È un “monello”: che fare?

 

Gentilissima Dottoressa, buon pomeriggio.

Sono Paola, la mamma di Sebastiano, 2 anni e 8 mesi.

Il mio piccolo è stato precoce in ogni progresso, dalle chiacchiere al camminare, al…divenire Monello!

Si si MONELLO è il termine giusto per definirlo. ʺUna ne pensa e cento ne faʺ non è solo una celebre frase: è lo stile di vita di mio figlio.

Premetto che sia io che mio marito lavoriamo e giornalmente non siamo presenti contemporaneamente per via di turni. Il problema del momento è uno solo: Sebastiano è proprio manesco e non ascolta i rimproveri.

Ovunque siamo e a chiunque si permette di fargli notare un "errore" lui risponde con schiaffi, morsi e pedate. Questo mi crea non pochi disagi. In primis perché pur rimproverandolo, non accenna a fermare la sua ira ed in secondo luogo perché siamo privi di uscire perché finiremmo per fare solo cattive figure.

Sebastiano è estremamente intelligente e capisce molto bene ciò che gli diciamo. A volte và proprio oltre ai ragionamenti che facciamo intervenendo in discorsi con frasi che ci lasciano a bocca aperta. Parla ormai chiaramente da quando aveva 15 mesi.

Importantissimo: per problemi di salute ha frequentato l’asilo solo 2 mesi quest’anno. E anche lì è stata dura per sopraggiunti episodi di "pavor nocturnus".

Io Le chiedo di aiutarmi a capire come rispondere ai suoi momenti di estrema monelleria. Sgridarlo? Non basta. Rispondere con una pacca sul sedere non lo spaventa minimamente. Il nostro è veramente un messaggio di S.O.S.. Mi chieda qualsiasi cosa per capire meglio e conoscere meglio SEBASTIANO.

Grazie! Saluti cari.


Cara mamma,

la prima cosa che vorrei dirle è di non temere di fare "cattive figure" in giro a causa del bambino e delle vostre reazioni al suo comportamento: la maggior parte dei bambini di quest’età attraversa la fase detta dei "terrible two" o altrimenti detta "età del NO". E se il periodo tra i 24 ed i 36 mesi ha queste denominazioni, è perché siamo totalmente nella norma.

È normale un atteggiamento di sfida, un contrapporsi appositamente, una ricerca del conflitto, un sondare i limiti ed i confini, le reazioni genitoriali. Acquisita ormai l’autonomia motoria, il bambino comprende di poter godere anche di capacità decisionale e autonomia comportamentale e mette in atto vere e proprie prove di forza per vedere cosa gli è concesso e quali sono le reazioni di papà e mamma.

L’asilo è utilissimo in tal senso, e quando la salute lo consente, è bene frequentarlo qualche ora tutti i giorni. Per ciò che riguarda la vita familiare, non sentitevi in scacco, né in suo potere, anche se so per esperienza che in certi momenti è proprio come ci si sente.

Cercate di razionalizzare, di ragionare sul fatto che è comunque un bimbo di due anni o poco più e che soprattutto necessita di regole e fermezza. Impeditegli di fare le cose pericolose e mettetevi d’accordo tra voi due genitori sulle poche regole su cui non transigere.

Il resto va raggiunto con tanta pazienza e mediazione, con un affetto caldo ma fermo e se necessario con l’allontanamento fisico (senza scapaccioni) del bambino dalla situazione o dell’oggetto del contrasto.

Tenga conto che è una fase destinata a terminare e che il vostro bambino non diventerà un adulto capriccioso ed insolente solo perché adesso è così.

Se parla chiaramente e dunque comprende i discorsi, utilissimo fornire spiegazioni chiare, precise articolate. Regole, conseguenze, divieti ed alternative positive. E mai fargli capire che col suo comportamento vi tiene in pugno, perché lui in realtà chiede proprio il contrario, cioè di vedere quanto i genitori possano contenerlo e dargli dei limiti rassicuranti, il famoso NO che aiuta a crescere organizzando il mondo.

Stia serena, Chiara Rizzello

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