Risvegli dovuti ad intolleranza al latte vaccino

Gentile Dott.ssa Daniela,
Sono la Mamma di Teresa, diciotto mesi e mezzo, e le scrissi alcuni mesi fa circa l’uso del Nopron per la piccola che, compiuto un anno, aveva iniziato a dormire poco, senza problemi di addormentamento ma con risvegli così frequenti da svegliarla del tutto e non dormire più la notte.
Nonostante avessi iniziato ad usare il Nopron rimasi però intenzionata a ricercare la causa di questo problema. Dopo lunghe discussioni con le altre Noimamme, ci sembrò plausibile l’ipotesi di una intolleranza al latte vaccino, che avevo iniziato a dare a Teresa proprio a 12 mesi.
La mia pediatra tuttavia non abbracciò questa tesi, e mi disse di continuare con il Nopron, senza peraltro fare altre indagini sullo stato di salute della bambina.
In questi 4 mesi di somministrazione, sono andata via via diminuendo la dose, fino a sospendere del tutto 10 giorni fa. Contemporaneamente però, ho eliminato dalla sua dieta latte vaccino e derivati, passando a quello di capra.
Ora mia figlia dorme tutta la notte, ad eccezione, e questo anche durante l’uso del Nopron, di alcuni giorni in cui, essendo fuori casa, aveva mangiato formaggi come ricotta o mozzarella (in preparazioni quali ravioli o sulla pizza). In quelle sere, il suo sonno era disturbato da pianti violenti e improvvisi, e da un’agitazione continua nel letto. Ho riprovato anche a casa con piccole dosi di latticini, con lo stesso risultato.
Non credo che si possa solo più pensare ad una coincidenza, e vorrei sapere cosa devo fare ora, a quali esami sottoporla per avere conferme.
Inoltre, se si trattasse veramente di un’intolleranza al latte vaccino, vorrei sapere se si può prevedere come evolverà, se è una cosa dell’infanzia o se se la porterà tutta la vita, e quali atteggiamenti adottare di conseguenza.
La ringrazio molto per la costante disponibilità!

Marika

Cara Marika,

l’intolleranza al latte vaccino e derivati è ovviamente più che probabile nel caso di Teresa. Stabilirlo con prove oggettive, oltre alla dieta da sospensione che hai già attuato con successo, è invece più problematico perché non resta che decidere di fare le prove allergiche specifiche, ma esse danno risultati positivi o quantomeno probanti solo dopo il secondo anno di vita e solo se la bimba soffrisse di vera allergia alle proteine del latte vaccino, che è cosa diversa dalla intolleranza. L’allergia, infatta, è lo scatenamento di tutta una serie di sintomi sia gastrointestinali come dolori addominali e diarrea, sia cutanei come eczema o dermatiti varie, sia respiratori come rinite o asma o bronchiti ripetute e infine anche comportamentali come agitazione e insonnia, dovuto alla presenza nel circolo sanguigno di anticorpi specifici di tipo IgG, IgE, e di altre sostanze particolari che sono ben dosabili nel sangue e permettono facilmente una diagnosi corretta. Si parla di allergia extra-cellulare.

L’intolleranza, invece, ha sintomi più subdoli e sfumati, per es. la sola agitazione psicomotoria e l’insonnia nel bambino e mal di tasta, gonfiori vari e malessere vago nell’adulto. Non vi è movimento di sostanze cosìdette extra-cellulari, quindi le analisi del sangue specifiche per le allergie risultano negative. L’unica evidenza certa resta quindi la riduzione o scomparsa dei sintomi dopo sospensione dell’alimento nella dieta e la loro ricomparsa dopo reintroduzione dell’alimento incriminato.

Tu queste prove le hai già fatte molto intelligentemente e i risultati li hai già constatati. Allora ti consiglio questo: sospensione assoluta di latte vaccino e derivati fino al compimento del secondo anno di vita o comunque almeno per 4-6 mesi dopo l’ultima reintroduzione dell’alimento che ha scatenato i sintomi. Poi puoi decidere due comportamenti: il primo è la reintroduzione del latte vaccino a dose piena per vedere cosa succede e se i sintomi di intolleranza si ripresentano. Il secondo comportamento è quello di aspettare qualche altro mese senza latte vaccino e derivati e riprovare poi la sua reintroduzione nell’ottica di una dieta desensibilizzante, cioè pochissima quantità all’inizio e aumento molto graduale settimana dopo settimana. Esempio: primo giorno, un solo cucchiaino di latte vaccino, giorno successivo nulla, terzo giorno altro cucchiaino di latte vaccino.

Se non succede nulla, un cucchiaino di latte vaccino ogni giorno per una settimana, poi due cucchiaini per altri 7 gg e così via fino a mezzo bicchiere poi un bicchiere ecc. Ammesso che tutto vada bene, si lascia un bicchiere al giorno di latte, prima bollito o a lunga conservazione poi fresco e si inizia l’introduzione di qualche formaggio con lo stesso criterio quasi omeopatico. Settimana dopo settimana l’alimentazione diventerà quindi senza restrizioni, sempre che continui ad andare tutto bene, tenendo comunque presente che per la tua bimba latte e derivati, intendendo per derivati soprattutto i latticini o comunque qualsiasi cibo che contenga siero di latte, non saranno mai cibi da dare se non con parsimonia e magari neanche tutti i giorni della settimana.

La loro reintroduzione graduale ha due scopi: il primo è quello di tentare una desensibilizzazione casalinga, il secondo è quello di capire, una volta per tutte, se la bimba è veramente intollerante in modo serio, e quindi non deve mai reintrodurre il latte, o solo intollerante in modo transitorio, che migliora cioè con la crescita, o in modo parziale, che può tollerare, cioè, solo piccole quantità di latte e derivati senza problemi, ma di più non riesce. Tutte queste prove le puoi fare benissimo tu senza un particolare supporto medico, ma comunque essere affiancata da un bravo pediatra di famiglia ti conforterebbe e ti sosterrebbe nei tuoi ragionamenti e nelle conclusioni da trarre. L’occhio di mamma e le intuizioni di mamma non vanno comunque mai sottovalutate, riescono ad essere un aiuto validissimo per il pediatra che deve svolgere la sua professione sempre a fianco a mamma e bambino e mai sovrapponendosi o dettando legge, come spesso accade. Un caro saluto, Daniela

P.S. Ricorda che il solo apporto di latte di capra e formaggi di capra rende la dieta del bimbo carente di acido folico, che va quindi dato a parte, anche una sola volta alla settimana, come da prescrizione del tuo medico. L’acido folico si trova comunque in tutte le verdure a foglie larghe.

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