Castello di Lunghezza, un luogo magico

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Il Castello di Lunghezza è un Castello che si trova, appunto, a Lunghezza, luogo che io, come la gran parte delle mamme (delle donne), non ho ben capito dove sia con precisione, ma dovrebbe essere nei pressi di Roma, zona est, facilmente raggiungibile dall’autostrada, reperendo tutte le informazioni riportate sul sito www.castellodilunghezza.it
Sul web, oltre alle indicazioni logistiche, sono riportate anche tutte le informazioni storiche.

La fortezza durante i secoli (dal 700 avanti Cristo) ha cambiato tante e troppe volte di aspetto, dall’essere dimora sfarzosa dei ricchi feudatari al trasformarsi, sul finire dell’Ottocento, in una clinica riabilitativa e poi finire, durante la guerra delle guerre, come sede del Comando dell’esercito tedesco.

Finita la guerra, cacciato il nemico, il castello è stato abbandonato a un lento e fisiologico degrado, fino a quando, qualche anno fa, qualcuno, non so chi, ha avuto la geniale idea di farlo rivivere attraverso le fiabe, attraverso i bambini. La compagnia del “fantastico mondo del fantastico” ha fatto del castello un percorso incantato, un percorso dove finalmente incontri Cenerentola, Batman, Re Artù, Pinocchio, ma soprattutto dove entri nelle loro storie, prendendone parte, ridendo e sognando con loro.
Un luogo in cui tuo figlio può diventare un nano, dove tua figlia (l’unica bambina fra tre maschietti) riesce a togliere la spada dalla roccia, dove la Bestia non fa più paura, dove Zorro non vince né perde con Dartagnan, nonostante le magie di Mago Merlino, e dove il tufo delle pietre e la frescura del castello ti avvolgono in un abbraccio fantastico e ti coinvolgono in una favola reale.

Al Castello di Lunghezza gli attori non sono attori, sono personaggi. Sono loro. Biancaneve è proprio Biancaneve, è lei, l’ho riconosciuta.castello di lunghezza

Anche Cenerentola, la strega, la fata turchina, sono proprio loro.
Saranno saltati giù dai libri e in qualche modo saranno arrivati a Lunghezza.
Al solito i personaggi maschili, invece, si saranno persi da qualche parte, non sono arrivati proprio tutti. Mancava qualcuno all’appello.

Il menestrello, per esempio, era un double face. Sotto la tonaca scura del cantastorie, si intravedevano due stivali a punta celesti. Ero rimasta un po’ perplessa dal look del menestrello, salvo trovare un senso quando, poco dopo, l’ho rivisto correre, senza tonaca, fiero e pronto a salvare con un bacio, la bella Addormentata.
Tra una storia e l’altra era anche IL Principe Azzurro, appunto.

Un elogio a parte spetta ai dialoghi, perché li ho trovati ideali per i bambini, soprattutto per quelli in età prescolare. La complicità richiesta da Pinocchio per le marachelle, il girotondo fatato intorno a Cenerentola, quello scoccare, tuonante, della mezzanotte erano a dimensione perfetta della loro immaginazione, che è poi quella alla quale dovremmo tornare ad accordarci tutti.

Ripenso poi a Capitan Uncino che ha avuto serie difficoltà a togliersi una caccola dal naso con la mano sbagliata: è bastata quella fantasiosa umanità a castello di lunghezzarenderlo, d’improvviso, più eroe del suo eroe e nemico acerrimo Peter Pan.

La fantasia supera la realtà al Castello di Lunghezza, ma se lasciata alla sorprendente immaginazione dei bambini supera anche la stessa fantasia.

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