Viaggiare implica l’utilizzo di un mezzo di trasporto, a meno che non siate degli amanti dei pellegrinaggi a piedi… e anche se lo siete, con un bambino piccolo avrete rinunciato!
La scelta del mezzo di trasporto dipende ovviamente dal tipo di viaggio e dalla destinazione, ma quando c’è un bambino piccolo, la scelta dipende anche da lui.
È ovvio che dovrete rinunciare ad attraversare il deserto del Sahara in fuoristrada se avete un bambino di pochi mesi, ma non necessariamente alla vostra bicicletta per raggiungere, per esempio, Santiago de Compostela.
Nella scelta del viaggio, valutate anche il mezzo di trasporto che vi sembra più adatto: se solitamente soffrite il mal di mare, forse non è il caso di optare per una settimana in barca a vela nel Mediterraneo, poiché dovrete essere lucidi e svegli per poter badare al vostro bambino.
Così pure, se avete paura di volare e non avete mai preso l’aereo in vita vostra, perché iniziare proprio ora che avete un figlio e trasmettergli la paura prima ancora che possa rendersi conto di cosa voglia dire volare?
Come prima volta scegliete un viaggio, e quindi un mezzo di trasporto, in cui siete perfettamente a vostro agio e pienamente in grado di gestire la situazione.
Vediamo nel dettaglio caratteristiche, vantaggi e svantaggi dei vari mezzi di trasporto.
Automobile
Sicuramente è una buona scelta per chi viaggia con un bambino, che già dai primi giorni di vita avrà sicuramente preso confidenza con questo mezzo.
Inoltre, vi permette di riempire il portabagagli con tutto ciò che vi occorre e di portarvelo dietro senza fatica, da casa fino a destinazione.
In auto inoltre, potete trastullare il vostro bambino durante il viaggio con canzoncine, libri, giochi o cartoni animati da vedere su tablet e cellulari, dargli da mangiare, allattarlo e cambiarlo. Insomma l’auto, se ben attrezzata, diventa una seconda casa.
In più, non va sottovalutata l’autonomia che assicura un’auto privata. Potete fermarvi dove e quando volete senza essere soggetti a orari o a esigenze di altri passeggeri che non siano la vostra famiglia, potete cercare l’albergo che più vi piace decidendo all’ultimo momento di cambiare destinazione di arrivo e, se vostro figlio fa i capricci, vomita o dorme non disturberà e non sarà disturbato da altri compagni di viaggio.
Non mi stanco di ripeterlo, ma purtroppo mi capita ancora e spesso di vedere bambini seduti in braccio alla mamma sul sedile a fianco del guidatore o altri seduti nei sedili posteriori senza seggiolini o cinture: non ci sono scuse per non usare questi mezzi di sicurezza. Abituate i vostri bambini sin da piccoli ad utilizzarli e non faranno storie quando dovranno sedere sul loro seggiolino o indossare la cintura, soprattutto se i genitori per primi danno il buon esempio.
Lo svantaggio dell’auto? Che vi consente di allontanarvi poco da casa a meno che non siate disposti a percorrere ore e ore al volante per arrivare a destinazione. Se per voi non è un problema guidare per un giorno e una notte intera, vostro figlio cosa ne pensa?
Camper
È il mezzo più comodo e sicuramente più gettonato per le famiglie con bambini, soprattutto piccoli. Cosa c’è di meglio, infatti, di spostarsi con una casa dietro e di poter dormire praticamente ovunque, mangiare quando si ha fame e avere a disposizione un bagno tutto per sé? Non è un caso che sulle nostre strade e anche all’estero si veda spesso un gran numero di camper durante l’estate, le feste, i ponti o i week-end. Il camper offre, infatti, la massima libertà a chi ama viaggiare, perché non c’è bisogno di preparare ogni volta i bagagli (c’è addirittura chi tiene nel mezzo un secondo guardaroba sempre pronto), di prenotare e di contrattare prezzi.
I bambini poi, in genere lo adorano. Una casa in miniatura in cui possono giocare mentre viaggiano, guardare la TV, giocare con gli altri bambini durante le soste in campeggio o nelle piazzole, rende il viaggio in camper una vacanza speciale a tutti gli effetti.
Infine, per una famiglia, affrontata la spesa iniziale, comporta un notevole risparmio sulle vacanze e consente un maggior numero di viaggi l’anno, anche brevi.
Non mancano però i detrattori che non apprezzano la vita da camperista per una serie di motivi: come l’auto, non ti permette di allontanarti molto da casa (in genere si rimane in Europa o tutt’al più ci si spinge fino al Nord Africa); c’è chi non si sente sicuro a dormire in strada con i bambini e quindi opta per il campeggio, dovendo pagare la sosta e finendo per limitare il senso di libertà; chi ama la vita comoda, imputa alla vita da camperista la poca mancanza di riposo, perché il mezzo richiede una certa manutenzione, va pulito, bisogna cucinare i pasti, ecc.
In genere, chi sceglie il camper lo fa perché ama profondamente questo tipo di viaggi e vacanze, a prescindere dall’avere i figlio no, ma conosco anche persone che erano abituate a viaggiare con lo zaino in spalla e a dormire nei campeggi e che si sono convertiti al “più comodo” camper con l’arrivo di un figlio.
Certamente è una soluzione da non scartare, o almeno da provare, se si hanno figli e si vuole viaggiare.
Noi avevamo viaggiato con il camper già prima di avere figlie, con la nascita del secondo, abbiamo deciso di riprovare, noleggiandone uno per l’occasione (in certi casi può essere un’alternativa all’acquisto). Pur amando la libertà che questo mezzo offre a chi ama viaggiare e pur apprezzando le comodità che mette a disposizione a chi viaggia con bambini, personalmente non amo il camper per un motivo tutto mio, lo stesso che mi ha fatto decidere di non acquistarlo e di ricorrere al noleggio solo in alcune occasioni.
Una delle cose che amo del viaggiare è la possibilità di lasciarsi dietro la casa, gli oggetti e la vita di tutti i giorni per immergersi in altri luoghi, conoscere culture e tradizioni, incontrare gente diversa, in una sfida continua tra il proprio bisogno di sicurezze e la voglia di rischiare, tra il desiderio di conoscere e la delusione di vedere qualcosa che non ci piace, tra il pianificare le giornate e attendere l’imprevisto.
Con il camper non riesco a vivere pienamente queste emozioni, perché è come se ci fosse un filtro; troppi fattori mi distraggono dal vero obiettivo del viaggio, troppe comodità mi rendono la vita facile e non mi spingono a mettermi in gioco.
Treno
Indubbio è il fascino che regala un viaggio in treno, anche oggi che siamo abituati ad aerei supersonici. Si tratta di un mezzo che permette di attraversare grandi distanze vedendo anche quello che c’è in mezzo.
L’aereo ti catapulta in un mondo tutto nuovo dopo averti fatto vedere le nuvole o nel migliore dei casi la Terra da troppo lontano, l’auto non ti permette di rilassarti completamente, per via dell’attenzione che la guida richiede, il treno invece ti trasporta mostrandoti la strada.
Per chi viaggia con i bambini, il treno può essere una piacevole alternativa, perché permette una certa mobilità all’interno delle carrozze, di intrattenere i più piccoli con giochi e letture e, a seconda della lunghezza del viaggio, di poter anche dormire.
Tra gli svantaggi c’è la poca pulizia a cui accennavo prima (impossibile poi pensare al cambio di un pannolino nei bagni), lo spazio insufficiente per il passaggio di carrozzine o passeggini, e il limite di dover comunque optare per un altro mezzo di trasporto appena arrivati in stazione, per poter visitare la località (a meno che non si arrivi in un piccolo paesino dove si è deciso di soggiornare per tutto il periodo).
La mia esperienza personale è limitata in questo campo, dato che ho usato il treno per spostamenti molto brevi, con risultati di grande entusiasmo per i bambini, e un po’ meno per noi adulti, che dovevamo spesso rincorrerli lungo i corridoi o eravamo costretti ad assurde acrobazie nel bagno per far fare loro pipì.
Barca
Come accennavo all’inizio di questo capitolo, la barca può essere un ottimo mezzo di trasporto, ma meglio non sperimentarla al primo viaggio con il bambino, soprattutto se non si è mai fatto un viaggio di questo genere prima.
Appurato che non soffriate di mal di mare, né voi né vostro figlio, la barca offre gli stessi vantaggi di un camper, cioè avete una “casa”con tutte le comodità (letto, bagno, cucina, ecc.), con una piccola differenza: siete in mare aperto e quindi dovrete vigilare ventiquattr’ore su ventiquattro affinché vostro figlio non finisca in acqua.
Mi viene in mente un espediente molto usato in Olanda, dove la maggior parte dei Paesi sono circondati da canali. I bambini più piccoli vanno in giro per le strade con un salvagente (così come noi gli faremmo indossare un giubbotto se fa freddo) oppure sono legati con una corda di cui i genitori tengono saldamente il capo, per evitare che finiscano in acqua o affoghino.
Se vi sentite abbastanza sicuri di poter gestire la situazione in barca oppure non avete remore a tenere vostro figlio “al guinzaglio” quando siete a bordo, non ci sono motivi per cui non possiate scegliere la barca.
Purtroppo non ho esperienze personali in merito perché, ahimè, soffro terribilmente di mal di mare e tutte le volte che ho preso una barca (per raggiungere posti o per visitare barriere coralline) sono stata malissimo (ma non per questo desisto!).
Risale a poco tempo fa l’ultima mia “impavida avventura”: avvistamento delle orche in America. Con tanto di braccialetti anti-nausea ai polsi, ho osato affacciarmi pochissime volte dal parapetto e al primo accenno di rollio mi rifugiavo all’interno, dove mi sembrava di stare meglio, lasciando a mio marito il “piacevole” compito di vigilare su due bambini sotto i cinque anni che correvano in su e in giù per tutto lo scafo, loro sì senza nessun sintomo di mal di mare.
Bicicletta
Gli amanti della bicicletta sanno bene che tutto, o quasi, è possibile con questo mezzo. Anche con i figli al seguito. Se andate su Internet a leggere esperienze di viaggio in bici, scoprirete che questi viaggiatori non conoscono limiti di destinazione e di fantasia. Se avete buone gambe e un fisico robusto, non avrete problemi a trasportare anche i vostri figli. Lo sanno bene gli abitanti di Paesi dove la bicicletta è il mezzo di trasporto quotidiano e, anche in questo caso, porto come esempio l’Olanda.
Come si sa, lì tutti si muovono in bicicletta, anche e soprattutto chi ha i figli. Uno sul seggiolino davanti, uno su quello dietro e un altro sulla piccola bici attaccata con un raccordo a quella grande del genitore (lì i figli sono quasi sempre tre… minimo!).
Per chi ne ha di più, esistono tante altre alternative: carrettini in cui trovano posto anche quattro bambini da attaccare al manubrio davanti e che il genitore spinge pedalando (e che poi si sganciano dalla bici e diventano una sorta di ingombrante passeggino), oppure i più classici trailer che si attaccano dietro, in cui trovano posto uno o due bambini.
Pur non disponendo di tante ingegnose comodità, i ciclisti italiani, non mancando di fantasia, hanno trovato il modo di viaggiare con i figli, spesso costruendo carretti rudimentali con le proprie mani o rivolgendosi per gli acquisti a fabbricanti esteri. Il risultato? Viaggiano come e più di prima.
Se i bambini sono molto piccoli è meglio portarli con il trailer che si aggancia dietro: sono comodamente seduti, riparati dal sole, dal vento e dal freddo. Inoltre, è l’unica soluzione utilizzabile per viaggi molto lunghi (mi riferisco a quelli fatti solo in bici), anche perché c’è spazio per un po’ di bagaglio.
Ho saputo di gente che ha portato bambini di sei mesi dall’Italia a Santiago di Compostela, di altri che hanno fatto mini tour anche con più bimbi. Basta avere il giusto spirito di avventura e naturalmente essere allenati e pronti alla fatica. In genere poi i bambini amano la bicicletta e quindi si entusiasmeranno alle vostre pedalate.
Inutile sottolineare che in questo caso il bagaglio dovrà essere ridotto all’osso!
Pur amando molto la bicicletta, non siamo dei cicloturisti, per cui non abbiamo mai fatto un viaggio interamente in bici, ma ci siamo limitati a qualche breve gita giornaliera.
Indimenticabile la prima con nostra figlia, quando abbiamo attraversato il Golden Gate di San Francisco pedalando nella nebbia, con lei seduta comodamente nel trailer agganciato alla mia bici, dove ha goduto del panorama, ha giocato con il suo pupazzo, ha sgranocchiato cracker e alla fine si è beatamente addormentata.
Più impegnative, ma non meno divertenti, le escursioni giornaliere in bici durante il nostro viaggio in Olanda, Belgio e Lussemburgo, dove ci sono più piste ciclabili che marciapiedi, con un bambino a testa seduto sul seggiolino anteriore delle nostre bici. Più volte ci siamo detti con mio marito che senza le biciclette non saremmo riusciti a vedere neanche la metà dei posti che ci eravamo prefissati. La bici, infatti, accelerava i tempi di visita, permettendoci di spostarci molto più velocemente che a piedi da un posto all’altro, rendendo inoltre tutto molto divertente per noi e i bambini.
Unico inconveniente: nostro figlio più piccolo, notoriamente un gran dormiglione, finiva inesorabilmente per addormentarsi sulla strada del ritorno e dovevamo pedalare tenendo la sua testa penzolante in equilibrio fra le nostre braccia.
Motocicletta
È un classico dei neo genitori: quando lei rimane incinta, lui vende la moto. L’abbiamo fatto anche noi. Senza troppi rimpianti, devo anche dire, ma forse perché non eravamo dei grandi appassionati, ma usavamo la nostra vecchia enduro solo per districarci quotidianamente nel caotico traffico della Capitale.
Eppure, c’è anche chi alla moto non rinuncia e la lascia in garage in attesa che il figlio diventi grande per poter condividere con lui questa passione.
A parte dei casi limite che ho avuto modo di sentire con le mie orecchie, raccontati dai protagonisti e che vi prego di non imitare per nessuna ragione al mondo (bambini di sei mesi portati in moto, ovviamente senza casco, appoggiati sul serbatoio perché non ancora in grado di stare seduti, due bambini contemporaneamente sulla stessa moto, uno davanti e uno di dietro e sto parlando dell’Italia e non dell’India, un Paese dove il multitrasporto in moto è notoriamente diffuso) un’alternativa piuttosto sicura al viaggio in moto con i bambini c’è ed è il sidecar.
Mi capita di vedere lungo le strade della mia regione famigliole austriache e tedesche, papà, mamma e due figli, a bordo della loro moto con sidecar, equamente distribuiti ai loro posti. Certo, bisogna aspettare che i bambini siano grandicelli e tenere conto dei pericoli che le nostre strade rappresentano. In America, dove ancora si viaggia senza casco, il viaggio in moto è una scelta di vita condivisa spesso dall’intera famiglia e quindi non è raro vedere marito e moglie, ognuno con la propria moto, e i due figli saldamente abbracciati dietro. Ma lì i limiti li rispettano tutti e le moto non servono a correre veloci, per cui diventano un mezzo di trasporto tutto sommato sicuro, sia per bambini che per attempati omoni dagli avambracci tatuati.
Aeroplano
Ho lasciato volutamente per ultimo questo mezzo di trasporto perché generalmente costituisce il banco di prova per i genitori: se sono disposti a prendere l’aereo in genere vuol dire che non li spaventa viaggiare con i figli piccoli. Non chiedetemi perché, ma questo è il frutto di un personale sondaggio da me effettuato nel corso degli anni.
Premesso che se avete paura di volare voi per primi, non è il caso che prendiate l’aereo con vostro figlio, un viaggio in aereo non è assolutamente più complicato di altre possibilità, soprattutto se avete deciso di andare, per esempio, a Parigi, che potete raggiungere in non più di due ore.
Se pensate che andarci in auto o in treno con un bambino sia meglio, buon viaggio! In aereo, il tempo di allacciare le cinture, mangiare due stuzzichini e guardare fuori dal finestrino e siete già arrivati a destinazione; provate invece a calcolare quante ore di autostrada, caselli, code, traffico vi aspettano se decidete di raggiungere la ville lumière in auto…
Non sono una fan dell’aereo a tutti i costi; anch’io, come dice qualcuno, non ho paura di volare ma di cadere, però ritengo l’aereo uno dei mezzi più comodi per viaggiare.
I bambini poi godono in genere di un trattamento speciale (anche se non mancano spiacevoli eccezioni): sotto i due anni di età, se non occupano un sedile proprio ma viaggiano in braccio ai genitori, non pagano il biglietto (alcune compagnie aeree chiedono solo il costo delle tasse aeroportuali); a bordo sono in genere coccolati dal personale con piccoli gadget e pasti su misura; i neonati possono usufruire di piccole culle in cui dormire; i più grandi hanno sempre film, cartoni animati e videogiochi con cui intrattenersi; chi viaggia con bambini ha la precedenza per salire a bordo rispetto agli altri passeggeri. Insomma, tante piccole agevolazioni per facilitare la vita ai genitori.
L’unico neo, ovviamente, è il costo. In auto la spesa è la stessa se si viaggia in due o in quattro, in aereo purtroppo no. La scelta dipende quindi anche dalle proprie disponibilità economiche, fermo restando che, come ripeto, i bambini sotto i due anni non pagano, che esistono i voli low-cost e che si possono trovare spesso biglietti dai prezzi abbordabili, se non si decide di andare alle Maldive in agosto.
Noi abbiamo messo nostra figlia sull’aereo a quattro mesi, ma l’avremmo fatto anche prima se avessimo avuto qualche giorno di vacanza.
L’esperienza di volo dei nostri figli è stata nel complesso positiva, ma certo non sono mancati imprevisti e piccole catastrofi. Il vomito del piccolino, di cui vi fornisco ampi dettagli nella sezione “Il bagaglio”; la diarrea della bimba, che ci ha costretto a quattro cambi di abiti in due ore; la turbolenza fortissima mentre ero in bagno per un cambio di pannolino, che mi ha costretta a prendere in braccio mia figlia (incurante del fatto che fosse ancora sporca) e a tenermi saldamente alla maniglia del bagno per mantenere l’equilibrio fino a che non si spegnesse il segnale; le passeggiate notturne lungo gli strettissimi corridoi dei voli intercontinentali nel tentativo di farli dormire.
I voli più difficili sono ovviamente quelli più lunghi, perché dopo un po’ i bambini, finito di mangiare, giocare e dormire, non sanno più cosa fare. Il nostro bimbo, nel suo primo viaggio aereo (lui lo ha compiuto alla veneranda età di 20 mesi), dopo l’entusiasmo iniziale, mi ha più volte espresso durante il volo la volontà di “voler scendere”. C’è da dire che sto parlando di viaggi di oltre dieci ore, durante i quali anche un adulto vorrebbe tanto scendere.
Ad ogni modo, pensate che il volo è solo una minima parte del viaggio in sé e, se superate la prova, tutto il resto sarà una passeggiata.
Dovete attrezzarvi al meglio con giocattoli e passatempi, ma soprattutto con tanta pazienza, perché è difficile intrattenere un bambino per più di un’ora seduto, farlo aspettare per portarlo in bagno perché c’è la turbolenza, o cercare di stabilire il ritmo sonno-veglia durante il passaggio di diversi fusi orari.
Noi abbiamo ampiamente approfittato del fatto che i bambini sotto i due anni non pagano il biglietto per viaggiare il più possibile a costo zero; in genere, il periodo più facile per un viaggio lungo è quando hanno meno di sei mesi (dormono molto, prendono il latte dal seno), mentre quello più difficile è quando hanno cominciato da poco a camminare e vogliono andare alla scoperta del mondo.
Ricordo ancora, durante un viaggio intercontinentale, quanto nostra figlia adorasse percorrere in su e in giù il corridoio dell’aereo, mentre noi la tenevamo d’occhio dai nostri sedili, con massimo divertimento anche degli altri passeggeri che non smettevano di darle attenzioni, fino a quando un’hostess mi si avvicinò preoccupatissima, tenendo la bambina per la mano e dicendo: “Signora, si è persa sua figlia!”
La guardai esterefatta e le risposi ridendo: “Forse l’aereo è l’unico posto dove non si può perdere un bambino, dato che non può scendere!”
Ma i ricordi più belli legati ai viaggi in aereo sono condensati in due episodi relativi ai miei figli: la grande a tre anni disegnava le case in pianta invece che frontali come comunemente fanno i bambini, come se le vedesse dall’alto (e questo, a detta degli esperti, era il risultato di aver avuto la possibilità di vedere il mondo da un oblò); il piccolo, seduto a fianco del padre sui sedili di una sala d’aspetto di un ospedale per una visita medica, alla domanda del padre se sapesse dove si trovavano, ha risposto candidamente: “Siamo in aereo”, perché le poltrone gli ricordavano appunto quelle di un velivolo.
Cosa portare
Anche se vostro figlio non soffre il mal d’auto, il mal d’aereo o il mal di mare (ma potreste non averlo ancora scoperto), fate in modo di avere con voi:
- sacchetto di plastica (per il vomito)
- un cambio di abiti a portata di mano
- stuzzichini salati (se il bambino mangia già le pappe, perché aiutano ad allontanare la nausea)
- rimedi contro il mal d’auto (da valutare con il pediatra a seconda dell’età del bambino – noi utilizziamo con successo i braccialetti anti-nausea in vendita in farmacia)
- giochi, libri e musica per intrattenerlo durante il viaggio
- parasole da finestrino (per i lunghi viaggi in auto)
- ciuccio (per i viaggi in aereo in fase di decollo e atterraggio per evitare il dolore alle orecchie causato dalla depressurizzazione; se non prende il ciuccio potete attaccarlo al seno, se lo allattate, oppure farlo bere dalla tettarella del biberon)
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