L’impatto della lotta al Covid-19 sui diritti umani

Contributo apparso sulla pagina Facebook “PILLOLE DI OTTIMISMO“, rubrica di approfondimento scientifico e non solo a cura del Prof. Guido Silvestri e della sua squadra e gentilmente messo a disposizione di noimamme.it.

Siamo sicuri che la salute sia la mera assenza di malattia? E, ancora, che sia un diritto più importante e “fondamentale” rispetto ad altri? In un momento storico in cui, a causa della crisi sanitaria causata dal Covid-19, la salute viene messa in primo piano e, in nome della stessa e della sua tutela, si richiedono tanti sacrifici ai cittadini, forse dovremmo farci alcune domande.

La salute è un bene complesso

La salute è qualcosa di più ampio e complesso e, inoltre, non è un diritto preminente rispetto ad altri altrettanto fondamentali diritti degli individui. Altri diritti che, concentrandoci solo sulla tutela a tutti i costi delle persone dall’assenza di malattia – sulla ricerca insomma del famoso “rischio zero” di cui tanto si parla – rischiamo in fondo di compromettere gravemente.

Da mesi siamo bombardati da notizie che riguardano una malattia, il Covid-19, che attenta alla salute della comunità internazionale.

Questo contributo si propone di dare una panoramica su quale sia e come debba essere intesa la salute delle persone.

salute persone anziane

E’ un concetto che solo a prima vista risulta monolitico, intuitivo o addirittura banale; in realtà, come si vedrà, la salute è un bene complesso, composto da numerosi e diversi tasselli e l’assenza di malattia biologica è uno di questi tasselli ma non certamente l’unico.

L’uomo trascorre la propria esistenza nella famiglia, nella comunità che lo circonda; per il suo benessere complessivo, come è evidente sia nella definizione originaria di salute data dall’O.M.S. nel 1946, sia in quella proposta nel 2011 (ma ancora ad oggi non accolta), sia ancora in quanto indicato dalla “Carta sulla promozione della salute” adottata dall’O.M.S. nel 1986 durante la conferenza di Ottawa, gli aspetti sociali e personali dell’individuo sono fondamentali per la definizione del concetto di salute/benessere.

La salute intesa come assenza di malattie è, come vedremo, solo una parte di un concetto più complesso di salute/benessere cui l’individuo deve tendere.

Questo benessere è grandemente influenzato dall’ambiente e dal modo in cui l’individuo vive, svolge la sua professione e prima ancora ha accesso alla scuola e alla cultura, socializza e trascorre il suo tempo libero.

Cosa dice la Costituzione in merito alla tutela della salute

Costituzione

Questo ampio concetto di salute si ritrova implicitamente anche nella nostra Costituzione, dove la salute, definita come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, viene comunque disciplinata all’art. 32 (anche se trova implicito riconoscimento all’art. 2 tra i diritti inviolabili dell’uomo e, si potrebbe ritenere, anche all’art. 3, visto che il riferimento ad un’esistenza “degna” ha sicuramente un riferimento implicito anche alla salute) dopo la previsione e riconoscimento di tanti altri diritti quali quello al lavoro (su cui la nostra Repubblica è addirittura fondata, art.1, e art. 4), quello di libertà personale (art. 13), di riunione (art. 17), di associazione (art. 18), di religione (art.19), ecc…

Questo posizionamento non significa affatto che la salute sia un diritto minore ma che, comunque, all’evidenza concorre con ulteriori diritti dell’individuo, non potendo la salute, per citare il Prof. Luciano Butti, essere un diritto tiranno come d’altra parte non può esserlo alcun altro diritto prevaricando sugli altri.

Bilanciare i diritti fondamentali

equilibrista

Su questo tema si è peraltro espressa anche la Corte Costituzionale che, con sentenza n.85 del 2013, ha evidenziato l’importanza di “un ragionevole bilanciamento tra diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione, in particolare alla salute (art. 32 Cost.), da cui deriva il diritto all’ambiente salubre, e al lavoro (art. 4 Cost.), da cui deriva l’interesse costituzionalmente rilevante al mantenimento dei livelli occupazionali ed il dovere delle istituzioni pubbliche di spiegare ogni sforzo in tal senso”.

Nella medesima pronuncia la Corte ha precisato, inoltre, di non potere condividere “l’assunto del rimettente giudice per le indagini preliminari, secondo cui l’aggettivo «fondamentale», contenuto nell’art. 32 Cost., sarebbe rivelatore di un «carattere preminente» del diritto alla salute rispetto a tutti i diritti della persona”.

Definizione di salute da parte dell’O.M.S.

O.M.S.

La concorrenza, o forse dovremmo dire la “convivenza” del diritto alla salute con tanti altri diritti altrettanto importanti ed essenziali per l’individuo la troviamo anche nella definizione contenuta nell’atto costitutivo dell’O.M.S.

Infatti, secondo la definizione che l’O.M.S. ha dato alla sua costituzione (la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata firmata a New York il 22 luglio 1946; l’Italia ha aderito all’O.M.S. l’11 aprile 1947, ndr) la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste solo in un’assenza di malattia o infermità”.

Al di là delle critiche che questa definizione ha suscitato – critiche perlopiù relative all’assolutezza dell’aggettivo “completo” in relazione al benessere; si è infatti osservato da più parti che diviene difficile raggiungere uno stato “completo” di benessere psico-fisico e sociale, motivo per cui molte persone potrebbero essere considerate “non sane” sulla base di questi parametri – quello che rilevava e ancora oggi rileva di tale definizione è come il benessere fisico sia considerato una condizione non meramente statica (mera assenza di malattia, appunto) ma invece mutevole e complessa in considerazione dei rapporti dell’individuo con l’ambiente naturale e sociale in cui si trova.

In una riunione dell’O.M.S. del 1998 venne proprio per questo proposta l’aggiunta dell’aggettivo “dinamico” allo stato di completo benessere (modifica che non è poi stata accolta).

Salute come capacità dell’individuo di adattarsi al proprio ambiente

benessere nella natura

La rivista scientifica The Lancet, il 7 marzo 2009, ha pubblicato un articolo nel quale si proponeva un ulteriore allargamento del concetto di salute.

L’articolo si apriva con una dichiarazione categorica, la precisazione che “la salute non è uno stato di completo di benessere fisico, mentale e sociale. E non è soltanto l’assenza di disagio o infermità.”.

La rivista The Lancet proseguiva precisando che “la congiunzione tra fisico, psicologico e sociale rimane fortemente rilevante fino ai giorni nostri” ma che al contempo “questo quadro dovrebbe essere esteso in altre due dimensioni” considerando in particolare l’interdipendenza dell’uomo rispetto alla “totalità del mondo vivente” e rispetto al “regno dell’inanimato”.

L’articolo citava in particolare quanto precisato a suo tempo da un medico francese, Georges Canguilhem, che nel suo libro del 1943, The Normal and the Pathological, aveva espresso il concetto che la salute fosse la capacità dell’individuo di adattarsi al proprio ambiente.

La bellezza della definizione di salute di Canguilhem è che comprende l’ambiente animato e inanimato, nonché le dimensioni fisiche, mentali e sociali della vita umana.

Aumento aspettativa di vita ma anche di malattie croniche

malattie croniche

Nel 2011 è stata proposta dalla scienziata olandese Machteld Huber e da altri suoi colleghi una nuova definizione di salute (ad oggi però non ancora accettata dall’O.M.S. che mantiene la “vecchia” definizione) intesa come “la capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”.

In sostanza, secondo la nuova definizione proposta, la salute viene intesa come la convivenza e l’accettazione rispetto allo stato di salute di quel momento che comunque consente la capacità di autogestirsi e quindi di vivere, anche in condizioni di irreversibile perdita di salute.

La nuova definizione proposta si collega ai cambiamenti avvenuti nel mondo dal 1946 (costituzione O.M.S.) ad oggi, visto che all’aumento dell’aspettativa di vita è anche corrisposto l’aumento delle malattie croniche, spesso invalidanti, con una modifica sostanziale dello stato di salute.

Prerequisiti per la salute secondo la Carta di Ottawa

Benessere delle popolazioni pianeta terra

Da considerare anche come, in una precedente Conferenza dell’O.M.S. (Ottawa, 21 Novembre 1986), fosse stata adottata una “Carta sulla promozione della salute” nella quale veniva precisato che “La promozione della salute è il processo che conferisce alle popolazioni i mezzi per assicurare un maggior controllo sul loro livello di salute e migliorarlo.

Per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, un individuo o un gruppo deve essere in grado di identificare e realizzare aspirazioni, soddisfare bisogni, cambiare o far fronte all’ambiente.

La salute è quindi vista come una risorsa per la vita di tutti i giorni, non come l’obiettivo della vita. La salute è un concetto positivo che enfatizza le risorse sociali e personali, nonché le capacità fisiche.

Pertanto, la promozione della salute non è solo una responsabilità del settore sanitario, ma va oltre gli stili di vita sani per aspirare al benessere.”

Nella Carta di Ottawa venivano anche precisati quali fossero i “Prerequisiti per la salute”, così identificati: “Le condizioni e risorse fondamentali per la salute sono pace, alloggio, istruzione, cibo, reddito, un ecosistema stabile, risorse sostenibili, giustizia sociale ed equità. Il miglioramento della salute richiede una base sicura in questi prerequisiti di base.”

Pro e contro di misure fortemente restrittive a tutela della salute pubblica

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I concetti che si ricavano da quanto sopra delineano un’idea di salute dinamica, complessa e articolata, un’idea su cui vale la pena di soffermarsi, ponendoci necessariamente degli interrogativi alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi (e che ancora in parte sta accadendo: pensiamo ad esempio alle problematiche, in gran parte ancora aperte, collegate al ritorno a scuola a settembre) a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19.

Ci si può chiedere, in particolare, se questa concezione di salute/benessere sia stata disattesa o comunque poco considerata da chi ha invocato e/o applicato misure fortemente restrittive durante l’epidemia; misure che, pur aiutando in termini di contenimento del contagio (il quantum ce lo diranno nel tempo gli scienziati; per alcune misure sarà peraltro necessario valutare anche l’an) hanno certamente sacrificato al minor rischio di ammalarsi (e anche di morire) tutti gli altri aspetti, anch’essi essenziali, dell’essere sani nel senso di godere di un benessere psico-fisico, sociale, culturale, professionale, ecc….

Che questo sacrificio possa avvenire può essere ammesso e accettabile, purché ciò avvenga in maniera eccezionale, temporanea e proporzionata, come peraltro anche statuito dalla CEDU (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali).

Su questo ulteriore argomento ci sarà un futuro approfondimento, per comprendere se e in che misura l’Italia ed altri paesi si siano adeguati ai principi di proporzionalità e temporaneità delle misure restrittive; fin da ora si può peraltro concludere richiamando la metafora del Prof. Guido Silvestri dei due scogli e adattandola al presente tema, evidenziando come da un lato sia sicuramente importante salvaguardare la vita biologica perché solo se sei vivo tutto ha un senso, dall’altro però sia necessario comprendere come questo da solo all’evidenza non sia sufficiente perché la vita è e deve essere per forza qualcosa di più che il solo evitare la morte.

Riferimenti bibliografici

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