanti predisposti acutizzano i sintomi. Noi crediamo di ricadere in questa casistica. 
Attendo con impazienza una sua risposta e la saluto cordialmente, 
Giulia 
rotavirus

Gentile signora Giulia, effettivamente non è semplice inquadrare con sicurezza il motivo dell’alterazione prolungata e ripetuta dell’aspetto delle feci della bimba.

Nella prima settimana dopo la vaccinazione – soprattutto se si tratta della prima dose – una diarrea di breve durata, a volte associata ad inappetenza e/o altri sintomi tipici di infezioni virali (riniti, vomito, ecc.) è un sintomo piuttosto frequente che però, solitamente, ha le caratteristiche di una diarrea di origine virale, cioè acquosa, magari anche con feci verdastre, ma difficilmente con presenza di sangue.

La durata di questi episodi è piuttosto limitata e difficilmente supera una settimana.

Ugualmente, al momento della somministrazione della seconda dose del vaccino, dopo due mesi, può ripetersi il problema ma questa volta ancora in forma più lieve della prima volta e più raramente rispetto alla prima somministrazione.

Un’altra possibile ma rara complicazione dovuta al vaccino può essere l’invaginazione di un segmento dell’intestino, evento che, nella sua forma completa e conclamata, è accompagnato da sintomi importanti come vomito, occlusione intestinale, dolori, letargia e costituisce una vera urgenza chirurgica.

Non penso, quindi, che possa essere stato il caso della Sua bimba benché in caso di invaginazione intestinale anche solo parziale, si possono emettere feci con sangue e muco. La piccola ha assunto la sua prima dose, forse, un po più tardi di come prescritto (periodo ideale 6-8 settimane di vita in quanto sembra che i casi di invaginazione intestinale siano più frequenti quando la vaccinazione viene iniziata dopo il secondo mese e comunque mai oltre la 12° settimana di vita).

Ma la storia della piccola e la sua diarrea prolungata mista a striature di sangue non mi fa pensare ad una invaginazione.

Allora può essere giustificato pensare che una probabile alterazione del microbioma intestinale dovuta allo stato infiammatorio della mucosa intestinale provocato dal vaccino (si tratta pur sempre di virus vivi anche se attenuati quindi la vaccinazione può provocare una malattia attenuata) può aver scatenato allergie che forse altrimenti sarebbero rimaste latenti, almeno nella fase dell’allattamento al seno.

Una ulteriore ipotesi che chi non conosce e non ha sott’occhio madre e bambina deve fare è la presenza di ragadi sanguinanti sulla cute dei capezzoli della mamma.

Il sangue così ingerito dal lattante si ritrova nelle feci spesso misto a muco e poco digerito nonostante sia passato attraverso lo stomaco prima di essere evacuato.

Sgombrato il campo da tutte queste obbligatorie ipotesi resta in piedi la tesi di una allergia ad alcuni alimenti o in soggetto predisposto a causa di una familiarità per allergie, alimentari o meno, o in soggetto con una colite cronica.

Naturalmente molti cibi e verdure assunte dalla mamma che allatta possono colorare le feci del lattante e allo stesso modo una alterazione della normale flora batterica intestinale può alterare il colore delle feci in base ai svariati prodotti del metabolismo dei batteri presenti nell’intestino. Queste due ultime evenienze non sono da considerarsi patologiche.

Fatte queste considerazioni, è bene chiarire che in un lattante che cresce con regolarità, con un appetito e una suzione conservati e soddisfacenti, con un comportamento generale vivace e regolare maturazione del suo sviluppo psicomotorio, il numero di evacuazioni giornaliere e il colore delle feci non hanno importanza se le feci stesse sono di normale consistenza e prive di odore particolarmente sgradevole.

La ripresa di una alimentazione “monocolore” come ha già sperimentato e priva di latte e derivati nonché di tutti i cibi potenzialmente allergizzanti (uovo, arancio e agrumi, crostacei, frutta secca, vino e superalcolici nonché succhi di frutta che possono contenere anch’essi solfiti come conservanti) può essere una precauzione eccessiva ma nello stesso tempo, qualora l’alvo della bimba tornasse di aspetto tranquillizzante, potrebbe essere il punto di partenza per reintrodurre un allergene o presunto tale alla volta e valutarne le conseguenze.

In tal caso, nella dieta materna, andrebbe introdotto almeno tre volte a distanza di almeno due o tre giorni.

Se non succedesse nulla si potrebbe passare al successivo alimento che preoccupa, sempre con le stesse modalità. Nel frattempo sarà giunto il momento del divezzamento, se non è già iniziato e verrà condotto con la stessa prudenza.

Non so se sono stata sufficientemente esauriente nonostante mi sia dilungata, ma, ripeto, senza conoscere e aver seguito la piccola come può fare il suo pediatra curante mi è difficile essere più precisa nella risposta al Suo quesito.

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