Gentile Avv. Donadon,
cerco di riassumere gli ultimi tre anni e arrivo alle domande.
La mia ex (non siamo sposati) se ne va da casa mia nell’agosto 2006 con nostra figlia – aveva due anni – e anche con la suocera (che gentilmente ospitavo).
Dopo sei mesi (in seguito alla morte di mio padre che mi ha lasciato 1/3 dell’azienda, 25 dipendenti) la ex mi fa scrivere dagli avvocati per chiedermi un "ricco" mantenimento (per la bimba, s’intende…). Faccio notare che la ex è scaltra, fa uso regolarmente del gratuito patrocinio, si ingegna per risultare indigente (lavora in nero). Non capisco come possano funzionare così a lungo certi giochetti. Ma poi penso che siamo in Italia e allora mi rassegno.
Per un anno e mezzo abbiamo avuto "solo" beghe tramite avvocati fino all’ottobre 2008, mese nel quale scopro che mi sarei dovuto presentare a un’udienza entro 15 giorni (unicamente per stabilire l’importo dell’assegno). Premetto che versavo alla ex (sin dal 2006) una somma pari a 450 euro mensili facendo sempre fronte, per mia scelta, al 100% delle straordinarie (asilo nido incluso). Le avevo anche dato in uso un’autovettura.
Io non accetto di finire in Tribunale in quella maniera, allora, tempo una settimana, faccio un lungo ricorso al Tribunale dei Minori per chiedere affido esclusivo o comunque prevalente (lamento ufficialmente questioni pesanti – con tanto di prove – legate allo stile di vita della ex e delle ripercussioni sulla bimba: tutte cose che lamentavo anche prima del ricorso fattomi dalla ex, sebbene "solo" tramite avvocati).
Di fatto, con questa mossa, rendo improcedibile il ricorso della controparte, volto unicamente ad ottenere la più alta somma di denaro possibile (per motivare tale somma venivo infatti dipinto come un super benestante che comperava alla piccola di tutto e di più).
Il mio ricorso fa sì che il Tribunale dei Minori "metta in campo" (debbo dire con gran rapidità) Assistenti Sociali e psicologi. Ma ahimè di città diverse in quanto nel frattempo la ex si trasferisce nuovamente, e di parecchi chilometri (senza dirmelo!).
Risultato delle perizie: entrambi siamo genitori adeguati e la piccola (che ora ha quasi sei anni) sta molto bene e viene considerata serena da tutte le figure che contano (maestre della scuola materna ecc). In verità la relazione psicologica sulla ex non era proprio da 10 e lode ma comunque sufficientemente positiva; si tratta pur sempre della madre.
Come dicevo, la ex si era trasferita, dipingendo la nuova residenza/paese (200 abitanti) come un luogo ideale in cui far crescere la bambina (60 km da casa mia). Il motivo del trasferimento? Avvicinarsi alla madre (di origine Ceca) che nel frattempo si era sposata con un vedovo di una certa età residente in un piccolo paese di 200 anime, paese che poi è diventato il luogo di residenza di mia figlia.
Ebbene, i colpi di scena continuano: dopo neanche un anno la mia ex, con un nuovo partner, si trasferisce ancora e se ne va addirittura in un’altra regione.
La distanza fra la bimba e il sottoscritto sale a 142 km (vengo a sapere del trasferimento da mia figlia…per caso).
Prima ancora che il Tribunale emetta il decreto in relazione al mio ricorso, io faccio un’istanza urgentissima e il Giudice la accoglie. La ex conferma l’ennesimo trasferimento e lo giustifica dicendo che laggiù ha trovato lavoro (faccio notare che siamo in Lombardia e il lavoro c’è, e la ex si trasferisce in Emilia-Romagna, dove ahimè vive ora).
In Tribunale la ex fa anche il nome dell’azienda presso la quale dice che troverà occupazione, e il giudice verbalizza.
Il mese dopo arriva il decreto del Tribunale, che in sintesi dice questo: la ex è libera di andare dove vuole, previa udienza di verifica sei mesi dopo in relazione alle cose promesse circa il lavoro, nonché monitoraggio della situazione da parte dei Servizi Sociali per accertarsi che la bimba riesca nuovamente ad adattarsi all’ennesimo cambiamento (tre asili diversi in tre anni, quattro cambi di residenza e voci varie).
Ora, i sei mesi sono passati e fra pochi giorni andremo in udienza.
Io so per certo che la mia ex, il lavoro che aveva promesso di svolgere non lo svolge.
La mia ex continua a fare "i massaggi" in casa (tutto in nero ovviamente) con tanto di stanza adibita allo svolgimento di tale "attività" (stanza confinante con la cameretta della nostra bimba). Ovviamente non ha alcun titolo (se non dei corsi di pochi giorni) per fare massaggi veri.
Ma evidentemente il Tribunale – per ora – non ha dato un grande "peso" alle mie istanze.
Nel frattempo mi ha obbligato a versare 600 euro mensili + il 100% delle spese straordinarie (ad es. l’asilo: 200 euro/mese).
Mi ha concesso fortunatamente di vedere la bimba tutti i week-end (tranne uno), dal venerdì alla domenica.
Vado io a prenderla e sua madre viene a ritirarla.
Nel frattempo, con la mia nuova compagna (tre anni di convivenza) aspetto un’altra bimba (nascerà ad ottobre 2010).
Nessuno ancora sa di questa notizia, tranne il mio avvocato.
Ora, gentile Avv. Donadon le chiedo:
– Secondo Lei non sono eccessivi 600 euro/mese + 100% straordinarie per una bimba di anni cinque? In Tribunale ho depositato una normalissima dichiarazione dei redditi, di poco superiore alla media.
– È giusto che mia figlia ed io ci sobbarchiamo quasi 900 km al mese con neve, nebbia, pericoli (sono 500 euro mensili di costi chilometrici) perché la ex ha deciso, per un mero capriccio, di cambiare ulteriormente residenza? Facendo due conti la mia primogenita mi costa 1500 euro/mese.
– Alla luce della bimba che nascerà in autunno con la nuova compagna, posso chiedere una riduzione dei costi/sprechi (enormi) che le scelte sconsiderate di una ex mi comportano inevitabilmente?
– E se ancora le cose mi vanno male, quanti gradi di giudizio esistono per ottenere quella che io reputo "giustizia"?
– Forse è il caso di provare a cambiare avvocato?
Premetto che il rapporto con mia figlia è al contempo affettuoso ed equilibrato (non le sono "amico"), cosa appurata naturalmente anche dai servizi sociali. Si tratta di una bambina "grande" (come dicono anche le figure che hanno eseguito le perizie). Sta bene anche con sua madre, sebbene in maniera diversa, che io reputo meno matura, ma sono il primo ad attribuire poca importanza a questa considerazione.
Grazie per aver pazientemente letto fin qui.
Con cordialità
Mike
Caro Mike,
per questioni di intenso impegno professionale sono passati diversi giorni dalla data in cui mi è giunto il quesito e quindi probabilmente si sarà già tenuta l’udienza. Spero comunque che il mio parere non giunga intempestivo e sia comunque di utilità.
La congruità dell’assegno di mantenimento non viene valutata solo alla luce delle necessità del beneficiario (in tal caso la minore) ma anche in relazione alle capacità reddituali delle parti. Ne consegue che in assenza dei dati redditual-patrimoniali suoi e della sua ex compagna (che, però, se non ho male inteso non percepisce "formalmente" alcun reddito) non posso esprimere una valutazione di congruità o meno dell’importo stabilito dal Tribunale.
Il cambio di residenza della sua ex compagna – e conseguentemente di vostra figlia – non viene considerato giuridicamente un "capriccio" (se poi lo sia nelle intenzioni della sua ex compagna non sta a me dirlo) bensì un diritto, peraltro costituzionalmente garantito, a che ogni persona possa scegliere dove stabilire la propria residenza. Se poi alla base di tale scelta vi è un’opportunità lavorativa, ancor più difficilmente tale decisione può essere considerata "capricciosa" o pretestuosa. Il Tribunale, fissando l’udienza successiva, ha appunto inteso verificare la reale intenzione della sua ex compagna e quindi l’opportunità del trasferimento già attuato.
La nascita della bambina, che si verificherà in autunno, è indubbiamente un fatto che potrà fondare, da parte sua, una richiesta di riduzione del mantenimento della sua primogenita, laddove il prevedibile aumento di spesa che una nuova figlia comporta incida concretamente sulle sue possibilità economiche e renda quindi giusto e opportuno rivedere il contributo al mantenimento per la figlia nata dalla precedente relazione. Sarà comunque il Tribunale a valutare se e in che misura tale riduzione sia necessaria.
Contro i provvedimenti del Tribunale per i Minorenni è ammesso reclamo alla Corte d’Appello ai sensi dell’art. 739 c.p.c.
La decisione se cambiare o meno avvocato è assolutamente personale. Non vedo in che modo io possa consigliarla in tal senso. La scelta del professionista – e vale per il medico, piuttosto che per l’avvocato – è dettata da una molteplicità di fattori (la fiducia che il professionista ci ispira, ma anche la sua disponibilità, il suo carattere, la sua competenza ecc…) e quindi solo lei può sapere se il suo avvocato soddisfa le sue aspettative e se si senta o meno ben tutelato nei suoi interessi.
Buona fortuna.
Avv. Chiara Donadon