Gentile avvocato,
Le scrivo per un problema che mi preoccupa molto. Sono sposata da un anno e mezzo e ho un bimbo meraviglioso di 18 mesi.
Mio marito lavora e ha un contratto a tempo indeterminato, il suo stipendio è di circa 1000 Euro ma lui, dopo aver pagato affitto e le varie spese trattiene il resto per le sue spese: sigarette, schedine ecc. Me ne dà una piccola parte per fare la spesa o per il bambino, se ne faccio richiesta e dopo mille litigi. Quello che trattiene non lo mette in banca, ma lo nasconde e lo usa per sé.
Visto che è una persona "dedita" alle minacce, ora minaccia anche di non pagare l’affitto.
Mi fa vivere da sempre nell’angoscia, sta pochissimo a casa, preferisce passare il tempo libero con i suoi cugini, inoltre non porta più neanche la fede, ma questa è l’ultima cosa che mi interessa, sinceramente.
Cosa mi consiglia di fare?
La saluto ringraziandola per la Sua cortese attenzione.
Federica Valli
Cara Federica,
l’art. 177 comma I lettera c) del codice civile prevede che i proventi dell’attività separata dei coniugi in regime di comunione legale cadano in comunione solo se al momento dello scioglimento della comunione non siano stati consumati (c.d. comunione de residuo). Ciò significa che lo stipendio di tuo marito non costituisce oggetto di comunione immediata ma tuo marito è libero di disporne e solo se "avanza" qualcosa allo scioglimento della comunione, che si verifica o con la separazione legale o in altri casi previsti dalla legge tu avrai diritto alla metà di quanto è rimasto.
In ogni caso, siccome tu non lavori, è obbligo di tuo marito provvedere a tutte le esigenze e necessità della famiglia e quindi a pagare tutte le spese relative all’alloggio, al vitto, al vestiario e quanto altro necessita a te e ai figli. Infatti, l’art. 143 codice civile sancisce che i coniugi devono contribuire ai bisogni della famiglia ciascuno in proporzione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo. Ne consegue che tuo marito non può utilizzare come meglio crede il denaro del proprio stipendio se non solo dopo aver soddisfatto tutte le necessità familiari, del coniuge e dei figli.
In concreto, tu non hai diritto a percepire subito metà dello stipendio di tuo marito ma hai diritto a che tuo marito provveda a tutte le spese della famiglia. Purtroppo non c’è alcuna norma che imponga al coniuge percettore di reddito di corrispondere mensilmente una somma all’altro coniuge affinché possa provvedere alle spese di famiglia e quindi non puoi obbligare tuo marito a corrisponderti mensilmente la somma che necessiti per la spesa. Se tuo marito non ha la sensibilità di evitarti l’imbarazzo di dover chiedere ogni volta i soldi necessari per la spesa, non c’è molto che tu possa fare se non rivolgerti al Giudice laddove tuo marito manchi di ottemperare ai suoi doveri, rifiutandosi di pagare l’affitto ovvero di darti il denaro necessario per le spese di vitto e di vestiario o le spese mediche necessarie per te e per i vostri figli.
In caso di separazione, invece, potrai pretendere un contributo al mantenimento per te e per i vostri figli in caso di affidamento della prole con residenza prevalente con te.
Insomma, finché rimanete sposati c’è ben poco che tu possa fare per pretendere da tuo marito quelle attenzioni e quella collaborazione spontanea che sarebbe auspicabile, fermo restando che invece potrai sempre pretendere che continui a pagare le spese per il sostentamento della famiglia.
Buona fortuna.
Avv. Chiara Donadon