Buongiorno Dottoressa
il mio bimbo ha ormai quasi un anno e da quando ha iniziato il nido (circa 4 mesi fa), la qualità del suo sonno sta peggiorando di mese in mese.
Siamo arrivati al punto di essere svegliati di notte ogni 20 minuti e la situazione è diventata realmente insostenibile per noi genitori.
Risvegli spesso accompagnati da pianto, e riaddormentamento quasi esclusivamente in braccio mentre fino a qualche mese fa bastava qualche sorso d’acqua per fargli riprendere sonno.
La cosa strana è che di giorno il bambino sembra sereno, non piange quando lo lascio al nido e quando vado a riprenderlo sembra tranquillo.
Di notte sembra trasformarsi e non riusciamo davvero a capirne le cause.
E’ vero che da quando frequenta il nido si ammala molto spesso, ma il suo disturbo credo sia più legato a fattori psicologici che non fisici.
Sta di fatto che noi genitori non dormiamo da mesi e il fisico inizia a risentirne in modo importante.
Ha qualche suggerimento da darmi?
Probabilmente l’ansia che ha il bimbo in seguito alla sua nuova esperienza di comunità e di ambiente nuovo, viene da lui elaborata di notte e inconsciamente più che espressa di giorno. Questo succede più facilmente nei bambini che ancora non parlano rispetto ai bambini che possono esprimersi a parole raccontando le loro emozioni ai genitori. Un anno di età è comunque un periodo difficile perché il distacco dovuto all’inserimento al nido si somma al distacco dalle braccia materne sperimentato quando iniziano i primi passi
A questo si aggiungono i primi malesseri: difficoltà a respirare, tosse, muco e così via, sensazioni nuove, magari mia sperimentate prima e tutto crea disagio. I risvagli notturni sono un richiamo di attenzione, uno scarico di emotività e un bisogno di coccole e di rassicurazione. Non hanno altra terapia che le coccole rassicuranti e ben gestite, perché comunque il bambino deve imparare piano piano una certa autonomia emotiva e una capacità di autoconsolazione. Di solito, la prima fase di inserimento al nido, in un bambino emotivamente equilibrato, dura fin dopo Natale e già a gennaio, febbraio, dovrebbe essere superata. Per imparare l’autoconsolazione si può abituare il piccolo all’oggetto transizionale da tenere nel lettino e si può cominciare ad accorrere ai suoi richiami notturni lasciando passare, notte dopo notte, uno o due minuti di più ogni volta in modo da dare tempo al piccolo di trovare la sua consolazione se non altro per stanchezza e sonno. Non bisognerebbe prenderlo in braccio se non in casi estremi: il bimbo dovrebbe imparare a farsi bastare alcune carezze, una ninna nanna, un po di acqua nel biberon che può essere lasciato nel lettino in modo da abituarlo a prenderselo da solo. Ma al di là di tutto ciò, l’arma vincente è solo la pazienza. Ben presto il nido diventerà la sua seconda casa, si creerà una routine giornaliera e il bimbo ritornerà sereno, piccoli malanni a parte che, purtroppo, sono inevitabili.