Quella tra madre e figlio è una relazione unica e speciale che inizia già prima della nascita del figlio. La madre e il nascituro vivono, infatti, in una relazione simbiotica durante i nove mesi di gravidanza nei quali lo stato psicologico della genitrice influisce incredibilmente su quella del feto.
Molte donne in dolce attesa, anche per via dei cambiamenti ormonali a cui l’organismo femminile va in contro in questo delicato periodo della sua vita, attestano anche significative oscillazioni del tono dell’umore che non sempre apportano benefici. Alcune donne rispondono molto bene a questo nuovo status psico-fisico: diventano più serene, felici al limite dell’euforia, vedono il mondo a colori e questo si riflette anche sul loro aspetto fisico con il rilassamento della pelle, la lucentezza dei capelli e delle unghie e una diffusa sensazione di benessere. Altre, invece, patiscono gravemente i sintomi più fastidiosi della gravidanza: frequenti nausee, mancanza di sonno e di appetito e un generale senso di stanchezza e di spossatezza che riduce sensibilmente la loro energia vitale e influisce pesantemente sull’umore. E questo può protrarsi anche dopo la gravidanza: sono molto frequenti infatti gli episodi di depressione post-partum che inficiano irrimediabilmente sul rapporto con il neonato. I bambini, infatti, sono molto ricettivi e subiscono come un senso di abbandono l’atteggiamento distaccato della madre nei loro confronti.
Se non si prendono i dovuti provvedimenti (sostegno psicologico e uso di appositi farmaci, possibilmente blandi per via dell’allattamento) questa relazione così fondamentale per il corretto sviluppo psico-fisico dell’infante può essere compromessa per sempre generando frustrazione tanto nel figlio quanto nella madre. Maggiori informazioni in merito a questo argomento possono essere apprese sul sito dello studio di psicologia Studio le Vele . In questa sede ci limiteremo ad evidenziare l’importanza di un ambiente sereno per favorire il consolidamento di questo legame così importante e destinato a durare per tutta la vita.
Anche nella fase dello sviluppo questa relazione continua ad essere imprescindibile per il benessere psico-fisico di entrambi i soggetti coinvolti: un bambino che si sente amato crescerà forte e sicuro e potrà affrontare le insidie del mondo con serenità, certo di poter contare sempre su un alleato sempre pronto ad amarlo e proteggerlo, vale a dire la madre. Se queste condizioni non si verificano, al contrario, la sua autostima sarà minata e crescerà pieno di paure e convinto di non meritare amore e questo può compromettere tutte le sue future relazioni, specialmente quelle con l’altro sesso, sia che si tratti di un bambino che di una bambina. Questo perché la madre è il primo punto di riferimento nella vita affettiva dell’individuo: è la principale, se non unica, fonte di nutrimento, amore e protezione.
Avere la sensazione di non poter costruire il proprio sviluppo affettivo su un pilastro così fondamentale farà vacillare tutte le successive relazioni, inducendo il bambino ad instaurare relazioni sbilanciate di dipendenza con l’altro sesso destinate inevitabilmente a fallire generando angoscia e frustrazione. Tutti ci aspettiamo calore affetto e protezione dalla nostra mamma che pazientemente si è presa cura di noi nel suo grembo da prima che nascessimo; accorgerci che queste cure non sono amorevoli, ma in qualche modo forzate, ci farà credere di essere immeritevoli di amore e saremo disposti a qualunque cosa, anche andare oltre i nostri principi e la nostra dignità, pur di sentirci amati, anche di un amore tutt’altro che puro e disinteressato come quello di una madre. Ecco perché laddove subentrino questi sentimenti conflittuali e contrastanti è bene rivolgersi ad un bravo psicologo che appiani tutti i conflitti e favorisca una comunicazione serena e costruttiva tra madre e figlio.