Risvegli notturni: problemi di salute o maggiore autonomia?

Salve,

mio figlio 7 mesi (11 Kg, 76 cm) cresce più che bene e da circa un mese fa 4 pasti: mattina e sera latte artificiale e biscotto, pranzo con pastina passato di verdure carne e frutta, merenda con pappa lattea di riso o yogurt.

Ogni tanto prende il mio latte ma per non più di qualche secondo come conforto. Il nostro problema è che lo abbiamo addormentato sempre in braccio e fatto dormire nel lettone da quando è nato (ricoverato 2 notti alla nascita per ittero oltre 23).

Di giorno dorme poco e si addormenta con difficoltà e quando non si sveglia appena lo posiamo nel letto, lo fa dopo neanche 20 minuti, urlando e piangendo. La sera si è sempre addormentato verso le 20 (sempre in braccio) e dormito più o meno tranquillamente fino alle 24.

Dopo di allora si sveglia ogni ora ora e mezza, con pianti e lamenti che durano anche pochi secondi e lo devo prendere in braccio, dandogli il seno o abbracciandolo (non beve quasi mai acqua). Comunque sembra non dormire mai a sonno pieno e la mattina dalle 5.00 in poi inizia un lamento continuo, con occhi chiusi che finisce solo quando ci alziamo.

La pediatra dice che sono i denti. Noi non siamo convinti. A luglio siamo andati a fare l’esame impedenziomentrico e non lo hanno potuto terminare perché c’era molto catarro. Adesso dovremmo farlo nuovamente ma la pediatra dice che non ce n’è bisogno.

Secondo lei dipende dalle orecchie e dal possibile catarro? Come faccio a capire se ha catarro? (io pensavo che il catarro si avesse in gola non nelle orecchie).

Grazie


Le otiti catarrali croniche sono eventi frequenti nei bambini e il periodo della dentizione favorisce la produzione di abbondante catarro dall’epifaringe che in posizione sdraiata, invece di scivolare nello stomaco, si accumula nell’orecchio; quindi un catarro tubarico non sarebbe da escludere ma non è detto che sia per forza responsabile dei disturbi del sonno del bimbo.

Per questi ultimi, una volta escluso, come credo, che il bimbo abbia qualche problema neurologico legato alla sua importante iperbilirubinemia neonatale, bisogna modificare le abitudini prese finora e insegnare al piccolo a dormire nel suo lettino e soprattutto ad addormentarsi nel suo lettino, naturalmente con la presenza partecipativa di qualcuno vicino a lui.

Se, poi, potesse dormire nella sua cameretta, molti dei risvegli, o forse solo semi risvegli, notturni potrebbero passare inosservati perché semplicemente non sentiti dai genitori se si traducono in semplici lamenti che non interrompono completamente il sonno.

Io non escludo che i ricoveri che ha dovuto subire siano stati un trauma anche se all’epoca era molto piccolo, ma anche se fosse così, la soluzione al problema dell’addormentamento non cambierebbe molto e quello che può fare il genitore è comportarsi in modo che il piccolo impari a ridurre gradatamente la forte dipendenza che ora lo lega alle braccia della mamma ed allo stretto contatto con lei per trovare piano piano dentro di sé la consapevolezza di essere capace di "cavarsela da solo" almeno in alcuni piccoli momenti critici.

Il co-sleeping nel lettone e l’abitudine di addormentarsi in braccio non aiutano questa autonomia, anzi e quindi qualcosa deve iniziare a cambiare.

Questo cambiamento deve però partire da te: devi imparare nuove strategie consolatorie per il bimbo, fatte più di parole, sguardi, carezze senza prenderlo per forza in braccio, ninne nanne o altro e soprattutto dovresti imparare una nuova fermezza fatta anche di alcuni "no" che ti potrebbero salvare dall’essere troppo schiavizzata dal tuo bimbo, convincendoti che viene un tempo nell’educazione del figlio dove il mantenimento di atteggiamenti troppo strettamente simbiotici, pazienti e accondiscendenti fanno il male del proprio bambino perché invece di consolarlo lo legano sempre di più a modalità comportamentali di dipendenza totale dalle braccia materne tipiche di un’epoca della vita e dello sviluppo della psiche che sta ormai finendo.

Una madre schiava del figlio rende il figlio schiavo della madre e di quelle che saranno le sue future nevrosi. Il bambino non imparerà mai a cavarsela da solo (esperienza che non farà mai spontaneamente perché troppo faticosa se non vi è abituato), crescerà insicuro e senza la consapevolezza del proprio valore e delle proprie possibilità e, da grande, tenderà a schiavizzare le persone che gli staranno vicino riproponendo le stesse modalità di legame col prossimo che la madre gli ha fatto conoscere e nello stesso tempo il cordone ombelicale faticherà a recidersi con tutte le conseguenze psicologiche che questo comporta.

Mi rendo conto che può sembrare veramente prematuro parlare di questi argomenti per un bambino di appena un anno, ma la maturazione di certe consapevolezze richiede il suo tempo e una madre deve riflettere ora su come dovrà educare il figlio negli anni futuri.

Quindi, io direi di iniziare a fare dormire il bimbo nella sua stanzetta concentrando tutta la calma e la pazienza nel momento dell’addormentamento che da ora in poi dovrà avvenire nel lettino e non in braccio e, tornando nella propria stanza, non bisognerebbe accorrere a ogni lamento, che potrebbe anche esprimersi nel sonno e non richiedere consolazione esterna.

Ai primi risvegli lontano dalla mamma sarà normale sentirlo piangere ma sarebbe bene non accorrere immediatamente per lasciare al bimbo il tempo di elaborare una sua autonoma consolazione, magari con un oggetto sostitutivo da coccolare come un qualcosa appartenente alla mamma oppure un giocattolo da abbracciare oppure, nei casi disperati, il ciuccio.

Si accorrerà da lui solo in caso di disperazione inconsolabile, ma senza ansia e senza fretta e, soprattutto, se possibile, senza prenderlo in braccio, almeno inizialmente una volta su due. I tempi di queste nuove abitudini da acquisire sono lenti e non programmabili a priori, ma l’importante è convincersi che è la strada giusta da percorrere.

L’alternativa è inizialmente una acquisizione della autonomia molto più lenta, ma se anche tu fossi disposta ad accettare questi tempi molto più lunghi, dovresti riflettere più in generale su come si sta sviluppando il carattere complessivo del bimbo: se durante il giorno lo vedi autonomo, curioso e sicuro di sé, puoi anche portare pazienza ancora un po’, ma se lo noti molto dipendente da te in tutte le sue manifestazioni, nei giochi, nella relazione con gli estranei, è meglio riflettere e cambiare atteggiamento.

Naturalmente, durante il giorno, coccole, ascolto, partecipoazione ai giochi e fisicità non dovranno certo mancare. Resta comunque sottinteso che prima di pensare a problemi psicologici bisogna poter escludere qualsiasi altra patologia clinica potenzialmente responsabile del sonno agitato del bimbo come reflusso, allergie alimentari, ovviamente otite catarrale, respirazione difficoltosa, apnee notturne, infezione alle vie urinarie e via discorrendo…

Un caro saluto,

Daniela

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.