Gentilissima Chiaretta,
io e mio marito ieri abbiamo saputo da nostra figlia (ha 16 anni), che l’ha fatto! Si riferiva al rapporto sessuale completo con un ragazzo suo coetaneo, con il quale si sono lasciati dopo solo un mese e con il quale stava da soli pochi giorni.
In seguito al suo sfogo per essere stata lasciata, si è lasciata andare a questa totale confessione che ha letteralmente buttato a terra, nell’angoscia più profonda, me e mio marito. Tempo fa la vedevamo sempre chiusa, nervosa e con poca voglia di uscire e in estate siamo stati contenti quando usciva con il gruppo dei suoi amici, ci parlava di questo ragazzo ma facendoci capire che si stavano frequentando come amici e non abbiamo mai sospettato che potesse andare oltre al semplice bacetto, lei che non aveva mai avuto un ragazzo sino ad allora.
Adesso sono qui a chiedermi in cosa ho sbagliato come mamma, se dovevo capire prima e prevenire con avvertimenti più mirati e soprattutto come fare ad aiutare mia figlia (oltre che con il dialogo che dopo la sua confessione c’è stato) a superare questo momento della sua vita, che ho paura possa incidere in modo traumatico nel suo futuro, soprattutto affettivo: mi ha detto infatti che lei non si innamorerà mai e che anche quella volta forse non si trattava di amore! Ma chi è questa mia figlia?
Perché non ha capito il male che si stava facendo? Come ho potuto non pensare che fosse in pericolo? Se in qualche modo mi può aiutare gliene sarò grata, perché ho una fitta al cuore che non mi fa quasi respirare.
Grazie,
mamma angosciata
Cara mamma,
l’angoscia da lei descritta e provata è un sentimento che accompagna qualsiasi genitore di ragazzi adolescenti: il bambino che era nostro figlio, repentinamente ci appare uno sconosciuto tanto è cambiato improvvisamente.
Pensi che è la stessa sensazione che prova sua figlia nei confronti di sé stessa e comprenderà bene che maggiore della sua angoscia è quella della ragazzina. L’adolescenza è periodo di frammentazione dell’identità infantile per una ricomposizione in un’identità adulta e matura, ma durante questo periodo si fatica a vedere una continuità tra i due aspetti della persona. Confusione, smarrimento, senso di perdita e paura del futuro, li vive lei e li vive sua figlia.
Ma in tutto questo ci sono cose positive che è bene non dimenticare. Innanzitutto, ciò che voi genitori avete costruito in termini di educazione e affetto: non è perduto ma sta concorrendo, sebbene in modo invisibile, a formare l’adulto di domani.
Un’altra cosa molto bella è la fiducia che la ragazza ha voluto riporre in voi, confidandosi, e un ulteriore elemento positivo è che la reazione alla fine della relazione di affetto con quel coetaneo è normalissima. Noi genitori, come sostiene Bruno Bettelheim in Un genitore quasi perfetto (libro che consiglio sempre di leggere) dovremmo ricordarci un po’ di più degli stati emotivi personali, affinché possiamo affiancarci a quelli dei nostri figli con empatia.
Empatia non significa adesione (ed è per questo che la sua angoscia andrebbe mitigata), ma un rispecchiamento attenuato delle emozioni filiali, di modo che, attraverso la sintonia emotiva, possiamo condurli fuori dal marasma emozionale, che è il loro e non più il nostro.
Le consiglierei di non focalizzarsi tanto sul rapporto sessuale completo, a questo scopo, ma sugli aspetti simbolici e psicologici di una relazione d’amore tra adolescenti. Sarebbe infine utile che orientasse la ragazza verso un servizio di educazione sessuale consultoriale per offrirle le basi sanitarie utili affinché l’atto sessuale, se c’è, sia svolto in modo sicuro per entrambi. Questo ovviamente se non se la sente di farlo lei o la ragazza è a disagio.
Una buona educazione sessuale e affettiva familiare evita tanti scivoloni e certamente rinforza il dialogo tra generazioni: tra gli adulti di oggi e quelli di un domani vicino e prossimo, i figli adolescenti.
Con vicinanza,
Chiara Rizzello