Buongiorno,
lavoro dal 2001 in una azienda agricola come addetta al settore commerciale (40 ore dal lunedì al venerdì, 8-16,30).
Da giugno di quest’anno sono stata trasferita nel settore agrituristico della stessa con cambio di orari e mansioni non indifferente. Sono diventata cameriera, magazziniera e cassiera con turni dalle 10 alle 19 dal lunedì alla domenica (il tutto non è mai stato messo nero su bianco) senza motivazione apparente. Hanno solo detto che so trattava di due mesi e che, visto il periodo, bisogna essere flessibili. Ho accettato ma sono già al quarto mese di lavoro e non intendono rimandarmi in ufficio.
Nel frattempo mi si è riacutizzato un problema al ginocchio, certificato sia dal medico di base che dall’ortopedico lastre alla mano. Quest’ultimo mi ha segnato anche risonanza magnetica al ginocchio e alla schiena per avere un quadro più ampio ma i tempi di fruizione di tali esami si allungano di oltre due mesi.
Ho prodotto i certificati medici ma … sembra che siano stati ignorati dall’azienda e sono ancora in agriturismo, dove svolgo mansioni di cameriera, magazziniera e cassiera che mi obbligano a stare in piedi per le otto ore.
Nel certificato prodotto c’è scritto che a causa della lombosciatalgia cronica per discopatia e deficit funzionale del ginocchio destro per sclerosi sottocondrale sui versanti esterni rotulei non posso stare a lungo in posizione eretta.
Vorrei sapere cosa posso fare dato che il ginocchio mi fa sempre più male.
Il 31. 10 chiude l’agriturismo.
Posso mettermi in malattia in attesa di qualche decisione da parte dell’azienda o devo continuare ad andare a lavorare zoppicando, con la ginocchiera e con il rischio di peggiorare la mia situazione? E poi… perché nonostante i certificati non è stato mandato il medico del lavoro?
Grazie
Trudina
Gentile signora,
se la situazione sanitaria è quella descritta, come medico le prescriverei senz’altro almeno 10 giorni di riposo e le suggerirei pertanto di farsi visitare dal suo medico curante e di inviare certificato di malattia, altrimenti la sua situazione peggiora senz’altro.
Io come medico del lavoro, se l’avessi visitata, avrei senz’altro prescritto delle limitazioni.
Poi subentrano i problemi di opportunità legati alla sempre più precaria situazione occupazionale attuale e che nel suo caso sono un esempio lampante: se lei mi dice che l’azienda "ha ignorato" precedenti certificati medici, ha continuato a mantenerla in questo posto di lavoro, non l’ha sottoposta – come avrebbe dovuto – a visita medica da parte del medico competente aziendale, e non le fa fare neanche un giorno di riposo, è evidente che non ha alcuna voglia di occuparsi del problema, sapendo che una sua eventuale protesta forse metterebbe a rischio il suo posto di lavoro…
Non mi va di mettere i panni del sindacalista, né di dare false speranze, per cui o affronta il periodo di malattia sperando che l’azienda prenda serenamente atto del suo problema, e lei contestualmente sia pronta a far valere i suoi diritti con organizzazioni sindacali, oppure stringe i denti fino al 31 ottobre, data in cui mi sembra che finisca questo tipo di attività.
Ad istinto mi sembra che un datore di lavoro così è meglio perderlo e che se l’azienda fosse stata veramente interessata a lei, se sarebbe venuta un po’ incontro in considerazione dei suoi problemi fisici.
Vedrà che anche se si stende per terra con il lavoro l’azienda per l’avvenire continuerà ad ignorarla.