Perché avere due figli è più difficile di quanto credessi

perché avere due figli è più difficile di quanto credessi
Bob_Dmyt / Pixabay

In quanto padre di due bambini piccoli, la parte migliore della mia giornata è quando torno a casa dal lavoro e i miei figli corrono per salutarmi alla porta, urlando “Papà!”

Sfortunatamente, questo non durerà per sempre; arriverà il momento in cui tornerò da una lunga giornata solo per trovare ragazzi accasciati sul divano a fissare i loro cellulari (forse facendomi il favore di borbottare un veloce “Ciao papà”). Ma, per ora, Martina di 8 anni e Flavio di 5, saltano tra le mie braccia, riempiendomi di baci.

Quando arriva il momento della cena, le parole escono dalle loro bocche il più velocemente possibile, mentre mi raccontano della giornata a scuola (anche se non dicono mai cosa hanno fatto in classe, ma raccontano infinite storie dal parco giochi).

Ciò che piace di più ai bambini è farmi domande…molte domande (di cui almeno l’80% riguarda cose di cui non so minimamente la risposta). Adoro queste lunghe conversazioni, soprattutto perché rappresentano un’occasione per impegnarmi davvero con i miei figli dopo un giorno passato lontano da casa e da loro; ma di recente ho scoperto che – mentre entrambi i miei figli si divertono a passare il tempo insieme a me – non ne godono allo stesso modo.

“Papà”, Flavio ha chiesto una sera mentre gli stavo rimboccando le coperte, “perché parli più con Martina che con me?”

La mia prima reazione è stata di pensare ”cosa intende?”

Tutti e tre a parliamo insieme tutte le sere, ma, mentre ci ripensavo, mi resi conto che era Martina a parlare la maggior parte del tempo, mentre il piccolo Flavio guardava sua sorella e me come se stesse guardando una partita di tennis.

Flavio non era arrabbiato o deluso mentre aspettava la mia risposta, era solo pieno di speranza, e questo mi commosse.

Questo è il classico problema dell’avere un secondo bambino: i primogeniti, nel loro periodo da figli unici, hanno spazi, giochi e genitori tutti per sè. I secondogeniti arrivano tardi alla festa e sono sempre alla ricerca di una loro collocazione all’interno della famiglia.

In un certo senso, questo mi ricorda la mia infanzia. Come Flavio, avevo una sorella maggiore; all’età di mio figlio, percepii che mia sorella aveva un legame più stretto con mio padre di quanto non lo avessi io.  Pochi anni dopo però, quando mia sorella è entrata negli anni dell’adolescenza, tutto è cambiato, e mio padre ed io ci siamo ritrovati più uniti che mai, condividendo il nostro amore per il calcio.

Ricordo che mio padre cercava costantemente di trovare un modo per coinvolgere mia sorella nelle nostre attività (la maggior parte delle volte senza successo), ma alla fine trovarono un nuovo modo per legare. Come ben sanno i genitori che hanno vissuto l’esperienza di avere a che fare con un figlio adolescente, trovare modi per connettersi con loro è veramente una grande sfida.

Dopo aver riflettuto sulla domanda di Flavio per un secondo, gli ho dato il bacio della buonanotte e gli ho detto: “Hai ragione piccolo, da domani io e te parleremo tanto come faccio con Martina”. Mi ha sorriso, infagottato nelle sue coperte, e si è addormentato sereno.

Da allora ho iniziato a portare Flavio con me per le commissioni. Mentre mettiamo latte e cereali nel carrello della spesa al supermercato, ad esempio, ha tutto il tempo per parlare con me, senza interruzioni, di tutto ciò che vuole. Questo di solito significa parlare di “cose ​​spaventose” come lupi mannari, squali e, ultimamente, il Titanic; come ha sentito parlare del Titanic sinceramente non lo so.

Sono anche diventato più attento a includerlo nelle conversazioni con sua sorella. Soprattutto, però, ho imparato che è importante non solo essere presenti nella vita dei tuoi figli, ma essere anche consapevoli di come si è presenti per TUTTI i propri figli. Finché Flavio non mi ha fatto quella domanda, non mi ero reso conto che desiderava interagire con me in modo più esclusivo.

E sono veramente felice che me l’abbia chiesto.

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