Caro dottore, se i bambini hanno tosse, febbre, raffreddore chiamiamo il pediatra e…?
E quando il pediatra attiva la procedura sulla piattaforma ASL, in attesa di un riscontro, a volte dopo tanto tempo, come curiamo il bambino?
Cara signora… Che periodo! Mai vissuta una cosa così.
Lo so. Un pediatra che non può visitare un bambino è la perdita improvvisa di un riferimento importante.
Fa rabbia, e rapporti consolidati scricchiolano o addirittura di rompono!
Sembra assurdo che un medico possa temere per sé stesso e la sua famiglia!
“Dove è andata a finire “la missione” del medico?” “Ai miei tempi… allora sì che c’erano medici veri!”
Anche io sono in grande difficoltà.
Riflettiamo:
Un dottore è un papà o una mamma (sempre più spesso). Forse ha dei figli con problemi… Ha una età a rischio… E’ lui stesso un figlio di qualche genitore anziano… Probabilmente ha le sue malattie nascoste…
Semplicemente… ha paura!
Difficile vederlo senza camice.
Ma mai come ora è importante vederlo così.
Perchè?
Il pediatra di famiglia ha il suo studio che quasi sempre è solo una casa, all’interno di un condominio.
Non è in una struttura ospedaliera, costruita con criteri di edilizia sanitaria, sanificata in modo industriale da operatori dedicati.
Ha la sua mascherina (che si compra da solo), non tute spaziali da cambiare tutti i giorni, con cuffie e super visiere.
Il suo studio è aperto a tutti e la gente entra quasi liberamente…
In ospedale c’è un filtro e un triage esterno.
Non si entra senza un controllo!
Se “capita” un Covid in un reparto, l’intero reparto chiude per sanificare e si fanno tamponi a tutti!
Nello studio del dottore invece… Ingresso libero! Chissà quanti portatori entrano ogni giorno!
Ai medici ospedalieri si fanno tamponi periodici di controllo…
Al pediatra di famiglia no.
Se vuole, deve farseli fare da solo, privatamente a pagamento.
Il pediatra di famiglia è solo e deve vedere nello stesso posto malati e e controlli (e non può sanificare tutto dopo ogni visita!)
In Ospedale gli spazi possono essere differenziati e gli operatori diversi.
Forse in altre regioni è diverso. Questa è la realtà in cui mi trovo io.
Il Covid ha segni e sintomi del tutto aspecifici e nei bambini è spesso ancora più subdolo.
E allora? Fine dell’assistenza?
Assolutamente no!!!
Serve invece rafforzare più che mai il rapporto di fiducia. Io dico serve che “ci si voglia bene!”
Che significa?
Significa che io so che quando il mio dottore mi risponde a telefono, in quel momento sta facendosi realmente carico di me!
Sa che ho paura e sa dirmi cosa devo fare.
Al telefono? Si, al telefono.
Lui sa dirmi se, dove e quando serve un controllo ravvicinato e se il telefono non basta più.
E’ utile sapere che una telefonata con il dottore ha un valore legale e il dottore è responsabile di quanto consiglia o dice.
Una telefonata è una visita.
Il dottore lo sa e sa se può limitarsi a consigli o deve fare altro.
Certamente non lascia il suo paziente abbandonato da solo!
E allora: cosa dico io al telefono?
Guardiamo 4 cose:
1) Le condizioni generali (è abbattuto? non gioca? è poco reattivo? dorme sempre? è orientato?)
Nessuna malattia importante fa star bene!
Un bambino abbattuto merita attenzione. Un bambino che gioca e ride ci rasserena!
2) il colorito (è pallido?).
Per valutare meglio il pallore (il circolo)usiamo il refill capillare: Premiamo su un’ unghia.
L’unghia diventa bianca e subito dopo il rilascio della pressione torna rossa.
Se per tornare rossa impiega più di tre secondi (si conta così: milleuno milledue milletre… altrimenti diventano centesimi di secondo!) …diciamolo al dottore!
3) Il respiro e la tosse:
ok secca grassa notturna stizzosa… ma noi misuriamo la frequenza respiratoria (detto tante volte)!
Come si misura? Si fa mentre il bambino dorme.
Guardandolo e contando quante volte il pancino va su per ogni respiro.
Nel primo anno deve fare meno di 60 respiri a minuto
Fino a due anni meno di 50 respiri a minuto
Dopo i due anni 40 respiri a minuto
Se arriva o supera questi numeri diciamolo al dottore.
4) guardiamo la pelle (tutta).
ovviamente diremo al dottore se ci sono macchie o esantemi, ma quello che ci interessa di più sono gli eventuali segni emorragici (facciamo le corna).
Come si vedono?
Semplice!
Una macchia o un puntino? Premiamoci su con un dito.
Se il puntino o la macchia va via e poi torna rossa il sangue è nei capillari.
Se non scopare e resta fissa… Potrà essere tante cose, anche un neo, ma potrà essere un segno emorragico!
Quindi calma, ma diciamolo al dottore.
Tutto qui.
Queste 4 semplici osservazioni facili permettono di escludere la grandissima maggioranza (tutte?) delle cose importanti.
Si possono vedere anche solo guidati dal dottore al telefono?
Normalmente sono cose che vede lui, ma non possiamo imparare anche noi?
Io penso proprio di si!
Ci vuole calma, pazienza e alleanza con il dottore che mai come in questi giorni ha bisogno del sostegno dei suoi pazienti proprio come i suoi pazienti hanno bisogno del suo!