Gentile Chiaretta,
le scrivo per avere un’opinione e un consiglio per gestire qualcosa che mi coglie impreparata.
Ho un figlio di cinque anni e a mio parere, ma anche quello di vari conoscenti, sembra aver avuto un "buon attaccamento". Non ha mai avuto problemi nelle separazioni (nido, materna, corso di ginnastica…) né problemi nel "fidarsi" di persone non di famiglia (genitori di amichetti, amici nostri ecc).
Da circa un mese però ogni volta che non mi ha sott’occhio (non a scuola, ecc. ma ad esempio in un negozio, in una sala di una festa di suoi amichetti…) esplode in un pianto disperato senza neanche una "preparazione".
Ad esempio non inizia a cercarmi con lo sguardo, si preoccupa e poi piange, ma esplode subito. Mi spiega questo comportamento dicendomi che ha paura che io sia andata via lasciandolo lì. Quando mi ritrova (spesso meno di 30 secondi) mi urla arrabbiato che non devo spostarmi e simili.
Cerco di dirgli che non l’ho mai fatto e mai lo farò e che lui è ciò che amo di più al mondo ma ovviamente non sono i discorsi di buon senso che fanno cambiare le emozioni. Ma non riesco a capire la radice di questo comportamento, se considerarlo una fase "normale" che passerà senza far nulla o se significa qualcosa di più ma allora non so cosa fare. Mi può aiutare?
Grazie, Una mamma piena di domande
Gentile mamma,
data la storia pregressa del suo bimbo, il buon attaccamento evidenziato in questi anni e l’inizio improvviso di un comportamento del tutto differente, posso pensare che sia accaduto qualcosa che ha turbato la fiducia di suo figlio.
Questo avvenimento può essere anche molto piccolo e del tutto passato inosservato agli occhi di un adulto, ma vissuto come molto importante per un bambino. L’età di suo figlio permette già un buon dialogo, per cui io, oltre al rassicurarlo quando è preda di queste crisi abbandoniche, proverei a tenerlo per mano per un periodo, nelle occasioni potenzialmente "pericolose" per questi accadimenti.
Nei negozi, ad esempio, si assicuri di tenerlo accanto a lei come se avesse un bimbo di due anni, ma senza dire nulla a lui, né trattandolo da piccino: faccia un po’ come i fidanzati, che, pur essendo adulti, amano stare vicini vicini.
A casa moltiplichi le coccole, gli abbracci, i contatti, se vede che lui li gradisce.
Approfitti di un momento tranquillo per chiedergli se è accaduto qualcosa che lo ha spaventato, se ha fatto un brutto sogno (a volte infatti l’accadimento non è reale, ma proviene dall’attività onirica molto fertile dei bambini di quest’età) o ha paura di qualcosa.
Non è detto che il bambino riesca ad esprimere in modo completo o corretto ciò che ha dentro, ma il fatto di poter esternare lo renderà di certo più sereno e meno oppresso.
Se ci sono novità di rilievo non esiti a riscrivermi.
Chiara Rizzello