Buongiorno,
sono la mamma di Christian, quasi nove mesi. Da dieci giorni abbiamo iniziato l’inserimento al nido dove per la prima settimana tutto è filato liscio: io stavo con lui e lui giocava con i giochi. Questa settimana abbiamo iniziato con un distacco di mezzora e lui piange ininterrottamente dal quando lo lascio a quando rientro ed inoltre per tutto il giorno è intrattabile, piange con chiunque e la notte dorme solo sentendo la mia vicinanza.
Premetto che è sempre stato con me in quanto non ho purtroppo nessuno a cui affidarlo, ma è sempre uscito e stato a contatto con altra gente. Tutti mi dicono come è buono. Quando vedeva gli altri bambini era tutto sorrisi, adesso invece è sempre imbronciato.
Io faccio di tutto per rimanere serena, ma purtroppo ogni tanto anche la mia pazienza ha un limite. Vorrei poter ritornare per qualche ora al lavoro e magari gestirmi la giornata diversamente, ma allo stesso tempo vorrei vedere il mio piccolo sereno.
Sono abbastanza sfiduciata. Forse ho sbagliato, ma dove?
Mi scusi lo sfogo. La ringrazio anticipatamente per la sua preziosa risposta
Cara mamma,
non vedo dove lei possa aver sbagliato ed in cosa.
Ciò che lei ed il suo piccolo state vivendo ed affrontando è il primo distacco, avvenuto in un momento molto particolare della vita del piccolo: il periodo che va dagli 8 ai 12 mesi circa è infatti proprio quello in cui il bambino percepisce di essere separato dalla mamma, e non un tutt’uno con lei, sentendosi per la prima volta un essere a sé stante.
Contemporaneamente dunque comprende che la mamma può andarsene, lasciandolo solo. Ecco che si crea la prima angoscia (fisiologica) d’abbandono e sorgono i conseguenti tentativi per tenere la mamma a sé: pianti, urla, cambiamenti d’umore anche violenti.
Il processo è ovviamente a doppio senso, perché anche la mamma, essendo in sintonia emotiva (solitamente) col proprio figlio, esperisce quest’angoscia dentro di sé. La forte differenza, fondamentale per un buon distacco, è che l’adulto deve o dovrebbe provare il sentimento in modo attenuato e mediare con la ragione i propri comportamenti, riportando il bambino ad un sentire più sereno e sicuro.
Ecco allora l’importanza di non farsi trasportare dall’ansia come invece è normale che avvenga per suo figlio, cercando di razionalizzare l’avvenimento ed offrendo al piccolo una base sicura da cui partire per la conoscenza del mondo ed a cui tornare ogni volta. Credo che in poco tempo, alcuni mesi solitamente, il processo possa compiersi e concludersi felicemente.