Cara Chiaretta,
sono proprio nei guai! Come mi fu consigliato da pediatri ed educatori, e come mi suggeriva il cuore, ho sempre assecondato il desiderio delle mie due figlie di dormire con noi nel lettone. Confidavo che crescendo avrebbero via, via acquisito autonomia e sicurezza, essendo sempre stati soddisfatti i loro bisogni in tal senso.
Ora però Giada ha sette anni e Sara quattro e mezzo, e nessuna delle due vuol saperne di dormire nel suo lettino. Sara si addormenta da sola, ma nel mezzo della notte si sveglia e ci raggiunge; Giada addirittura deve addormentarsi con noi o niente! Le nostre notti sono, come immaginerai, per lo più insonni, cosa che mi ha costretta ad abbandonare il lavoro per la troppa stanchezza. Come posso fare?
Un ringraziamento, Valentina
Gentile Valentina, il consiglio che alcuni pediatri ed educatori danno rispetto al "dormire nel lettone" dovrebbe essere inteso nel senso di non essere rigidi a vietare il coosleeping laddove vi siano necessità pratiche o affettive per sceglierlo.
Il coosleeping, infatti, è utile con un neonato che vada allattato la notte, con un bambino piccolo che abbia difficoltà ad addormentarsi da solo o soffra di continui risvegli. Dormire insieme è una scelta che va nel senso di un maggior benessere di tutta la famiglia, non solo dei figli, perché a volte è una soluzione utile a non doversi alzare molte volte, condividendo la stessa stanza.
Con la crescita dei figli, soprattutto se si tratta di due e quindi l’ingombro fisico è maggiore, bisognerebbe iniziare pian piano ad abituarli a dormire in modo autonomo, sia posizionando lettini singoli nella stanza matrimoniale, sia lasciando porte aperte e lucine in casa, sia riaccompagnando pazientemente i piccoli nottambuli.
Se la situazione odierna non vi consente di riposare bene e di essere sereni, va di certo modificata. Le sue bimbe hanno un età sufficientemente elevata da consentire un discorso familiare, che spieghi a parole la situazione. Alle parole andranno poi accompagnati i gesti di abituazione, con tanta pazienza e serenità, proponendo il tutto in modo positivo e non punitivo, come un opportunità per loro e non come un rifiuto.
Io sono certa che lei e suo marito possiate farcela in meno tempo di quanto pensiate. Ci vuole fermezza e tanto affetto, e la convinzione da parte vostra che lo state facendo per il bene di tutti.
Cordialmente, Chiara Rizzello