Perché non dovremmo punire i nostri figli quando si comportano male

È strana la nostra mente. A volte ricordiamo cose senza alcun valore o significato. Poi capita che siamo al supermercato, e per quanto ci sforziamo non riusciamo a ricordare cosa eravamo venute a comprare.

Un ricordo che stranamente si è attaccato al mio cervello risale a quando facevo la baby sitter, qualche anno fa, prima di diventare mamma.

Ero la tata di un bambino di due anni per cinque giorni alla settimana. Aveva una sorella maggiore di tre anni che andava in una scuola Montessori, che vidi raramente.

Una sera rimasi un po’ più a lungo del solito ed ebbi modo di osservarli entrambi mentre i loro genitori preparavano la cena.

All’improvviso, la bambina colpì suo fratello.

La mamma le disse di andare a sedersi sulle scale per un minuto, come fosse un time out.

La bimba non diede ascolto a sua madre che, occupata con la cena e con un milione di altre cose, fece cadere la cosa.

Pensai che la bambina avrebbe dovuto essere punita e mi chiedevo perché i genitori fecero nulla. In questo modo, come avrebbe potuto imparare che non doveva colpire suo fratello?

Nota bene: È buffo come chi non ha figli pensi davvero di sapere tutto sulla genitorialità, giusto? 🙂

Avevo questa mentalità che sono sicura appartiene a tanti genitori e non genitori, per cui i bambini devono essere puniti per imparare a comportarsi e/o imparare la lezione.

Ha senso, giusto? Oppure no?

La nostra cultura è intrisa di questa mentalità e quindi molti di noi pensano che siccome si è sempre fatto così è giusto così.

Ma c’è un modo migliore?

Avere una figlia e imparare di più sulla genitorialità gentile e positiva mi ha fatto comprendere come la mia mentalità e il mio pensiero riguardo l’educazione dei bambini fosse sbagliata.

Abbiamo la responsabilità di questi piccoli, preziosi esseri umani il cui comportamento, per quanto a volte sgradevole, non migliorerà attraverso la manipolazione o altre forme di controllo.

Una volta che la mia mentalità è cambiata, ho iniziato a studiare come affrontare i cattivi comportamenti in modo gentile.

Nota importante: le idee di punizione e disciplina discusse in questo articolo sono intese per i bambini dai tre anni in su. Per i bambini più piccoli, il reindirizzamento è la strategia migliore.

Attraverso l’esperienza personale e la ricerca, ho scoperto il modo più efficace e rispettoso per insegnare ai nostri figli come diventare esseri umani migliori, che credo sia l’obiettivo finale che tutti noi stiamo cercando di raggiungere, ed è quello di disciplinare piuttosto che punire.

Ora, immagino che qualcuno stia pensando: “Disciplina e punizione non sono esattamente la stessa cosa?”. Potrebbe sembrare così perché queste due parole sono spesso usate in modo intercambiabile, ma hanno significati e implicazioni completamente diverse.

Madre e figlio

La definizione di disciplina

Disciplina deriva dalla parola “discepolo”. Se sei Cristiana come me, o anche se non lo sei, probabilmente conosci questo termine perché lo hai letto nella bibbia: i discepoli erano i seguaci di Gesù. Erano chiamati discepoli perché erano disciplinati da Gesù. Fondamentalmente per discepolo si intende chi riceve l’insegnamento di un maestro, soprattutto in quanto sia o si senta a lui legato da stretti legami spirituali e intellettuali.

La definizione di punizione

La definizione di punizione, invece, è di “Pena, castigo inflitto a chi ha commesso una trasgressione o dimostrato cattiva condotta, allo scopo di correggerlo”. Si basa sulla paura e/o sulla sofferenza per ottenere l’adempimento. (Treccani)

Quindi, ora che conosciamo le definizioni del dizionario, quali sono le effettive differenze pratiche tra i due concetti e come possiamo applicarle alla nostra genitorialità?

L’obiettivo della disciplina è di lasciare che i nostri figli imparino le conseguenze naturali del loro comportamento che insegneranno loro come porvi rimedio e come modificare i loro futuri comportamenti.

Si concentra sul dare al bambino gli strumenti per controllare il proprio comportamento e i confini per sostenerlo. Il genitore controlla la loro risposta invece di controllare il comportamento del bambino.

Inoltre, e cosa forse più importante, riconosce e rispetta sentimenti ed emozioni del bambino.

La punizione al contrario, vede i bambini come “cattivi” e pone una grande attenzione sul genitore che controlla il comportamento del bambino attraverso varie tattiche come la manipolazione o le minacce e quindi “insegna loro la lezione” togliendogli cose, dandogli sculacciate o mettendoli in castigo.

Il problema con la punizione è che non funziona. Forse funziona a breve termine ma a lungo termine promuove la ribellione e la disonestà, e non solo.

Ma soprattutto, rompe il legame che abbiamo con i nostri figli. I nostri figli fanno o non fanno le cose per paura o si nascondono per non essere scoperti.

La punizione insegna ai nostri figli a comportarsi bene quando qualcuno li guarda, ma non insegna loro come diventare persone migliori.

Cerchiamo di controllarli, pensando che il controllo è l’unico modo per ottenere il comportamento desiderato o per tenere fuori quelli indesiderati.

Come adulti, spesso ci rendiamo conto che l’unica persona che puoi controllare sei te stesso.

Quindi, ragionando, ha senso affermare che cercare di controllare un altro essere umano (anche se si tratta di un piccolo essere umano) è impossibile.

Invece, possiamo insegnare loro a essere persone migliori:

  • Dando il nostro buon esempio
  • Fissando dei limiti non negoziabili
  • Rinforzando costantemente e gentilmente questi limiti
  • Rispondendo ad aspettative non soddisfatte o infrante con conseguenze naturali o logiche (come il time-in*)
  • Trovando opportunità per risolvere i problemi

Quando rispondiamo in questo modo, insegniamo ai nostri figli che sì, ci sono regole che devono essere seguite e che non va bene quando le regole sono infrante. Ma che noi abbiamo la volontà di capirli e li aiuteremo a trovare una soluzione quando infrangono una regola in modo che possano risolvere il problema da soli.

Stiamo dando ai nostri figli gli strumenti per comportarsi meglio sempre, e non solo per essere ben educati quando sono osservati per paura di essere puniti.

I bambini si comportano in modo negativo perché stanno lottando

I nostri figli non sono cattivi. Ancora una volta, i nostri figli non sono cattivi. Stanno lottando. Fino a quando non riusciamo a vederla in quest’ottica, il loro comportamenti negativi saranno sempre il giusto pretesto per “dargli una lezione”. Ma “dargli una lezione” in realtà non insegnerà loro la lezione.

Tutti noi vogliamo che i nostri figli abbiano sani valori e una buona morale e facciamo del nostro meglio per infonderglieli. Ma il fatto è che la morale e i valori li assorbiranno attraverso il nostro esempio e non possono essere imposti.

Il controllo e la manipolazione ci fanno ottenere al momento i risultati desiderati. Ma se guardiamo al quadro più ampio, ci rendiamo conto che è preferibile avere pazienza con i nostri figli. Questo a sua volta renderà molto più facile reagire con empatia, rispetto e gentilezza.

In questo modo, credo che possiamo efficacemente crescere esseri umani migliori, mantenendo un rapporto di fiducia con loro. Ci vuole molto lavoro e sicuramente non è la risposta più spontanea, ma ne vale la pena e l’ho visto funzionare in prima persona! Sta a noi controllare le nostre reazioni.

Non esistono bambini cattivi, esistono solo comportamenti indesiderati.

*Lo strumento di genitorialità positiva chiamato time IN o time out positivo è quando un bambino che sta attraversando un momento difficile è gentilmente invitato a sedersi da qualche parte, vicino ad un genitore o alla persona che si sta occupando di lui, per esprimere i propri sentimenti ed eventualmente calmarsi.

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