Vetrofusione e lavoro a rischio

 
Buongiorno Dottore,

mi chiamo Stefania e sono una lavoratrice autonoma, un’artigiana che lavora il vetro.
Mi occupo di vetro fusione, nello specifico di lavorazione del vetro di Murano a lume. La mia professione mi appaga moltissimo e mi trovo impegnata al cannello circa due o tre ore al giorno. Ho scoperto con mia immensa gioia di essere incinta di sei settimane e sono molto preoccupata per le ripercussioni che la mia attività potrebbe avere sul feto.

A me sembra che la mia attività sia estremamente rilassante e mi metta di buon umore, ma la ginecologa mi ha consigliato di smettere almeno i primi tre mesi. Mi chiedo: ma è possibile che vada incontro a seri problemi lavorando un paio d’ore al giorno in un locale ben areato e con la mascherina? Ho anche valutato la possibilità di spostare la mia postazione all’aperto per evitare maggiori concentrazioni di monossido di carbonio. La commercialista inoltre mi ha detto che per le lavoratrici autonome non esiste nessuna possibilità di un eventuale congedo retribuito per attività a rischio. Insomma dovrei smettere di lavorare. Ma come dovrei vivere tutti questi mesi?

Grazie mille.

Stefania
 
 
Gentile signora, 
purtroppo l’esposizione in gravidanza al monossido di carbonio è causa di basso peso alla nascita (Ritz and You 1999).
Riporto, poi, da un articolo dell’altr’anno:
 
"I ricercatori della David Geffen School of Medicine presso l’UCLA (Università della California), guidati dal prof. John Edmond, hanno scoperto che al contrario di quanto creduto sino ad oggi, la placenta non protegge adeguatamente il feto dall’esposizione agli agenti inquinanti
Per stabilire questo, i ricercatori hanno sperimentato gli effetti del monossido di carbonio su modelli animali femmine e in stato di gravidanza. Questi sono stati esposti a 25 ppm (parti per milione) di monossido di carbonio nell’aria che respiravano. Un livello sino ad oggi considerato sicuro. 
Al termine dello studio e 20 giorni dopo che erano nati i cuccioli, questi sono stati esaminati ed è stato notato che quelli nati dagli animali che avevano respirato il gas soffrivano di stress ossidativo cronico, una condizione causata da un eccesso di radicali liberi o un’insufficiente concentrazione di antiossidanti.
I ricercatori hanno commentato gli esami sottolineando come lo stress ossidativo avesse danneggiato le cellule cerebrali causando un calo di proteine essenziali per un corretto funzionamento del cervello. Lo stress ossidativo è, tra gli altri, associato allo sviluppo di malattie e sindromi come l’Alzheimer, Parkinson e Lou Gerigh, la sclerosi multipla e altre malattie cardiovascolari. E questa condizione aggrava le patologie. 
Le conclusioni tratte dagli scienziati evidenziano come anche piccoli livelli di monossido di carbonio possano danneggiare lo sviluppo del cervello nei nascituri e auspicano che i politici possano rivedere i regolamenti che stabiliscono l’accettazione di determinati livelli di questo gas nell’aria.
Anche chi è già nato non è al riparo da rischi, ricordano i ricercatori, poiché il monossido di carbonio viene prodotto anche dal fumo di sigaretta, dal riscaldamento a gas e dalle stufe. Le concentrazioni di questo gas possono aumentare negli ambienti chiusi dove soggiornano spesso i bambini e gli anziani.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul "BMC (BioMed Central) Neuroscience".
 
Pur apprezzando, quindi, il suo entusiasmo professionale, non mi sento di dirle a cuor leggero che non possano esserci danni per il nascituro se la sua attività comporta anche due/tre ore al dì di vetrofusione (sarebbe come se fumasse per questo periodo di tempo), e condivido l’opinione del ginecologo.
In ogni caso auguri.
 
 

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