Togliere il pannolino: scopriamo come farlo senza traumi

È arrivato il momento. Ce lo sentiamo e anche nostro figlio sembra pronto: via finalmente il pannolino!

Togliere il pannolino

Purtroppo a volte l’entusiasmo si scontra con delle difficoltà. Per fortuna però ci sono dei trucchi e dei consigli da seguire per rendere la transizione indolore, e questi trucchi e consigli ce li fornisce un grande pediatra, il Dott. Tommaso Montini, autore del best seller “Me lo dici in bambinese? ” in vendita su Amazon.

Quando va tolto il pannolino?

Per prima cosa, non abbiate fretta. In genere la capacità di controllare la pipì si acquisisce a due anni ed è questo il tempo di provare.

Non tentate di convincere i bambini dicendo che « si fa così »!

Mettetevi nel loro punto di vista: « Ma è così comodo farla senza pensarci due volte, dovunque! ». « Per quale motivo bisognerebbe trattenerla fino ad arrivare in questo strano posto, spogliarsi, sedersi o stare in piedi davanti a questo oggetto bianco che chiamano gabinetto, farla e…: “Attento a non bagnarti!”, e poi rivestirsi?! Tutto questo tempo perso per una cosa così semplice? Certo che questi grandi sono proprio strani! ».

Altra scena su cui riflettere dal loro punto di vista: « Guarda che cosa hai fatto! », « Che schifo! », « Che puzza! » ecc… « Oddio, che ho fatto? Che cosa orribile! Sono cattivissimo! Non la farò proprio più! E se proprio non ce la faccio e mi sta scappando… è meglio che mi nasconda dietro a questa poltrona… ». E ancora… « Quante storie con questa pipì e questa cacca! Ma non vedono che ora sono impegnato a giocare! Non posso mica interrompere sul più bello! »

Pensano male?

A due anni i bambini sono perfettamente in grado di controllare i loro sfinteri. Devono solo accettare il nuovo modo di usarli e possono farlo solo se la cosa è interessante, divertente e rassicurante. In una parola: gratificante.

Come togliere il pannolino senza traumi

Vediamo come possiamo fare per rendere lo spannolinamento interessante, divertente e rassicurante dal loro punto di vista: Interessante – « Guarda guarda: anche la mamma fa così, e anche il papà! E come fanno? Fammi vedere meglio… ».

Vi sembrerà strano ma la curiosità è un motore potentissimo che in questa fase può essere utile lasciar correre… Divertente – « Facciamo un gioco: sta uscendo la pipì? Evviva! Corriamo corriamo! Bravo! È uscita nel vasino! ». Non facciamo notare che in realtà era andata tutta a terra o sul divano!

« Il fatto » è una occasione di sorriso, di allegria, di complicità tra mamma e figlio. È una piccola gara che il bambino deve sentire di vincere ed è una occasione per sentirsi bravo e approvato. Dunque da un giorno all’altro il pannolino scompare e inizia il gioco!

L’insuccesso non va notato. Mai e poi mai sgrideremo il bambino se la fa a terra! L’esperienza deve diventare divertente e dobbiamo stare attenti a non trasformarla in una frustrazione. Per noi è sempre bravissimo!

Ovviamente da quando il gioco inizia, saremo vigili perché il bambino sia sorpreso quando sta accovacciandosi, proprio come si fa quando si gioca a nascondino e si è trovati nel nascondiglio!

Senza forzarlo si può anche andare a giocare a una certa ora (quando sappiamo che la pipì sta per arrivare) seduti, insieme sul… vasino! Magari noi sul gabinetto e lui, vicino, sul suo vasino.

Attenzione: a giocare! Non ad attendere con ansia un evento! Se poi la pipì o la cacca escono davvero dove vogliamo, allora… è un’apoteosi! Complimenti, premi, baci e abbracci speciali, festa generale, che deve provocare orgoglio e gioia nel bambino!

Rassicurante – « Qualsiasi cosa hai fatto… Bravo! È tutto normale ». L’evento ha avuto un effetto buono e il « dopo » è meglio del « prima »!

Gratificante – Se l’esperienza, nel suo complesso, sarà stata gratificante, il bambino la rafforzerà. La organizzerà nel suo comportamento e continuerà a ripeterla senza problemi!

È difficile? Come vedete il sorriso rende le cose facili!

Maria Elena, la mia bambina più piccola, vagava senza pannolino per la casa e, con la mamma, stava facendo il « nuovo gioco » del vasino che abbiamo descritto. A un tratto una distrazione: la piccola si accovacciò e uscì… una cosa nuova e strana: la cacca!

La bambina la guardò perplessa: mai vista una cosa simile! La pipì ormai era familiare, ma questa…! Spaventata, stava per iniziare a piangere quando la mamma, accortasi dell’evento, prontamente, con un sorriso, la prese in braccio e con tono trionfante disse: « Che bello! Brava! Hai fatto una pallina! ».

Non so come le venne l’espressione « pallina », che fu dettata dalla improvvisa necessità di sdrammatizzare un evento imprevisto, tuttavia il richiamo a una forma familiare legata a esperienze piacevoli, il sorriso e l’abbraccio che ne seguirono, cambiarono completamente la scena: la bambina, rassicurata, tornò a sorridere e accettò il gioco che lei, come tutti, potevano fare « palline! ».

Dopo qualche giorno, alla fine di un pranzo al ristorante, si ordinò il gelato: « Quante palline mettiamo? », chiese il cameriere. Maria Elena ebbe un sussulto e gridò: « Io non le voglio le palline! ».

Ridemmo di gusto. Abbracciammo la nostra piccola e mangiammo tutti insieme un bel gelato condito del sapore che solo la spontaneità dei bambini sa dare!

Qualche consiglio pratico

Fare la cacca o anche la pipì è un complesso meccanismo che comporta una coordinazione neuromotoria molto delicata.

Quando l’ampolla rettale si dilata, lo sfintere anale si rilascia e permette la progressione delle feci che sono spinte dalla peristalsi attivata a monte.

Nello stesso momento alcuni muscoli si rilasciano, alcuni si contraggono; alcuni sono controllati dalla volontà altri no, ma tutti obbediscono al sistema nervoso, che regola gli uni e gli altri in una perfetta progressione temporale.

Abbiamo accennato alla componente psicologica dell’atto, ma questa ne controlla solo una parte anche se importantissima, per il resto il meccanismo funziona da solo, ma dobbiamo avere alcune attenzioni per permettergli di assecondarlo semplicemente, come la natura ha previsto.

La prima è quella di far stare il bambino comodo e rilassato. In pratica egli deve stare seduto, poggiando i piedini e senza « sprofondare » sul vaso. Se infatti il piano perineale (il « sederino » per intenderci) è più basso di quello delle ginocchia e il bambino non può poggiare bene i piedi (come quando sta « appeso » sul nostro gabinetto), lo sfintere anale ha difficoltà a rilasciarsi per un problema meccanico.

Lo stesso succede se le cosce sono chiuse e non allargate (sempre quando è « appeso » sul nostro gabinetto): i muscoli che mantengono le cosce chiuse, infatti, sono controllati da centri nervosi che sono vicini a quelli che fanno contrarre lo sfintere anale. È quindi spontaneo per il bambino chiudere il « culetto » quando chiude le « coscette »!

Il riduttore migliora un po’ le cose, ma non basta se i piedi non poggiano bene. Per fare cacca infatti è ancora necessario contrarre anche i muscoli addominali (il cosiddetto « torchio » addominale) per « spingere », ed è molto più difficile farlo se manca l’appoggio dei piedi (per capire… provate!).

scaletta bambini bagno

Compriamo allora un bel vasino! Se, invece, ci piace il nostro water, prendiamo uno sgabello idoneo e poi applichiamo un corretto riduttore per dare al bambino la possibilità di sedersi senza difficoltà.

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