Travaglio di prova

 
Gentile Speranza,

mi chiamo Linda e le scrivo per avere alcune informazioni sul travaglio di prova.
Ho partorito la mia prima bimba (il 20/07/2007) con taglio cesareo per mancata dilatazione (distocia dinamica) dopo un lungo travaglio con tanto di stimolanti in vena (e 0 cm di dilatazione…).
Adesso aspetto un’altra bimba, sono di 17 settimane e la mia ginecologa, visto il motivo del primo cesareo, consiglia vivamente di procedere con cesareo programmato, visto che, secondo lei, sarebbe inutile e pericoloso tentare un parto naturale.

Io pensavo che "travaglio di prova" significasse tentare un parto naturale ovvero arrivare in ospedale con dolori o contrazioni o con le acque rotte (come la prima volta) e dopo qualche ora (ma non 26 come in precedenza), se la dilatazione non arriva, procedere con il secondo cesareo.
Questo sarebbe già molto importante per me, almeno lascerei alla mia bimba la possibilità di scegliere (in modo naturale) quando venire al mondo… Ma la ginecologa dice che comunque l’ospedale ha un protocollo da seguire per cui non si può procedere con un cesareo prima di 24 ore di travaglio (se non ci sono particolari complicazioni), ma io mi chiedo: perché aspettare così tanto se la dilatazione non dovesse "arrivare" nemmeno per questa volta?
Ho letto che lei lavora all’ospedale di Pontedera e io sono di Lucca. Come viene affrontato nel suo ospedale il travaglio di prova? 

La ringrazio per la sua attenzione e attendo sue notizie.

Linda
Carissima Linda,
per prima cosa vorrei chiarire che io purtroppo non lavoro a Pontedera, per ora non pratico come ostetrica in un ospedale. Ho fatto tirocinio però sia all’ospedale di Pontedera che in quello di Pisa. Per quanto riguarda la sua situazione, per come me l’ha descritta, mi pare che non ci siano particolari controindicazioni a un travaglio di prova, che significa esattamente quello che ha scritto, ovvero recarsi in ospedale al momento dell’inizio del travaglio e provare a far fare il suo corso alla natura. 
Ci sono però alcune cose che deve sapere: le donne che provano a fare un VBAC, ovvero un parto vaginale dopo un precedente cesareo, hanno un loro protocollo diverso da quelle che tentano un travaglio normale per la prima volta. Di solito i ginecologi sconsigliano di tentare un parto vaginale dopo cesareo perché le donne che lo provano devono essere seguite in maniera particolare, e soprattutto i medici non possono essere interventisti. Infatti queste donne non possono assumere ossitocina (lo stimolante per via venosa che le hanno dato all’ultimo travaglio), vanno monitorate attentamente, non possono fare l’epidurale, perché questa di solito blocca le contrazioni e porta a dover mettere l’ossitocina, che potrebbe aumentare il rischio di rottura d’utero. Inoltre ci sono davvero pochi ospedali in Italia che non sollevano particolari difficoltà a provare un travaglio dopo un precedente cesareo. In Toscana, che io sappia, uno di questi è l’ospedale di Massa. Se dovesse decidere di fare questo tentativo, credo che sarebbe il caso di andare a sentire là prima che da altre parti, per chiedere anche come fare al momento dell’inizio del travaglio. Per quanto riguarda l’ospedale di Pontedera non sono a conoscenza del protocollo in uso.
Sperando di esserle stata utile, 
Speranza 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.