Problema mio o suo?

 

Gentile Chiara,

vorrei avere un consiglio su un problema con la mia bimba di tre anni, problema che sta assumendo le dimensioni di un conflitto.

Breve descrizione del soggetto: vivace, testarda, arguta, con le idee chiare, perfettamente in grado di vestirsi e mangiare da sola, entusiasta della scuola materna. Spannolinata a metà.

Il problema è qui, gestisce benissimo la pipì, non usa il pannolino di notte, ma non è in grado di gestire la cacca.

Quando ha lo stimolo chiede il pannolino, se cerco di convincerla a provare a farla sul water urla isterica, se ce la metto io si irrigidisce; le DUE volte che l´ha fatta normalmente ha pianto di terrore nel momento dell´evacuazione, ma non è servito nelle volte successive l´averla elogiata a non finire.

Da questi atteggiamenti estremi ho desunto due cose:

– la tipica paura di perdere un pezzo di sé;

– è pure una furbetta perché con il pannolino riesce a non interrompere le attività che sta svolgendo.

Sul secondo punto provo a costringerla a stare in bagno almeno in quel momento, chiaramente non ci riesco; ho almeno ottenuto che non mangiasse, almeno per farle capire che è un´attività da svolgersi in contesto limitato.

Il fatto che mi duole di più è che io non sto affrontando bene questa situazione, perdo troppo facilmente la pazienza di fronte al suo intestardimento e da qui nasce il conflitto. Nemmeno essere abbastanza consapevole che è una fase, che sarà lei a dirmi quando è pronta mi aiuta, anche perché non vedo miglioramenti graduali.

Mi sento esausta e sconfitta, non so come affrontare serenamente questo piccolo grande problema.

Grazie per la cortese attenzione, Milena.

Gentile Milena, sono molto sollevata dal titolo che lei stessa ha dato alla sua mail, scrivendomi e raccontando quanto sta accadendo nella vostra famiglia e tra lei e la bambina. Infatti molto spesso possiamo renderci conto, ed è utilissimo per tutti se ciò accade, che molti di quelli che noi crediamo problemi del bambino per lui non lo sono affatto, mentre rappresentano un grande problema per l’adulto. Riuscire ad operare questa distinzione è essenziale per la risoluzione del disagio, perché ci consente di andare a "lavorare" su chi è il vero portatore del problema.

Per entrare nel merito, si tratta davvero di un conflitto con toni accesi, quello tra la mamma e la bambina, che ruota attorno al tema della cacca, del trattenere e dell’espellere. Ora, per espellere la cacca ci vuole molta fiducia, rilassatezza, e tranquillità. Ci vogliono tempi lunghi, ma soprattutto bisogna non sentirsi in lotta con l’adulto su questo, perché allora il trattenerla diventa un arma potentissima che ha il bambino per tenere in scacco la mamma, i suoi comportamenti, le sue emozioni.

È in pratica ciò che sta facendo sua figlia, ma non posso darle torto, cara mamma, perché l’apprensione che percepisce è sicuramente eccessiva. Si chieda più che altro perché lei non riesce a tollerare il pannolino, o il fatto di fare la cacca mangiando. Sono spesso le limitazioni che si pongono e pongono gli adulti, condizionati pesantemente dalla cultura di appartenenza, a limitare la spontaneità dei bambini. Se sua figlia non ha problemi di stitichezza le consiglierei dunque di deporre le armi, anche e soprattutto dentro di sé, e lasciarla fare, in tutti i sensi.

Ci vorranno un po’ di settimane, forse qualche mese, perché dimentichi che attorno alla cacca ruota un conflitto con la mamma, e spontaneamente, quando è pronta, scelga dove e come farla. Per il bambino abbandonare la sua cacca è una cosa delicatissima davvero, perché quell’oggetto tanto detestato dall’adulto per lui rappresenta una parte di sé. Cerchiamo dunque di rispettare questo sentimento come rispetteremmo e rispetteremo tutti gli altri sentimenti dei nostri figli in futuro, benché non ci appartengano.

Cordialmente, Chiara Rizzello

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