Spesso le neomamme si chiedono perché i loro cuccioli aprano gli occhietti e inizino a strillare non appena li appoggiano nella culla tanto amorevolmente preparata per loro.
Perché l’unico modo di stare sdraiate a letto qualche ora di seguito è tenersi il proprio bambino sul petto, o di fianco vicini vicino?
Perché ci vogliono mesi, in molti casi, prima che un neonato inizi a dormire a lungo da solo?
Non è perché bisogna “impostarli per la notte”, né perché devono essere lasciati sfinirsi di pianti per “imparare a rilassarsi”.
I motivi li troviamo nella storia dell’evoluzione dell’uomo: in sostanza il cucciolo umano nasce prima che lo sviluppo cerebrale sia completo perché la posizione eretta ha richiesto un compromesso fra grandezza del neonato e dimensioni del bacino, che non può essere troppo largo in un animale bipede.
La complessità del nostro cervello fa si che esso abbia bisogno di molti altri mesi, dopo il parto, per maturare in modo da essere minimamente autonomo e non è soltanto un problema di dimensioni: lo sviluppo della neocorteccia cerebrale, quella che davvero distingue l’uomo da tutti gli altri animali, richiede tali e tanti stimoli che quelli percepiti in utero (per quanto sappiamo che il feto è in grado di percepire e elaborare una gran quantità di stimoli ambientali grazie allo sviluppo precoce degli organi di senso) non sarebbero sufficienti.
Un’autonomia ottenuta troppo precocemente, insomma, è una forzatura: un’autonomia fittizia, e non fisiologica.
Dice la pediatra del sito, spiegandolo benissimo:
Pertanto la natura, che non decide nulla a caso, ha pensato bene di far nascere prima i cuccioli di donna e, per renderli sufficientemente vitali alla nascita e capaci almeno di alimentarsi da soli, ha separato la velocità di crescita del corpo rispetto a quelle del cervello e del sistema nervoso, sicché il corpo nel suo complesso dopo nove mesi ha le competenze appena sufficienti per poter sopravvivere senza troppe difficoltà, cioè ha il riflesso di suzione, quello di aggrappamento in caso di caduta o modificazioni repentine di posizione nello spazio, ha un certo tono muscolare, ha la respirazione automatica e una attività cardiaca ormai ben avviata, una certa capacità di regolare la sua temperatura corporea e così via. Però per tutto quello che concerne un ulteriore e più complesso sviluppo di funzioni cerebrali più fini e più complesse, non strettamente utili per la sopravvivenza di base, si è concessa tutto il tempo necessario perché la complessa evoluzione cerebrale dell’uomo, alla fine, potesse raggiungere i livelli che fanno la differenza tra uomo e animale.
Quindi, care mamme, che combattete con regole, con le paure di viziare i vostri bambini e con le enormi insicurezze su come comportarvi, perennemente ossessionate dal timore di sbagliare o di viziare i vostri bambini, mettetevi l’animo in pace: dopo la nascita, dal momento che prendete i vostri pargoletti in braccio per la prima volta, le vostre braccia e il vostro seno faranno le veci del vostro utero, contenendo, scaldando, nutrendo e comunicando benessere alle vostre creature: non c’è nessun’altra situazione, nessun altro stratagemma da inventare per evitare questa totale dipendenza, sia fisica che psicologica.
Possiamo insomma parlare di “esogestazione“, ovvero la gravidanza che continua anche fuori dall’utero.
Parlateci della vostra esperienza: come l’avete vissuta? Che esigenze aveva il vostro bambino? (ad esempio a volte non dormono quasi mai di giorno, se non in braccio, altri invece di giorno dormono nella culla ma di notte si svegliano molto spesso se non sono vicini alla mamma). Avete capito queste necessità del vostro bambino? Vi sono state spiegate da qualcuno, o vi è arrivato solo il chiacchiericcio del “bisogna impostarli per la notte” e simili?
Come vi siete organizzate? Vi siete aiutate con fascia o marsupio?
Raccontantecelo nei commenti!