Gentilissima Dottoressa
mi rivolgo a lei perché mia figlia Elena, a tre anni, non è ancora del tutto svezzata nel senso che mangia a pranzo soltanto pastina con omogeneizzato e, rare volte, con il formaggino, la mattina e la sera latte e biscotti, per merenda soltanto alcuni giorni mangia uno yogurt, altrimenti pane con la nutella. Riesce a mangiare la pizza solo se senza alcun condimento.
Vorrei chiarire che lei un pezzettino di carne o pesce in bocca non l’ha mai messo, non è che non vuole masticare o non le piace il gusto. Chiude la bocca e si mette a piangere impaurita solo al pensiero di mangiare altro. Ho esposto il problema a due pediatri, uno dei quali mi ha consigliato di farla mangiare alla mensa scolastica, ma il tentativo è fallito, l’altro non riusciva a capire come mai fossi così preoccupata e per rassicurarmi le ha fatto fare delle analisi dalle quali,in effetti, si evince che la bambina sta benissimo. È anche un po’ più alta della norma e come peso rientra nel 50° percentile.
Mi chiedo se è così normale che si rifiuti di mangiare ogni cosa (se non quegli alimenti indicati)? Io non sono una mamma apprensiva o di quelle che inseguono i figli col piatto in mano per ore o, ancora, che raccontano storielle mentre si mangia anche perché, le rare volte che ho provato a fare così, non ottenevo comunque risultati. Vorrei sapere come posso fare per farla aprire al nuovo, per farla almeno provare.
La ringrazio anticipatamente, Maria Rita
Gentile mamma, partiamo dalla consapevolezza che la bimba sta bene fisicamente, cresce ed è in salute: questo ci rassicura e ci fa affrontare il tutto con serenità. L’alimentazione di sua figlia è completa tranne che per frutta e verdura ed è forse questo l’unico neo a livello strettamente nutrizionale; potrebbe dunque concentrarsi sull’invogliare la piccola nei confronti di frutta e verdura, oppure trovare escamotage per inserirle nell’alimentazione di Elena (ad esempio una carota bollita e frullata amalgamata all’omogeneizzato di carne o una mela o pera frullata dentro allo yogurt, e così via).
Da un punto di vista strettamente legato al comportamento alimentare, meno la cosa vi riesce a preoccupare, meglio è: i modelli alimentari sono individuali e per quanto possano sembrare strani, non vanno contrastati direttamente e in quanto tali; semmai è invece utile avviare, se non lo avete già fatto, una riflessione sull’atteggiamento generale nei confronti delle novità, non alimentari, legate alla relazione e all’esperienza.
Come affronta Elena le proposte di nuove esperienze, giochi, attività? Come si pone di fronte ai pari e ad altri adulti? Il comportamento alimentare spesso rispecchia il tipo di atteggiamento, più o meno manifesto, nei confronti della vita socio-affettiva e dunque agire su quest’ultima per favorirne lo sviluppo può agevolare anche il rapporto col cibo.
Tenga comunque conto che se per Elena il cibarsi non è un problema, pur con le modalità sue proprie, non deve diventarlo né per è stessa né per voi genitori. Se la bambina gradisce la frequenza all’asilo, potete far fare una richiesta dal pediatra affinché la mensa scolastica prepari un menù ad hoc per lei (una sorta di dieta morbida per bimbi con proemi ai dentini potrebbe avvicinarvisi, io l’ho fatta preparare per mio figlio e non ho avuto problemi di sorta).
Cari saluti, Chiara Rizzello