Minore con grave disagio

Gentile dottoressa,
sono separata da quasi tre anni e ho un figlio di circa sei. Il padre del bambino con cui mi sforzo di mantenere un rapporto civile, spesso ha atteggiamenti molto bassi, offendendomi e denigrandomi, e facendo cose assurde, quali ad esempio inventarsi denunce inesistenti nei miei confronti. Il suo odio viscerale verso di me (l’ho lasciato io per grosse incompatibilità caratteriali) lo ha esteso a tutti i componenti della mia famiglia cui non rivolge la parola. Tutto ciò potrebbe anche essere accettato se non fosse che da qualche tempo ama terrorizzare il figlio dicendogli cose assurde, quali ad esempio che non deve stare con il nonno, altrimenti chiama la polizia, che non deve andare in barca con il nonno, altrimenti lo fa seguire e pedinare.

In occasione di un ricovero molto lungo in ospedale (il mio bambino purtroppo ha una malattia genetica) lo ha costretto a non rivolgermi la parola, a trattarmi male, ad offendermi davanti a lui.
Questi fenomeni rientrano appena mio figlio torna a casa da me e riacquista la sua serenità.
Io sono attualmente in cura presso uno psicologo, perchè ho chiesto aiuto vista la situazione di separazione, malattia di mio figlio e gestione del rapporto con il padre. Anche mio figlio è in cura da una psico-oncologa (perchè purtroppo, la sua malattia lo ha portato a doversi confrontare con un tumore e durante la degenza in ospedale ho chiesto aiuto ad un’associazione per pazienti oncologici).

Adesso che è estate, il mio ex marito, invidioso del fatto che mio padre ha acquistato una bella barca, ha vietato al figlio di andarci, dicendogli che lo avrebbe fatto pedinare. Mio figlio, due giorni fa, è salito sulla barca piangendo e chiedendo riparo perchè "non lo vedesse la polizia". Io sono molto motivatta a chiedere l’intervento dell’assistenza sociale. Ma prima di fare questa scelta (che comunque comporterà altri scossoni per mio figlio) vorrei chiederle come posso fare (visto che parlare con il diretto interessato non serve) per aiutare il mio bambino.

Grazie

Tania


Gentile mamma,

l’odissea che un bambino deve affrontare quando è portatore di una patologia cronica richiede di per sè un notevole dispendio di energie. Non penso che a questo debba aggiungersi anche il disagio (purtroppo evidente) di un parente stretto, a complicare la situazione. Ritengo che tramite l’avvocato dovreste parlare di quanto mi ha scritto con Il giudice che ha curato la vostra separazione e con un professionista che possa valutare da vicino se e come lavorare per dare nuove regole di comportamento relative alla tutela di vostro figlio.
In questi casi non ritengo possibile un dialogo che non passi dalle vie ufficiali (avvocato, tribunale, psicologi etc), visto Il livello delle minacce e considerate le ripercussioni che queste potrebbero avere sul bambino.

Le faccio molti auguri, a lei e al bambino.

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