Irascibilità a 23 mesi

Gent.ma Dottoressa Chiaretta,

Le scrivo per porLe un problema del mio bimbo di 23 mesi. Fin dall’età di 7 mesi ha frequentato il nido con un inserimento "lampo", è un bimbo socievole e che a scuola non dimostra comportamenti aggressivi verso i compagni.

Fatto sta che l’educatrice che lo segue da più di un anno, mi ha fatto presente che è un bimbo buono, se non fosse per delle scenate che fa per un nonnulla, si butta per terra urlante. Per esempio, la mattina danno a tutti i biscotti e lui se vede che chiudono la scatola, si butta per terra e piange disperato.

Queste scenate le ha sempre fatte, con noi, con la nonna, e ho cercato dove possibile di ignorarle mentre mio marito perde la pazienza più facilmente. Ora una zia (madre di due bimbi), mi ha fatto notare che lui ci tiene in pugno e che siamo troppo accodiscendenti, in parole povere che lo abbiamo viziato, che si vede che è furbo, mentre la maestra mi ha detto che è anche carattere, infatti fin da piccolo si arrabbiava per nulla.

Io ci sono rimasta molto male, trovo sia giusto confrontarsi con altre mamme ma in questo campo non esistono bacchette magiche, ma forse gli altri vedono realtà che per noi diretti genitori son difficili da accettare.

Pensavo, e ho bisogno di un consiglio, che parlandogli cercando di calmarlo, non fosse un metodo remissivo, ma allora come insegnarli ad avere pazienza? Ho attuato un angolo del castigo ma anche se le urla durano un secondo, in quell’istante nulla lo placa e sembra che non mi ascolti. Io non credo, a differenza di mio marito, che urlandogli contro o dandogli un piccolo scapellotto si plachi quell’istante, credo altresì che prendendolo in braccio parlandogli possa essere un buon metodo, ma ora sono in confusione…

Ha ragione la zia? Ha ragione mio marito? Insomma, ci sarà pure una strada coerente da seguire? Mi può aiutare? Non so davvero se il mio comportamento possa aumentare queste crisi e se non lo stia davvero viziando troppo.

Grazie e spero di essere stata chiara.

Cara mamma Serena,

da ciò che mi racconta io sarei più propensa ad interpretare il comportamento di suo figlio in linea con quello della maestra del nido e ad appoggiare il suo (per suo, intendo materno) modo di affrontare questi momenti, ossia pazientando e lasciando sbollire la rabbia.

In un quadro in cui il bambino è buono, socievole, non ha evidenti problemi di comportamento e gli episodi sono circoscritti, mi pare proprio che non si debba generalizzare ed estendere la cosa a presunti "vizi" familiari, come invece ha fatto la zia.

I cosiddetti vizi, sempre che si riesca a definire in cosa consistano, non necessariamente avrebbero questo effetto e non avrebbero soprattutto questo solo effetto. Punire non serve a nulla, in un momento di frustrazione già alto per il bambino, per lui difficile da affrontare con se stesso e nel gruppo.

Siate fermi nella regola, non fatevi manipolare da queste "scenate", ma contemporaneamente siate tranquilli quando succede, molto neutri e restate in attesa che passino. Crescendo, quando avrà la capacità di parlarne con voi, iniziate, in momenti tranquilli, a farlo riflettere su se stesso e a trovare insieme soluzioni per superare il disagio, che prima di tutto è del bambino.

Spero anche io di aver risposto in modo chiaro.

Chiara Rizzello

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