Ho pensato molte volte di aprire un post come questo.
Poi ho sempre rimandato, perché passato il momento critico, mi sembrava tutto sommato di stare bene e che la cosa non fosse poi così problematica.
Ho bisogno di un’indicazione sul come gestire la mia ansia per la salute di Emma.
Emma ha tre anni, gode di ottima salute, cresce come dovrebbe, problemi non ne ha.
Ma tutte le volte che si ammala, dalle malattie più banali a quelle un po’ più serie, io vado in tilt.
Non all’atto pratico magari, ho sempre cercato di gestire tutto nel miglior modo possibile…cure, pediatra, lavoro, nonne, i comuni incastri logistici insomma, ma dentro di me io sto male male male.
Al primo accenno di starnuto, mi parte una sorta di logorrea mentale, per cui penso a cosa potrebbe essere, in cosa potrebbe sfociare, se ho/non ho in casa le medicine che potrebbero servire, come/se posso intervenire, con il terrore che magari le venga qualcosa che io non so capire subito e questo voglia dire farla star male inutilmente.
Non riesco a restare calma, a prendere un raffreddore semplicemente per quello che è.
Come se necessariamente dovesse diventare un dramma tutte le volte.
Sento questo aspetto della maternità come particolarmente pesante, è una responsabilità che mi opprime.
In quei momenti divento di pietra e mi sento atterrita, in cuor mio vorrei non dover affrontare la situazione e vorrei che lo facesse qualcun altro. Ma so che non posso, la mamma sono io e se lei non sta bene, a maggior ragione vuole me accanto.
So che la mia ansia probabilmente –anzi sicuramente- in qualche modo arriva anche a lei, per quanto io mi sforzi di fingere una tranquillità che non ho.
E questo mi dispiace molto.
Ma non riesco a far diversamente, non riesco a spezzare questo pensare negativo, non riesco a trovare l’interruttore “Negatività-OFF, positività-ON”.
Chi mi sta attorno cerca di tranquillizzarmi come può, ma niente ce la fa davvero, se non il veder passare quale che sia il malanno sopraggiunto.
E poi mi ritrovo come ieri sera, a guardare Emma che dorme tranquillamente e a pensare che oggi sarebbe rientrata all’asilo e chissà che altro ci aspetterà, in termini di malattie.
Così non si può continuare, è davvero un brutto vivere immotivato e condiziona anche il mio rapportarmi con lei e con mio marito, che è invece più fatalista.
Dottoressa, ha per caso qualche suggerimento da darmi?
Cara Ale,
chiaramente io non la conosco e non conosco la sua storia che credo possa essere importante per comprendere a pieno la sua problematica (ad esempio se nella sua storia ci sono stati traumi, sofferenze, perdite…).
E non conosco neanche il suo contesto familiare, che mi pare importante tenere in considerazione.
Un tema mi colpisce nel suo racconto e glielo rimando nella speranza che possa essere uno spunto di riflessione per lei: la responsabilità della genitorialità, che ogni donna sente in modo più o meno forte, e che talvolta può essere generatrice di ansia in un’area in particolare.
Cerchi di approfondire dentro di sé questo tema e forse questo potrà darle degli spunti per individuare la strada per una comprensione più approfondita del suo malessere.
Se poi dovesse capire di avere bisogno di aiuto per capire meglio ciò che le succede, entrando nello specifico della sua storia, le suggerisco di chiedere una consulenza ad uno psicologo/psicoterapeuta che potrà trovare ad esempio in ogni Consultorio (ASL/opedale/…).