Cancro ovarico: trattamento e prognosi

Il cancro ovarico pur essendo molto aggressivo e pur avendo un alta mortalità (45% dovuta a diagnosi ritardata), è conosciuto soltanto da meno di un’italiana su tre e soltanto una donna su cinque ne sa riconoscere le prime avvisaglie. Non esistono strumenti di prevenzione come la mammografia o il pap test, quindi l’unica arma per combattere questa temibile forma di tumore, è la conoscenza dei suoi sintomi e di conseguenza una diagnosi tempestiva.

La prognosi di cancro ovarico dipende da vari fattori quali ad esempio le caratteristiche del tumore. Normalmente, se la diagnosi arriva precocemente, le possibilità di guarigione sono buone.

cancro ovarico

Sintomi

Il tumore dell’ovaio non dà sintomi nelle fasi iniziali. Per questo è difficile identificarlo precocemente.

Sono tre i sintomi che le donne dovrebbe tenere presente in quanto possibili indicatori precoci della presenza di un cancro delle ovaie: addome gonfio, aerofagia, bisogno di urinare frequente.
Lo affermano diversi studi apparsi negli ultimi anni sulle riviste mediche, che rimarcano anche quanto generici siano questi disturbi.

Secondo gli esperti, si tratta di sintomi spesso sottovalutati in quanto comuni ad altre patologie minori.
Ovviamente vanno considerati solo se si presentano (o in rapida sequenza) insieme e all’improvviso: in tutti gli altri casi non sono significativi. A questi sintomi va aggiunta la sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto. Quando si manifestano questi veri e propri campanelli d’allarme, è bene richiedere al ginecologo una semplice ecografia pelvica, che potrà dare una prima importante indicazione diagnostica. (Fonte AIRC)

Trattamento di base del cancro ovarico

L’elemento più importante del trattamento del cancro ovarico è la rimozione chirurgica del tessuto tumorale. Nella maggior parte dei casi questo può avvenire già in fase diagnostica, quando ancora non è stata confermata la diagnosi di cancro alle ovaie.

Inizialmente viene prelevato un campione di tessuto che verrà esaminato da un patologo. Se la diagnosi di cancro ovarico è confermata, è possibile che entrambe le ovaie, le tube e l’utero vengano rimossi.

Inoltre, vengono rimossi anche la maggior parte dei linfonodi dal bacino e dall’addome. Con il proposito di accertare fino a dove il tumore sia diffuso, vengono prelevati anche campioni di tessuto dal peritoneo e dalle zone circostanti.

Stadio di sviluppo, ovvero la fase del tumore

Lo stadio di sviluppo del tumore identifica il grado di disseminazione del cancro dalla sua localizzazione iniziale. La stadiazione richiede un attento esame del paziente secondo un determinato insieme di regole, per definire la localizzazione del tumore e il grado di diffusione oltre la posizione di origine. Uno dei più importanti indicatori di diffusione della malattia è la presenza di cellule tumorali nei linfonodi, il nostro sistema di difesa, che, oltre a virus e batteri, “blocca” anche le cellule cancerose. Di conseguenza più linfonodi vicini al tumore sono coinvolti più è probabile che il tumore si sia diffuso.

Se il tumore ha un basso grado di degenerazione ed è localizzato in un solo ovaio, è possibile avere una gravidanza in seguito. Per alcune forme particolari di carcinoma ovarico è spesso possibile mantenere la fertilità.

Quando il cancro ovarico si trova in uno stadio avanzato, può essere necessario, in aggiunta alla rimozione delle ovaie e dell’utero, rimuovere anche parti di altri organi quali fegato, milza, pancreas o intestino.

Chemioterapia spesso efficace

Nella maggior parte dei casi di tumore alle ovaie, in seguito all’operazione viene somministrata la chemioterapia, anche se il tumore è stato completamente rimosso. La chemioterapia distrugge eventuali cellule tumorali sopravvissute all’intervento, inoltre previene le recidive.

Chemioterapia contro le recidive

Se dopo il trattamento chemioterapico si hanno recidive entro sei mesi dall’ultima seduta, significa che il tumore non risponde al platino (platino resistente). Di conseguenza, verrà somministrato un nuovo ciclo chemioterapico variando il principio attivo.

Terapia con anticorpi monoclonali

Il farmaco denominato Abagovomab e’ un anticorpo monoclonale che agisce come un vaccino terapeutico da somministrare nel cosiddetto ‘periodo libero da malattia’ con l’intento di ritardare se non prevenire la ricomparsa del tumore attivando nella paziente una risposta immunitaria verso le cellule tumorali residue che daranno altrimenti origine alla recidiva.

Terapia palliativa per una migliore qualità della vita

Se il cancro ovarico si trova già in fase avanzata e non vi è alcuna possibilità di recupero, i medici daranno il via ad una cosiddetta “terapia palliativa“. Ciò significa che l’obiettivo della terapia non è la cura, ma l’aumento della vita media e la migliore qualità di vita possibile.

Nel cancro ovarico, questo di solito è il caso in cui il tumore si è diffuso al di fuori della cavità addominale o è tornato nonostante l’intervento chirurgico e la chemioterapia. Tuttavia, ci sono linee guida generali per il trattamento nella fase finale.

Trattamenti alternativi: efficacia discutibile

I cosiddetti metodi di cura non convenzionali – per esempio, la terapia con il vischio o altre terapie a base di erbe – sono ampiamente utilizzati in medicina alternativa. Tuttavia, non vi è ancora alcuna prova scientifica che i trattamenti alternativi per il cancro ovarico sono efficaci.

Pertanto non deve mai essere eseguito un trattamento medico alternativo al posto del trattamento medico raccomandato. Tuttavia, gli integratori a base di erbe o l’omeopatia possono aiutare ad alleviare i sintomi e possono essere un utile aggiunta al trattamento medico convenzionale.

La prognosi dipende dallo stadio

Come con la maggior parte delle malattie, prima viene fatta la diagnosi più grandi sono le possibilità di recupero. I seguenti fattori possono influenzare la prognosi:

  • Stadio del tumore: le dimensioni e la diffusione del tumore e la presenza e la posizione di metastasi determinano in modo significativo le possibilità di recupero.
  • Struttura microscopica: Le varie forme di tumore come il cancro ovarico dell’ovaio, tumori borderline o tumori a cellule germinali hanno diverse buone possibilità di recupero.
  • Gradazione: L’aggressività del tumore è correlato al grado di degenerazione.
  • L’età e condizioni generali del paziente: condizioni preesistenti gravi possono essere, per esempio, un vincolo per la chirurgia o chemioterapia aggressiva.

Poiché il cancro ovarico è spesso diagnosticata in ritardo nelle sue fasi iniziali rispetto ad altri tipi di tumore a causa della mancanza di sintomi specifici, la prognosi è generalmente considerata come piuttosto sfavorevole.

Stima della possibilità di sopravvivenza

Un modo per esprimere la possibilità approssimativa di sopravvivenza in numeri, è il cosiddetto tasso di sopravvivenza a cinque anni. Indica la percentuale di pazienti che cinque anni dopo la diagnosi sono ancora vivi.

Se il tumore (fase I) è localizzato solo in una o entrambe le ovaie, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è dato come 80-95 per cento. Ciò significa che da 80 a 95 di 100 pazienti sono ancora vivi cinque anni dopo la diagnosi. Tuttavia, se vi sono metastasi al di fuori della cavità addominale (Stadio IV) o se dopo l’intervento vi è una recidiva R2, il tasso di sopravvivenza a cinque anni è solo tra il 10 e il 20%.

Statistiche

In Italia il tumore dell’ovaio colpisce circa 4.490 donne ogni anno, secondo le stime 2012 del Registro Tumori. È al nono posto tra le forme tumorali, e costituisce il 2,9% di tutte le diagnosi di tumore.

In Europa rappresenta il 5% di tutti i tumori femminili. È più frequente nella popolazione caucasica, nei Paesi dell’Europa nord occidentale e negli USA, assai meno frequente nei Paesi asiatici, africani, sudamericani. (Fonte Airc)

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