Non mi ascolta quando le parlo

Buongiorno,

innanzitutto complimenti per questo nuovo spazio che sarà utilissimo.

Vorrei chiedere un consiglio per il comportamento della mia bambina di quattro anni che praticamente non mi ascolta quando le dico le cose.

Le dico: vieni a lavarti i denti, e lei risponde "dopo vengo, aspetta"; le dico non fare così (quando fa un qualcosa che non deve fare) e lei mi sfida: mi guarda con la coda dell’occhio e continua a farlo aspettando la mia reazione.

Ho provato con le punizioni, pertandole via un gioco o una delle sue bambole preferite ma non cambia nulla. Sicuramente sbaglio qualcosa, ma non capisco cosa, mi dia un aiutino: dove sbaglio?

Grazie

 


 

Buongiorno a Lei e benvenuta sul sito e in questo spazio.

Da ciò che mi scrive, mi pare invece che sua figlia ascolti benissimo ciò che lei le dice, sia quando le risponde in modo adeguato come nel primo esempio che riporta, sia quando la guarda in modo diverso facendo intendere che ha capito benissimo cosa le è stato detto.

Il problema è che sua figlia non esegue ciò che le viene richiesto o non smette di fare qualcosa di sbagliato se ripresa. Sicuramente questi comportamenti contemplano in sé un fattore legato al senso di autonomia e di ribellione che ogni bambino prima o poi è sano che sperimenti.

Io credo però che sia forte anche una componente legata alla scarsa comprensione di motivazioni che non sempre vengono esplicitate ai nostri figli; diamo a volte per scontato che essi capiscano i motivi per cui viene loro richiesto o vietato qualcosa, mentre al contrario la costruzione di un buon apparato motivazionale nel bambino è un processo lungo e che soprattutto richiede un intervento diretto ed esplicito dei genitori.

Utile quindi sarebbe chiedere alla bambina di lavarsi i denti dopo averle spiegato il perché bisogna lavarli (dilungandosi sulla faccenda in momenti sereni e possibilmente non nel momento preposto al lavaggio), cosa accade se sono sporchi e si cariano, eccetera. Altrettanto utile l’uso di favole e storielle reperibili in commercio o di invenzione familiare.

Parimenti, nel porre divieti, bisognerebbe spiegare che ogni comportamento ha delle conseguenze e quali siano quelle derivate da ciò che sta facendo, incentivandola a non farlo non per timore di un rimprovero o di una punizione ma per il comportamento dannoso per sé o per gli altri. È un lavoro lungo e faticoso questo, ma che da buoni risultati.

Saluti,

Chiara Rizzello

 

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