Fate la nanna…con la mamma

ImageQuando ero incinta di Sofia, la mia prima bimba, ho comperato Fate la Nanna di Eduard Estivill, su consiglio di una amica che me lo descriveva come miracoloso. L’ho letto due volte: in gravidanza e dopo il parto. Lo trovai interessante e praticabile.

Alcune cose in effetti sono interessanti, come ad esempio il fatto che ai neonati vada insegnato a distinguere fra giorno e notte, ovvero la nanna diurna può essere fatta con la luce, con rumori, con musica, mentre la nanna notturna deve essere fatta in un ambiente silenzioso, buio. Anche il principio secondo cui è bene abituare il bimbo a dormire senza aiuti esterni (carillon, mano della mamma, addormentamento in braccio).

Sono cose vere e ovvie, ma si scontrano con il fatto che in braccio hai un bambino REALE non un manichino!

Un bambino che può aver bisogno di coccole, cosa che da Estivill non è contemplata.

Un bambino che può avere difficoltà a dormire non perché non voglia farlo, ma perché non può, perché il suo sistema nervoso non è ancora sufficientemente maturo (cosa frequentissima), altra cosa che da Estivill non è presa in considerazione.

Il metodo Estivill si basa sul fare in modo che il bimbo si addormenti da solo.  Il bimbo piangerà, ovvio, allora torni da lui dopo 1 minuto di urla. La seconda volta torni da lui dopo 2 minuti di urla disumane. La terza volta torni dopo 3 minuti di urla strazianti. La quarta volta torni da lui dopo 4 minuti di pura isteria.

E non lo devi prendere in braccio, lo devi rassicurare a voce e poi uscire dalla stanza.

Avete mai sentito il vostro bambino che piange per 5 secondi? Moltiplicate questo istante che sembra eterno, per 12 fino a fare 1 minuto.

Il bimbo smette di urlare. La prima notte magari dopo 40 minuti. QUARANTA? La seconda dopo 30 minuti. La terza dopo 10 minuti.

La quarta notte non piange più.

E perché? Estivill sostiene che così si è insegnato al bimbo a dormire da solo. Io sostengo che si è insegnato al bimbo cos’è la rassegnazione, che tanto la mamma non arriva, tanto vale smettere di urlare. Che tracce lascia una cosa del genere? Io parlerei di TRAUMA.

Tornando alla mia esperienza.

Sofia era una bambina che dormiva di suo, non ho mai neanche dovuto pensare a come fare a farla dormire. Sofia dormiva di giorno sul divano, di notte nella culla in cameretta sua. Si svegliava, poppava, la cambiavo e mezza assopita la rimettevo in culla e così dormiva fino a mattina. A due mesi dormiva tutta la notte, ore 22—> 6. Poi dai 4 mesi ai 9 mesi si svegliava 1 volta per notte… da quel momento in poi, dai 9 mesi, non si svegliò più: dormiva tutta la notte.

Pensavo di essere stata brava io (no comment).

Arrivò Leonardo. Fin dalla prima notte in ospedale capii che la faccenda era radicalmente diversa. Alla terza volta che l’infermiera me lo portò dal nido, urlante, mi disse: "Signora, questo bambino ha bisogno della sua mamma, lo tenga qui e dormite assieme".

Non abbiamo mai smesso.

Io sono cambiata, ho cambiato pensiero, ho capito che la mia presunta bravura non c’entrava nulla, era un bimbo diverso, per molti aspetti molto più normale di Sofia!

Ho tentato, quando aveva circa 7 mesi, una volta, di lasciarlo nel suo lettino, di imporre il mio desiderio: ho sentito una disperazione così profonda nelle sue urla, una delusione così forte, un dirmi: "Mamma, perchè mi fai questo? Ho solo bisogno del tuo calore".

Basta. Leonardo ha sempre dormito dove dormiva bene: un po’ nel lettino e un po’ con noi. A volte solo con noi. Ora, a due anni, ha imparato, con il suo ritmo di apprendimento, a dormire da solo e a fare una nanna splendida di pomeriggio. Ha imparato a dormire e a gestire qualche risveglio nel suo lettino. Ha imparato a venire da noi quando ne ha bisogno o voglia e a dormire con noi, al sicuro e al calduccio.

Di Leonardo posso dire – e credo che si applichi alla maggior parte dei bambini – che in parte ha avuto e ha delle difficoltà serie e oggettive a dormire e a dormire da solo (per un periodo abbiamo usato anche il Nopron, sotto stretto controllo medico), e che in parte abbia solo voglia di stare con mamma e papà, di sentirci vicini. Vizio? Può essere. Ma per me un vizio che contempli le coccole e il calore sì può tranquillamente soddisfare, specie a 1 o 2 o 3 anni di età.

Un libro che vale molto più di Estivill? Genitori di giorno e di notte di Wiliam Sears. Consigliabilissimo.

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